Maxi fondi per contenere i cinghiali e fermare la Peste Suina, Legambiente: "I conti tra PSA e caccia al cinghiale non tornano"
Assessore Beduschi: "Una specie invasiva che va fermata per prevenire la peste suina". Ma per Legambiente i conti non tornano...
Regione Lombardia stanzia risorse per il contenimento dei cinghiali al fine di contrastare la peste suina africana. Alla provincia di Pavia ha destinato oltre 130mila euro, ma per Legambiente i conti tra peste suina e caccia al cinghiale non tornano.
Fondi per contenimento cinghiali
Regione Lombardia stanzia 725mila euro come contributo per lo svolgimento delle attività di controllo del cinghiale e prevenzione della diffusione di PSA-Peste Suina Africana. È quanto previsto da una delibera approvata oggi, lunedì 2 ottobre 2023, dalla Giunta su proposta dell'assessore all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, con il concerto dell'assessore alla Sicurezza e Protezione civile, Romano La Russa.
"L'impegno della Regione contro il diffondersi della PSA - dichiara l'assessore Beduschi - è costante e a poco valgono le polemiche di chi vorrebbe ricondurre l'emergenza a falle nelle procedure di biosicurezza negli allevamenti di suini.
Se queste ci sono state è doveroso richiamare tutti gli operatori a seguire scrupolosamente quanto previsto per evitare l'ingresso del virus, ma è indubbio che questo sia trasmesso dal cinghiale, una specie infestante che in questi anni è proliferata in Italia anche grazie ad atteggiamenti permissivi".
"Il risultato di questo 'buonismo' - ribadisce Beduschi - lo si vede in molte delle nostre città, dove ormai questi animali si spingono sempre più spesso. Per questo vanno fermati con adeguate politiche di depopolamento, come previsto dal Piano Nazionale predisposto dal commissario straordinario, Vincenzo Caputo".
Le risorse
L'importo complessivo sarà ripartito seguendo tre criteri. Centomila euro vengono suddivisi in parti uguali tra Province (con l'esclusione di Monza e Brianza e Sondrio), 312.500 in proporzione al numero di cinghiali abbattuti dalle polizie provinciali nel 2022 e ulteriori 312.500 in proporzione al numero di suini allevati sui rispettivi territori provinciali.
Con queste risorse gli enti locali potranno, tra l'altro, indire gare per affidamento delle attività di controllo a ditte specializzate, acquistare e noleggiare attrezzature come visori, trappole, carabine e gestire le carcasse di cinghiale, principale vettore del virus PSA che, va ribadito, non è assolutamente pericoloso per l'uomo.
"Questi fondi - conclude Alessandro Beduschi - potranno finanziare nel prossimo biennio le attività delle Polizie provinciali, che si potranno avvalere anche di operatori privati e ditte specializzate. Si tratta di rafforzare le azioni di depopolamento del cinghiale per cercare di contenere la diffusione del virus della PSA a salvaguardia del patrimonio suinicolo regionale e del relativo indotto economico di una delle filiere più importanti per il settore agroalimentare lombardo".
Di seguito i fondi a disposizione per le diverse province lombarde: alla provincia di Pavia sono state destinati esattamente 132;454 euro.
- Bergamo: 70.200 euro;
- Brescia: 117.500 euro;
- Cremona: 93.200 euro;
- Lodi: 36.700 euro;
- Mantova: 89.200 euro;
- Pavia: 132.454 euro;
- Varese: 54.504 euro;
- Milano: 16.400 euro;
- Lecco: 14.700 euro;
- Como: 99.800 euro.
PSA tra suini e cinghiali
In merito alla Peste Suina Africana è intervenuta anche Legambiente secondo la quale i conti tra peste suina e caccia al cinghiale non tornano: "Quasi tredicimila maiali affetti dal virus negli allevamenti lombardi, pari al 97% dei contagi nazionali; zero nuovi casi nei cinghiali".
I dati delle operazioni di ricerca del virus nei cinghiali vedono ben 1730 carcasse di cinghiale esaminate in provincia di Pavia ma di queste, ben 1727 sono negative alla PSA. I cinghiali positivi alla peste suina sono solo i tre trovati tra metà giugno e il 20 agosto: dunque, secondo Legambiente, non ci sarebbero nuove evidenze a supportare l’allarme circa la diffusione dell’epidemia nelle popolazioni selvatiche della Lombardia.
“Dopo mesi di pressanti appelli al Governo e all'Europa da parte dei politici e delle organizzazioni agricole, tutti tesi a scaricare sui suini selvatici la responsabilità di diffondere il virus, emerge sempre più chiaramente un'altra verità, ovvero che la propagazione dell’epidemia, in Lombardia riguarda solo gli allevamenti, associata non a contatti con cinghiali ma all’importazione e movimentazione di capi, oltre che a insufficienti misure di biosicurezza nelle stalle,” afferma Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia.
“Tacciano quindi le armi dell’esercito di cecchini dispiegato sulle colline dell'Oltrepò, e si concentrino tutte le energie sui controlli ai portoni degli allevamenti in pianura".
Quello di Legambiente è un atto d’accusa nei confronti del modello di allevamento intensivo lombardo, che evidentemente opera anche a costo di esporre a rischio l’intera filiera.
“Vogliamo veder chiaro in una situazione sicuramente critica per il futuro della zootecnia lombarda, che presenta troppe zone d'ombra,” continua Di Simine. “Da tempo ripetiamo che la Lombardia non regge il carico ambientale di un allevamento i cui numeri sono diventati eccessivi in rapporto al territorio. Le troppe falle sulla sicurezza sanitaria purtroppo confermano e aggravano le nostre preoccupazioni".
Nuovo focolaio in Lomellina
Del resto anche l'ultimo focolaio di peste suina in provincia di Pavia è stato localizzato in un allevamento di suini di Pieve del Cairo. Nella provincia pavese erano già stati individuati otto focolai. Il primo, il 18 agosto 2023, nel Comune di Montebello della Battaglia. Il 24 agosto ne sono stati individuati altri cinque nel Comune di Zinasco. A seguire uno nel Comune di Dorno e uno in quello di Sommo.
Da questi otto focolai sono stati abbattuti 13.365 capi. In seguito a indagine epidemiologica ne sono stati abbattuti altri 7.500 in otto allevamenti: tre correlati al focolaio di Montebello della Battaglia, tre a quello di Zinasco e due a quello di Domo. A questi 20.865 capi se ne aggiungono altri 13mila abbattuti in via preventiva per interrompere la diffusione del virus per un totale di 33.865 capi.
Inoltre, ha suscitato diverse polemiche l'abbattimento di 10 maiali che non erano destinati al consumo umano, avvenuto nel rifugio Cuori Liberi di Zinasco, in ottemperanza a un'ordinanza dell'Agenzia di Tutela della Salute.