VIA ROBBIO

Sfratto Angel Caffè, l’amarezza di Rosalba Pignatiello: “Sono in trattativa per aprire un altro bar”

L’ex gestrice: "In campagna elettorale dicevano che bisognava trovare compromessi, ma con me non l’hanno fatto"

Sfratto Angel Caffè, l’amarezza di Rosalba Pignatiello: “Sono in trattativa per aprire un altro bar”

L’ormai ex gestrice del centro sportivo Angel Caffé, dopo lo sfratto ufficiale e le parole del sindaco di Palestro, Paola Franzo, prende parola per raccontare la sua versione, chiudendo così un ciclo.

Sfratto definitivo per l’A.S.D. Angel Caffé

Un clima di tensione che ha accompagnato la sua permanenza senza darle un momento di riposo: è questo ciò che ha dichiarato di aver vissuto Rosalba Pignatiello, ex gestrice del centro sportivo situato in via Robbio. Secondo quanto riferito da lei stessa, infatti, fin dai primi istanti la situazione è parsa complicata, con difficoltà evidenti e numerosi problemi da affrontare.

L’impossibilità di adempiere alle richieste dell’Amministrazione, legate alla fideiussione indispensabile per garantire la continuità della gestione, ha avuto un peso determinante nel concludere la sua esperienza.

Le motivazioni del Sindaco

Le dichiarazioni dell’ex gestrice si discostano nettamente da quelle del sindaco Paola Franzo, che ha evidenziato non solo la mancata presentazione della fideiussione richiesta, ma anche l’assenza di un impegno concreto nel perseguire la finalità principale del centro sportivo.

Secondo la prima cittadina, Rosalba Pignatiello avrebbe utilizzato lo spazio comunale in modo improprio, privilegiando feste, intrattenimento e momenti di svago piuttosto che attività sportive, snaturando così la funzione originaria della struttura.

Sindaco di Palestro, Paola Franzo

“Appena insediati abbiamo detto chiaramente che l’attività doveva concentrarsi sullo sport. Le feste di compleanno non erano vietate, ma la struttura è diventata un locale di intrattenimento, e questo non era l’accordo. Il problema non è quello che faceva, ma quello che non faceva: lo sport. Abbiamo ripetuto queste cose più volte, ma non sono state rispettate, e siamo arrivati a questo epilogo.

Il Comune non ha tra le sue finalità organizzare feste. Quella è una struttura sportiva e deve rimanere tale. Per questo periodo, fino alla nuova assegnazione, chi vorrà organizzare eventi dovrà rivolgersi ad altri locali privati. Corsi di tennis, calcio, ping pong, ballo con insegnanti, karate, ginnastica: queste sono le attività che devono essere svolte. La struttura continuerà ad essere un centro di aggregazione sociale e sportiva, ma non sarà più destinata alle feste.”– aveva dichiarato il sindaco Paola Franzo durante l’ultima intervista rilasciata alla nostra redazione.

Intervista a Rosalba Pignatiello

Dopo le dichiarazioni della Prima Cittadina di Palestro, l’ormai ex gestrice del centro sportivo ha rilasciato un’intervista alla redazione di Prima Pavia raccontando la sua versione dei fatti.

Come ha vissuto la notizia dello sfratto definitivo dal centro sportivo?

L’ho vissuta malissimo. Ho fatto giorni a piangere perché era un luogo dove mi ero affezionata, dove le persone erano diventate come una famiglia. Mi sono ritrovata senza lavoro, con tre figli da mantenere, dopo aver investito tutto. È stato un dolore enorme, perché non mi aspettavo un trattamento del genere e sono convinta di non meritarmelo.

Alcune delle immagini del centro sportivo scattate inizialmente:

Qual è stata la sua prima reazione quando le è stato comunicato il provvedimento?

La mia prima reazione è stata quella di scappare via. Poi ho pensato di combattere al TAR, perché sapevo che avrei vinto: non avevano motivazioni, io ho sempre pagato gli affitti. Ma alla fine ho capito che non potevo restare in un posto dove da un anno e mezzo mi facevano la guerra. Non era più uno stile di vita, né di lavoro.

Può raccontare com’è iniziata la sua esperienza alla guida del centro sportivo?

Con la precedente amministrazione non ho avuto problemi. Io avevo aperto una ASD e avevo chiesto di poter gestire i circoli. Mi hanno chiamata e per me è stata una soluzione ideale, anche perché abitavo vicino e con tre figli era perfetto. Con la nuova amministrazione invece già al primo colloquio ho capito che non volevano restassi. Dopo un mese mi hanno mandato una lettera di sfratto, con una data vecchia…

Quali sono stati i momenti più significativi o le difficoltà maggiori che ha affrontato nella gestione?

I momenti più significativi sono stati quelli in cui, nonostante tutto, ho avuto tanti clienti e quando si è ammalato mio padre tutte le persone sono state dalla mia parte. Le difficoltà maggiori sono state gli sfratti, le continue pressioni, le spese enormi da sostenere senza alcun aiuto, i bagni che straboccavano, le fosse biologiche mai sistemate. Ogni volta che chiedevo autorizzazioni mi rispondevano dopo un mese.

Cosa le ha dato, a livello personale e professionale, questa esperienza?

Mi ha dato tantissimo. Ho conosciuto persone eccezionali che porterò nel cuore. Mi ha fatto crescere, mi ha fatto capire che sono in grado di gestire un posto così. Non era solo un fattore economico, ma affettivo: era diventata una famiglia. Al mattino la gente veniva a far colazione, parlavo con tutti. Quando ho chiuso, tanta gente è venuta a piangere. Ho dato tanto e ho ricevuto tanto.

Sul rapporto con il Comune e le istituzioni

Come sono stati i rapporti con l’amministrazione comunale durante questi anni?

Con la precedente amministrazione i rapporti sono stati corretti. Con la nuova non hanno mai voluto trovare un compromesso. Hanno speso soldi in avvocati invece di sistemare subito i campi da tennis. Mi hanno dato autorizzazioni solo quando faceva comodo a loro, come per la festa della battaglia,.

Si aspettava una soluzione diversa o un dialogo più aperto prima dello sfratto?

Sì, mi aspettavo un comportamento diverso. Loro in campagna elettorale dicevano che bisognava trovare compromessi, ma con me non l’hanno fatto. Io ho sempre pagato tutto, a differenza di altri. Mi aspettavo che mi dicessero: questa cosa non si può fare, troviamo un’altra soluzione. Ho persino proposto un anno di affitti in anticipo, ma non è servito.

Il Sindaco ha affermato che il centro sportivo veniva impiegato per attività estranee al mondo dello sport. Qual è la sua risposta a questa dichiarazione?

Allora, per centro sportivo bisogna capire di che cosa si parla. C’è una palestra attrezzata? No. C’è un salone con parquet dove certe attività non si possono fare. Il lunedì e il mercoledì ci sono le donne che fanno il corso di ginnastica posturale e tonificante. Il tennis è stato aperto a giugno, a stagione finita, perché poi si fa in primavera: con il freddo la gente non gioca. Io volevo affittare anche i palloni, ma se poi ti mandano via, prendi soldi e non serve. Al campo sportivo avrei potuto fare una squadra mia, ma c’è il Palestro Calcio.

Non posso andare in concorrenza: bisogna collaborare. I bambini giocavano nel mio campo, io tagliavo l’erba e lo tenevo curato. Venivano anche i grandi ad allenarsi. Non abbiamo un campo da golf, non abbiamo una piscina. Che sport puoi fare lì? Il liscio l’abbiamo fatto tutte le domeniche: aperto al pubblico, venivano a mangiare e ballare fino alle sei o alle sette. Avrei voluto fare danza hip hop.

Cosa pensa che accadrà ora al centro sportivo, tornato nelle mani del Comune?

Penso che resterà chiuso. A gennaio faranno un bando ma ci sono spese enormi, luce e corrente fino a 1.600 euro al mese, affitto, TARI. Non è più sostenibile.

E lei, quali progetti ha per il futuro dopo questa esperienza?

Sono in trattativa per aprire un altro bar, non mi fermerò. Mi spiace molto essere andata via, perché lì sentivo casa mia. Spero di aprire presto questo nuovo bar.

Cosa le mancherà di più del centro sportivo e delle persone che lo frequentavano?

Mi mancherà tutto. Era una famiglia. Non c’era differenza tra casa mia e lì. I miei figli sono stati accolti bene. Ho dato tanto e ho ricevuto tanto. Mi mancheranno le donne che giocavano a carte, i clienti che venivano a trovarmi anche solo per parlare. È una parte di me che se ne va.

Se potesse lanciare un messaggio ai cittadini di Palestro, cosa direbbe oggi?

Direi grazie, grazie mille per avermi accolta. Non è facile accogliere qualcuno da fuori, ma sono entrata piano piano nel cuore di tutti e loro nel mio. Vorrei dire di non mollare, di portare avanti i loro obiettivi e di garantire più sicurezza per il paese, perché è pericoloso. Sono fiera di loro: l’anno scorso nessuno alzava la testa, quest’anno hanno deciso di parlare e di scrivere. Non devono mollare.