Un detenuto del carcere di Pavia ha ferito un agente lanciandogli una pietra. I sindacati denunciano la crescente violenza contro la Polizia Penitenziaria e chiedono maggiore sicurezza e strumenti di difesa per gli agenti.
Aggressione in carcere a Pavia
Nel pomeriggio di ieri, un agente di Polizia Penitenziaria è stato ferito da un detenuto nel carcere di Pavia. In un comunicato stampa diffuso oggi, 1 ottobre 2025, Alfonso Greco, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), il recluso, di origine straniera, ha staccato una pietra dal muro della propria cella e l’ha lanciata contro l’agente nel tentativo di uscire per fare la doccia. L’agente è stato trasportato al pronto soccorso per le cure necessarie.
“Ormai siamo al capolinea: ogni diniego ai detenuti rischia di trasformarsi in un’aggressione”, denuncia Greco, sottolineando il clima di tensione che si è ormai radicato tra il personale carcerario.
La reazione dei sindacati
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, interviene duramente sulla vicenda:
“Chi aggredisce un poliziotto aggredisce lo Stato. Ci attiveremo presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria affinché le giuste proteste dei colleghi ricevano attenzione e provvedimenti concreti”.
Capece critica anche alcune scelte gestionali della direzione del carcere, come la recente distribuzione di profilattici ai detenuti, ritenuta lontana dalle priorità della sicurezza interna.
“La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze, altro che comprare i profilattici ai detenuti come ha fatto recentemente la direzione di Torre del Gallo…”, ha riferito.
Maggiore protezione per gli agenti
Il leader sindacale nazionale evidenzia la necessità di dotare gli agenti di strumenti di difesa adeguati:
“I gravi fatti di Pavia devono essere un punto di partenza per porre fine al progressivo smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari. La vigilanza dinamica, il regime aperto e la riduzione della presenza della Polizia Penitenziaria hanno inevitabilmente favorito il verificarsi di eventi critici continui”.
Capece conclude affermando che “la priorità non può essere l’affettività in carcere a favore dei detenuti, ma la tutela della sicurezza e dell’incolumità del personale penitenziario”.