Molestie su 11 specializzande, accolto patteggiamento a due anni per primario San Matteo
Le accuse si basano sulle testimonianze delle vittime, che avevano denunciato comportamenti ritenuti "sconvenienti"
San Matteo, primario accusato di molestie sessuali patteggia due anni di pena, dovrà seguire anche un percorso psicologico mirato contro la violenza.
Primario San Matteo accusato di molestie sessuali
Un primario dell’unità complessa di Anestesia e Rianimazione 1 del San Matteo di Pavia e docente universitario, è stato condannato a due anni di pena e a seguire un percorso psicologico mirato contro la violenza. L’uomo è accusato di avere molestato undici specializzande tra il 2019 e il 2020, con episodi avvenuti durante l’attività clinica e formativa.
Accolto patteggiamento a due anni
La giudice Maria Cristina Lapi ha accolto la richiesta di patteggiamento presentata dalla difesa, supportata dal parere favorevole della pm Valentina De Stefano. Non ci sarà alcun risarcimento per le sette specializzande che si erano costituite parte civile, avendo rifiutato l’offerta avanzata dal medico.
Le accuse di molestie
Le accuse si basano sulle testimonianze delle vittime, che avevano denunciato ai carabinieri comportamenti ritenuti "sconvenienti" da parte del primario, tra cui posizioni simili a simulazioni di atti sessuali, palpeggiamenti e contatti fisici durante la spiegazione di esami diagnostici. La procura aveva contestato al primario il reato di violenza sessuale aggravata dall’abuso di potere e dalla violazione dei doveri legati alla sua funzione pubblica.
L’intera vicenda è emersa nel 2021 grazie a un questionario anonimo somministrato agli specializzandi, che aveva portato l'Università di Pavia ad avviare un procedimento disciplinare nei confronti del primario. A seguito di queste indagini interne, il medico si era dimesso dalla direzione della scuola di specializzazione nel febbraio 2022, pur continuando a insegnare in università.
La difesa ha sempre respinto le accuse, sostenendo che i comportamenti del primario fossero stati fraintesi e che i contatti fisici contestati si fossero svolti esclusivamente in pubblico, durante l’attività lavorativa, senza alcun intento sessuale.