A VIGEVANO

Imprenditore vigevanese minacciato, vittima della ’ndrangheta (e degli usurai): trenta gli arresti

Un debito di 244mila euro scoperto tramite le intercettazioni telefoniche legate all'inchiesta contro l'organizzazione 'ndranghetista

Imprenditore vigevanese minacciato, vittima della ’ndrangheta (e degli usurai): trenta gli arresti
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Sono trenta gli arresti legati alla criminalità calabrese al Nord, rintracciati grazie alle indagini seguite dai Poliziotti della Squadra Mobile di Como e dello Sco, e firmati dal Gip Lorenza Pasquinelli. Intrecciato nella vicenda anche un imprenditore di Vigevano per il saldo mancato del debito di 244mila euro.

Un prestito legato alla ’Ndrangheta

L'inchiesta partita da un’attività antidroga eseguita dalla Squadra Mobile, che ha visto l'arresto di una 45enne a San Fermo nel 2019, si collega all'imprenditore vigevanese tramite la richiesta di denaro a Marco Bono e Giovanni Pirrottina. Due calabresi coinvolti nell’inchiesta svolta contro un'organizzazione di ’ndranghetisti, poi arrestati insieme ad altre 28 persone nella scorsa notte.

L'imprenditore conosciuto anche in Lomellina non è stato in grado di saldare il debito, richiesto grazie all'intervento e alla garanzia di un intermediario calabrese residente nel pavese, nei dintorni di Mortara. Il prestito iniziale di 50 mila euro, che l'imprenditore avrebbe dovuto saldare nell'arco di 7 mesi garantendo rate di 15 mila euro mensili, è lievitato arrivando alla cifra di 244 mila euro per via dei mancati pagamenti.

Secondo quanto descritto dal Gip del tribunale di Como, il debito è stato scoperto grazie alle intercettazioni telefoniche nel 2020, in cui l'intermediario pressava l'imprenditore per via delle minacce subite a sua volta e rivolte anche ai famigliari.

"Da lì non esco vivo perché non sono persone tranquille." - confessa il mediatore terrorizzato tramite una telefonata poi intercettata. Pressioni che hanno spinto l'imprenditore a staccare assegni da 15 mila euro, poi respinti, che hanno scatenato l'ira dei due ’ndranghetisti.

Situazione degenerata quando Giovanni Pirottina ha scoperto il trasporto e la messa in vendita di alcune merci presenti all'interno di un capannone. Venendo a conoscenza della vendita delle merci, che avrebbero garantito il credito, Giovanni Pirottina e Marco Bono avrebbero bruciato l'intero capannone per poi aggredire fisicamente l'imprenditore pestandolo a sangue.

Ordinanze cautelari

Si è conclusa nella scorsa notte, martedì 28 maggio 2024, l'inchiesta che vede protagonisti 30 'ndranghetisti che hanno segnato la storia del crimine comasco. Sono venticinque le ordinanze cautelari in carcere, e cinque ai domiciliari, firmate dal Gip Lorenza Pasquinelli.

Tra gli accusati di estorsione con l'aggravante di metodo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti con l'aggravante dell'associazione armata, troviamo: Luigi Vona (catanzarese di Rocca Bernarda),  Michele “u pentitu" e Pasquale Oppedisano (padre e figlio), i fratelli Domenico e Daniele Papalia, Vincenzo e Armando Papasidero (padre e figlio da Gioia Tauro), Giovanni «Dentazzi» e Giacomo Pirrottina (Rosarno), Salvatore Valenzise (Torino).

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