PSA

Nuovo focolaio di peste suina in Lomellina, colpito un allevamento di Pieve del Cairo

Tremila maiali dovranno essere abbattuti, sono già quasi 34mila in tutta la provincia

Nuovo focolaio di peste suina in Lomellina, colpito un allevamento di Pieve del Cairo
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Scoperto nuovo focolaio di Peste Suina in Lomellina all'interno di un allevamento di Pieve del Cairo. Legambiente: "I conti tra peste suina e caccia al cinghiale non tornano".

Nuovo focolaio di PSA in Lomellina

In provincia di Pavia il dato dei focolai di Peste Suina Africana (PSA) era fermo da alcuni giorni a otto. Ora arriva la notizia della scoperta di un nuovo focolaio, anche se dimensioni ridotte, in un allegamento di Pieve del Cairo, il secondo della Lomellina ad essere stato raggiunto dalla malattia.

Il virus ha causato la morte di quattro dei tremila presenti all'interno dell'allevamento. Sembra però che alcuni di questi maiali siano stati trasferiti in un allevamento mantovano, per la precisione a Solarolo di Goito. Proprio per questo motivo, onde evitare rischi anche per gli allevamenti della provincia di Mantova, anche se gli esami eseguiti a campione dai veterinari Ats hanno dato esito negativo, si procederà con l'abbattimento dei 5mila suini presenti nell'allevamento.

Questi sviluppi della malattia preoccupano notevolmente, soprattutto perché nella zona in questione la filiera suinicola rappresenta una fonte di sostentamento per circa duemila persone.

La PSA in provincia di Pavia

Nella provincia pavese erano già stati individuati otto focolai. Il primo, il 18 agosto 2023, nel Comune di Montebello della Battaglia. Il 24 agosto ne sono stati individuati altri cinque nel Comune di Zinasco. A seguire uno nel Comune di Dorno e uno in quello di Sommo.

Da questi otto focolai sono stati abbattuti 13.365 capi. In seguito a indagine epidemiologica ne sono stati abbattuti altri 7.500 in otto allevamenti: tre correlati al focolaio di Montebello della Battaglia, tre a quello di Zinasco e due a quello di Domo. A questi 20.865 capi se ne aggiungono altri 13mila abbattuti in via preventiva per interrompere la diffusione del virus per un totale di 33.865 capi.

Inoltre, ha suscitato diverse polemiche l'abbattimento di 10 maiali che non erano destinati al consumo umano, avvenuto nel rifugio Cuori Liberi di Zinasco, in ottemperanza a un'ordinanza dell'Agenzia di Tutela della Salute.

Le restrizioni

Ai fini del contenimento del virus in provincia di Pavia è stato imposto il divieto di movimentazione e macello dei suini in un raggio di dieci chilometri dai focolai di PSA (zona di protezione) e in tutto il resto della Provincia (zona di sorveglianza).

Oltre alla riduzione la libertà di movimento dei cinghiali e dei suini e la riduzione della presenza dei cinghiali, nella lotta alla PSA fondamentali sono il recupero delle carcasse per bonificare le aree, le misure di biosicurezza per mettere in sicurezza gli allevamenti intensivi di suini affinché possano proseguire la produzione anche in presenza di una diffusione del virus e la sensibilizzazione degli allevatori verso comportamenti di contenimento del virus.

Gli allevamenti

In Lombardia sono allevati circa 5 milioni di suini che rappresentano più del 50% sull'intero comparto nazionale. L’80% degli allevamenti lombardi di suini è concentrato nelle Province di Cremona e Mantova. Un settore che, oltre a rappresentare una delle principali filiere per l'economia agricola regionale, alimenta molte delle più importanti produzioni Dop italiane. Ad oggi sul territorio lombardo sono, invece, presenti 5.201 cinghiali, in forte calo rispetto al 2022 (14.663) e al 2021 (14.345).

PSA tra suini e cinghiali

In merito alla Peste Suina Africana è intervenuta anche Legambiente secondo la quale i conti tra peste suina e caccia al cinghiale non tornano: "Quasi tredicimila maiali affetti dal virus negli allevamenti lombardi, pari al 97% dei contagi nazionali; zero nuovi casi nei cinghiali".

Oggi, domenica 1 ottobre 2023, dovrebbe partire il piano straordinario di abbattimenti, con l’obiettivo di eliminare oltre seicentomila capi dell’ungulato selvatico in tutta Italia. Sono però già disponibili i risultati delle operazioni di ricerca del virus nei cinghiali: ben 1730 sono le carcasse di cinghiale esaminate in provincia di Pavia ma, di queste, 1727 sono negative alla PSA. I cinghiali positivi alla peste suina sono solo i tre trovati tra metà giugno e il 20 agosto: dunque non ci sono nuove evidenze atte a supportare l’allarme circa la diffusione dell’epidemia nelle popolazioni selvatiche della Lombardia. Almeno per ora, l’epidemia dilaga solo al chiuso degli allevamenti intensivi.

“Dopo mesi di pressanti appelli al Governo e all'Europa da parte dei politici e delle organizzazioni agricole, tutti tesi a scaricare sui suini selvatici la responsabilità di diffondere il virus, emerge sempre più chiaramente un'altra verità, ovvero che la  propagazione dell’epidemia, in Lombardia riguarda solo gli allevamenti, associata non a contatti con cinghiali ma all’importazione e movimentazione di capi, oltre che a insufficienti misure di biosicurezza nelle stalle,” afferma Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. “Tacciano quindi le armi dell’esercito di cecchini dispiegato sulle colline dell'Oltrepò, e si concentrino tutte le energie sui controlli ai portoni degli allevamenti in pianura.”

Quello di Legambiente è un atto d’accusa nei confronti del modello di allevamento intensivo lombardo, che evidentemente opera anche a costo di esporre a rischio l’intera filiera.

“Vogliamo veder chiaro in una situazione sicuramente critica per il futuro della zootecnia lombarda, che presenta troppe zone d'ombra,” continua Di Simine. “Da tempo ripetiamo che la Lombardia non regge il carico ambientale di un allevamento i cui numeri sono diventati eccessivi in rapporto al territorio. Le troppe falle sulla sicurezza sanitaria purtroppo confermano e aggravano le nostre preoccupazioni".

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