Crediti d'imposta: truffa nazionale da 45 milioni di euro, indagati anche nel Pavese
Lo scopo era beneficiare di crediti d’imposta per la realizzazione di progetti di ricerca che poi non venivano realizzati.
L’inchiesta è partita dalla Guardia di Finanza di Padova ma sono coinvolti anche dei Comaschi.
Eseguiti 200 decreti di perquisizioni e sequestro
Sono circa 70 i reparti della Guardia di Finanzia nazionale che hanno dato esecuzione a più di 200 decreti di perquisizione e sequestro per un’indagine partita da Pavia e riguardante una frode fiscale di grosse dimensioni. Secondo le indagini gli autori delle frodi (ci sono più di 200 indagati) emettevano e utilizzano fatture per operazioni inesistenti, da un fantomatico organismo di ricerca operante nel Padovano. Lo scopo era quello di beneficiare di crediti d’imposta connessi alla realizzazione di progetti di ricerca che, in concreto, non sarebbero mai stati realizzati.
Più di 200 indagati in tutta Italia
Sono più di 200 gli indagati che ieri si sono visti coinvolti nelle operazioni della polizia giudiziaria, eseguite in 38 province italiane (Alessandria, Ancona, Arezzo, Bari, Belluno, Benevento, Bergamo, Biella, Bologna, Como, Cuneo, Fermo, Frosinone, Gorizia, Lucca, Macerata, Mantova, Milano, Modena, Napoli, Padova, Pavia, Perugia, Pistoia, Pordenone, Prato, Reggio Emilia, Roma, Rovigo, Salerno, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza).
Gli indagati sono coinvolti a vario titolo, avendo presumibilmente ricoperto ruoli differenti: dagli amministratori, ai rappresentanti legali e consulenti di società. In ogni caso sarebbero tutti beneficiari di crediti d’imposta che non sarebbero mai spettati loro.
Le indagini
L'operazione è frutto di una complessa azione investigativa, diretta dalla Procura della Repubblica patavina e condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Padova attraverso numerose attività d’indagine protrattasi nell’arco di due anni, che ha consentito di individuare un'associazione per delinquere, composta dagli amministratori e dal consulente di un network di società padovane, finalizzata alla illecita fruizione di agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato a fronte di investimenti in ricerca scientifica.
Tali agevolazioni fiscali consistono in un credito d’imposta (originariamente nella misura del 90%, poi ridotta al 50% a partire dal 2015) a favore delle società che avessero sostenuto costi o finanziato progetti di ricerca in Università ovvero in Enti pubblici di ricerca. Accanto ai soggetti istituzionalmente preposti a tale scopo, la norma considerava
“soggetti finanziabili” anche i cosiddetti “Organismi di Ricerca”, vale a dire soggetti che svolgono, senza scopo di lucro, attività di ricerca di base, di ricerca industriale o di sviluppo sperimentale, diffondendone i risultati mediante l'insegnamento, la pubblicazione o il trasferimento di tecnologie.
Danno da 45 milioni di Euro
I molteplici elementi probatori raccolti nel corso delle indagini di polizia giudiziaria e nelle fasi iniziali nel corso di una verifica fiscale effettuata da funzionari Settore Contrasto Illeciti della Divisione Contribuenti dell’Agenzia delle Entrate hanno consentito di accertare che la società capogruppo, spendendo la propria qualifica di “Organismo di Ricerca” accreditato, tradendo la ratio della normativa nonché interpretando un ruolo meramente strumentale, ha fatto ottenere ai propri committenti, attraverso la falsa fatturazione di servizi di ricerca e sviluppo, il diritto di vantare nei confronti dell’Erario crediti d’imposta non spettanti, in alcuni casi oggetto di compensazioni con altri tributi, per un importo attualmente quantificato in oltre 45 milioni di Euro.
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