Un biscotto proteico per i bambini del Burundi, progettato anche dalla pavese Gaia Alessio
Una tesi di ricerca e sviluppo per combattere la malnutrizione nei Paesi in via di Sviluppo.
Un biscotto proteico per i bambini del Burundi: lo hanno progettato Gaia Alessio di Pavia e Davide Reggi, piacentino, neolaureati della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica di Piacenza. Una tesi di ricerca e sviluppo per combattere la malnutrizione nei PVS.
Un biscotto proteico per i bambini del Burundi
È un biscotto ad alto contenuto proteico, semplice e ben bilanciato. E ha un superpotere: è nato per aiutare i bambini del Burundi (ma non solo).
Lo hanno progettato Davide Reggi e Gaia Alessio, laureati 110 e lode della magistrale in Scienze e tecnologie alimentari dell’Università Cattolica di Piacenza, grazie a una tesi di laurea in Ricerca e Sviluppo svolta presso il DiSTAS (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile) in collaborazione con Andre’ Ndereyimana, il PhD Agrisystem che 5 anni fa ha dato vita in Burundi, sua terra d’origine, alla Start Up Buslin (Burundi Smallholders Livestock Network), per la lotta alla malnutrizione e alla povertà in Burundi.
La sfida
Stimolati dalla sfida lanciata -durante una lezione della professoressa Giorgia Spigno- da Andrè Ndereyimana, ricercatore nell’ambito del progetto dell’Università Cattolica “C3S, produzione di cibo appropriato: sufficiente, sicuro, sostenibile”, Davide e Gaia non ci hanno pensato nemmeno un secondo e si sono candidati per sviluppare un prodotto alimentare che utilizzasse materie prime semplici e facilmente reperibili in Burundi.
La tesi
Dal lavoro di tesi è nato un biscotto che, oltre ad essere di piacevole gusto e struttura, raggiunge l’obiettivo prefissato: avere 12% di kcal fornite da proteine (valore necessario per poter definire un alimento “fonte di proteine”). Niente burro nè latte tra gli ingredienti, ma solo materie prime reperibili nel territorio in cui verranno consumati (come farina di frumento, sorgo, riso, patata dolce, farina di arachide), per mantenere il costo del biscotto basso e per poter dare un contributo all’economia e all’agricoltura del territorio.
L'arrivo in Africa
Il biscotto potrà arrivare in Africa attraverso molteplici combinazioni: tramite il Dott. Ndereyimana che rientrerà proprio a fine gennaio in Burundi, sia attraverso il progetto C3S, oppure attraverso aziende italiane che avvalendosi della “responsabilità sociale di impresa”, potrebbero essere interessate a finanziare questa produzione, mediante un impianto pilota in Italia oppure sostenendo uno sviluppo locale.
(Foto di copertina: cattolicanews)