Jordan Jeffrey Baby morto in carcere a Pavia, il compagno di cella indagato per violenza sessuale
Svolta nel caso del trapper 26enne trovato privo di vita nella sua cella in carcere a Pavia
Accuse di violenza sessuale per il compagno di cella di Jordan Jeffrey Baby, trovato impiccato nella sua cella in carcere a Pavia a marzo di quest'anno.
Svolta nel caso del trapper Jordan Jeffrey Baby
Il caso di Jordan Jeffrey Baby, pseudonimo di Jordan Tinti, trapper trovato morto nel carcere di Pavia il 12 marzo 2024, si arricchisce di un nuovo capitolo. Il compagno di cella, un 50enne della provincia di Alessandria, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza sessuale. La decisione arriva nonostante la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto invece le argomentazioni presentate dall’avvocato della vittima, ravvisando più di un elemento a sostegno della denuncia.
Il compagno di cella accusato di violenza sessuale
L’episodio denunciato da Jordan risale al 26 gennaio 2023. Secondo il racconto del trapper, l’abuso sarebbe avvenuto durante la notte, quando aveva chiesto al compagno di cella di fargli un tatuaggio sulla pancia. Durante l’episodio, l’uomo avrebbe somministrato a Jordan una dose di quetiapina, un farmaco antipsicotico che entrambi assumevano come parte della terapia.
Approfittando dello stato di sonnolenza indotto dal farmaco, il cinquantenne avrebbe poi abusato del giovane, toccandolo insistentemente nelle parti intime. Jordan, svegliatosi durante l’abuso, avrebbe immediatamente chiesto aiuto al terzo detenuto presente in cella e all’agente della polizia penitenziaria in servizio.
Il giorno successivo, Tinti aveva formalizzato la denuncia. Nonostante iniziali dubbi da parte della procura, il gip ha ritenuto il racconto credibile e supportato da riscontri, portando così al rinvio a giudizio del presunto responsabile.
Il passato turbolento di Jordan Jeffrey Baby
Jordan Tinti si trovava in carcere per scontare una condanna a quattro anni e mezzo per rapina aggravata dall’odio razziale. Nel 2020, insieme al trapper Traffik (nome d’arte di Giancarlo Fagà), aveva derubato un immigrato nigeriano, insultandolo e filmando l’episodio per poi condividerlo sui social. La vicenda aveva portato entrambi alla detenzione.
Durante la permanenza in carcere, però, la convivenza tra i due si era rivelata problematica, culminando in una condanna in primo grado per maltrattamenti a carico di Fagà.
Un’inchiesta ancora aperta
La morte di Jordan Jeffrey Baby, apparentemente un suicidio, è tuttora oggetto di indagini. La famiglia del giovane e il suo legale non hanno mai smesso di cercare giustizia, sia per la sua tragica fine sia per la denuncia di violenza sessuale. Il padre dell’artista si è battuto affinché le accuse non cadessero nel dimenticatoio, contribuendo a mantenere alta l’attenzione sul caso.
Mentre il processo per l’accusa di violenza sessuale si avvia verso la fase dibattimentale, resta ancora aperto il capitolo delle indagini sulla morte di Jordan.