In attesa di giudizio

Jordan Jeffrey Baby tenta il suicidio in carcere a Pavia, l'avvocato: "E' allo stremo"

Il trapper è detenuto da agosto con l’accusa di aver rapinato e aggredito un operaio nigeriano con l’aggravante dell'odio razziale

Jordan Jeffrey Baby tenta il suicidio in carcere a Pavia, l'avvocato: "E' allo stremo"
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Tenta il suicidio in carcere a Pavia il trapper Jordan Jeffrey Baby, l'avvocato: "E' allo stremo".

Jordan Jeffrey Baby tenta il suicidio

Il trapper Jordan Jeffrey Baby, vero nome di Jordan Tinti, ha tentato il suicidio in carcere a Pavia. Il giovane, 26enne, è detenuto dall’agosto dello scorso anno con l’accusa di aver rapinato e aggredito, assieme al trapper romano Traffik, un operaio nigeriano con l’aggravante dell’odio razziale. Si trova in attesa di giudizio.

Trovato con un cappio al collo

A rendere noto il tentativo di suicidio è stato il suo avvocato che si è detto preoccupato per le condizioni di salute mentale e fisica del suo assistito. Il trapper, sempre secondo quanto riferito dal suo legale, è stato trovato con un cappio al collo. Il suo legale ha anche sottolineato come da diversi giorni Jordan stia compiendo atti di autolesionismo.

Condizione psicofisica precaria

Secondo l'avvocato ad aggravare la condizione psicofisica di Jordan Jeffrey Baby durante la detenzione in carcere sarebbero stati diversi fattori. Primo fra tutti i problemi strutturali del carcere di Pavia all'interno del quale vi è un solo psichiatra per circa seicento detenuti. A questo ci sono da aggiungere poi le minacce ricevute da parte di altri detenuti e il rifiuto da parte del giudice della richiesta di trasferimento ai domiciliari presentata lo scorso 11 gennaio.

Secondo quanto riferito dal legale, alla base delle minacce ci sarebbe l'aggravante dell'odio razziale presente nell'accusa per cui il trapper dovrà rispondere in tribunale. (LEGGI QUI LA NOTIZIA)

Proprio per questo motivo il trapper a settembre è stato traferito dal carcere di Monza a quello di Pavia, ma anche qui la situazione sembra non sarebbe cambiata.

"Il problema – riferisce l'avvocato – è che non vorrei che arrivi a compiere un gesto estremo. È allo stremo. E' un ragazzo che in televisione fa lo sbruffone, ma in realtà è di una fragilità assoluta".

Ora si attende la sentenza del Tribunale del Riesame: dopo il rigetto dei domiciliari da parte del giudice è stato infatti presentato un ricorso con udienza prevista per il 3 febbraio 2023.

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