Polizia e Ats entrano nel rifugio Cuori Liberi, attivisti portati via a forza dagli agenti
Le Forze di Polizia sono entrate nel rifugio, dove gli animali dovrebbero poter vivere liberi e curati e dove invece verranno condannati a morte
Peste suina africana: polizia e ats stanno entrando al rifugio Cuori Liberi, decine di attivisti protestano e vengono portati via a forza dagli agenti.
AGGIORNAMENTO DELLE 14: I 10 maiali ospitati nel rifugio sono stati uccisi. LEGGI QUI LA NOTIZIA
Polizia e Ats entrano nel rifugio Cuori Liberi
È ancora in corso lo sgombero da parte di polizia e ats del rifugio Cuori Liberi di Zinasco, dove decine di attivisti e attiviste stanno resistendo per difendere i maiali del santuario. La condanna per questi animali è la morte certa, con la sola colpa di vivere in una zona dove gli allevamenti intensivi sono stati colpiti dai primi focolai di peste suina africana in Nord Italia.
Tra le 6 e le 7 della mattina decine di camionette della polizia hanno circondato il rifugio. La polizia ha dichiarato esplicitamente che le persone sarebbero state tutte portate in Questura e che sarebbero entrati con la forza e qualunque mezzo per uccidere gli animali.
Da giorni le persone stanno resistendo e monitorando la situazione al rifugio, con il solo scopo di curare e garantire assistenza a tutti gli animali, in particolare ai maiali salvati da allevamenti e macelli e ora destinati alla morte - a prescindere dal loro stato di salute - perché troppo vicini a quegli allevamenti dove più di 30.000 maiali sono già stati uccisi tra atroci sofferenze.
Sono solo 10 i maiali ospitati al rifugio e che le persone chiedono di poter accudire, curare e assistere insieme alla veterinaria ufficiale del santuario, senza dover per forza abbattere preventivamente degli animali che al momento sono ancora in vita e sani.
La lettera alle autorità
Solo ieri le principali associazioni per la protezione degli animali italiane - Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CiWF Italia, ENPA, Essere Animali, LAC - Lega Abolizione Caccia, Last Chance for Animals, LAV - Lega Antivivisezione, LEAL, LEIDAA, LNDC - Animal Protection e OIPA Italia - hanno scritto alle autorità competenti per chiedere non solo di non abbattere i maiali sani e portatori sani del virus, ma anche di accogliere la richiesta della Rete dei Santuari di animali liberi di un incontro con tutte le autorità interessate, al fine di valutare soluzioni non cruente, che salvaguardino quindi la vita dei suini ancora sani presenti all’interno del rifugio.
Le richieste e le proposte della società civile sono state tutte ignorate, in sfregio anche della decisione del TAR che ha fissato per il 5 di ottobre l’udienza per esaminare la posizione dell’ats e quella del rifugio stesso.
Si tratta di una gravissima violazione della biosicurezza presso il santuario e una mancanza di rispetto per i processi democratici e per la società civile, che ha espresso con tutti i mezzi legali e pacifici il proprio dissenso e le proprie richieste e che si è vista invece attaccare con violenza e senza razionalità da parte di polizia e ats.
I casi di Peste Suina nel pavese
Nella provincia pavese sono stati individuati otto focolai.
Il primo, il 18 agosto 2023, nel Comune di Montebello della Battaglia. Il 24 agosto ne sono stati individuati altri cinque nel Comune di Zinasco. A seguire uno nel Comune di Dorno e uno in quello di Sommo.
Da questi otto focolai sono stati abbattuti 13.365 capi. In seguito a indagine epidemiologica ne sono stati abbattuti altri 7.500 in otto allevamenti: tre correlati al focolaio di Montebello della Battaglia, tre a quello di Zinasco e due a quello di Domo. A questi 20.865 capi se ne aggiungono altri 13mila abbattuti in via preventiva per interrompere la diffusione del virus per un totale di 33.865 capi. Le operazioni di abbattimento si dovrebbero concludere entro domenica 17 settembre 2023.
Ai fini del contenimento del virus in provincia di Pavia è stato imposto il divieto di movimentazione e macello dei suini in un raggio di dieci chilometri dai focolai di PSA (zona di protezione) e in tutto il resto della Provincia (zona di sorveglianza).
Oltre alla riduzione la libertà di movimento dei cinghiali e dei suini e la riduzione della presenza dei cinghiali, nella lotta alla PSA fondamentali sono il recupero delle carcasse per bonificare le aree, le misure di biosicurezza per mettere in sicurezza gli allevamenti intensivi di suini affinché possano proseguire la produzione anche in presenza di una diffusione del virus e la sensibilizzazione degli allevatori verso comportamenti di contenimento del virus.
In Lombardia sono allevati circa 5 milioni di suini che rappresentano più del 50% sull'intero comparto nazionale. L’80% degli allevamenti lombardi di suini è concentrato nelle Province di Cremona e Mantova. Un settore che, oltre a rappresentare una delle principali filiere per l'economia agricola regionale, alimenta molte delle più importanti produzioni Dop italiane. Ad oggi sul territorio lombardo sono, invece, presenti 5.201 cinghiali, in forte calo rispetto al 2022 (14.663) e al 2021 (14.345).