Decreto sicurezza: la Lombardia tra sindaci "ribelli" e sindaci "difensori"

Anche alcuni sindaci lombardi si sono espressi contro il Decreto Sicurezza, il governatore Fontana leva gli scudi: "Sono dalla parte di Salvini".

Decreto sicurezza: la Lombardia tra sindaci "ribelli" e sindaci "difensori"
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Decreto Sicurezza: le voci di sindaci che si ribellano all’applicazione delle nuove disposizioni volute dal ministro Salvini si levano anche in Lombardia.

Decreto Sicurezza e sindaci “ribelli”

Il Decreto Sicurezza è stato approvato, passaggio fondamentale per la compagine leghista dell’attuale governo. In questi ultimi giorni si sta assistendo a una sorta di derby, fra i sindaci che appoggiano l’operato del ministro Salvini – nel Lodigiano, soltanto per citare un caso lombardo, la leghista Casanova ha espresso ampiamente la propria soddisfazione in merito – e coloro che giudicano pericolose le conseguenze a cui queste nuove disposizioni potrebbero portare.

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La Lombardia che si ribella

Diversi sindaci lombardi hanno manifestato in maniera più o meno esplicita forti reticenze rispetto al Decreto leghista. A partire dal primo cittadino di Milano Beppe Sala, che ha invitato pubblicamente Salvini a rivedere il Decreto e ad ascoltare le voci dei critici. Polmiche a Crema, dove il sindaco di Centrosinistra Stefania Bonaldi ha espresso il proprio dissenso in maniera chiara, anche attraverso la propria pagina Facebook, ed è stata invitata a dimettersi dalla leghista Gobbato. 

“Il caso che alza un muro invalicabile, tra la parte primitiva e quella evoluta delle comunità, è il cosiddetto decreto sicurezza, uscito dalla mente di un ultrà di estrema destra, che nel tempo libero fa il vicepremier.” Le parole del Papa di ieri, il decreto sicurezza, la “testimonianza cattolica” del Ministro Fontana. Meditate, gente, meditate.”

“Decreto insicurezza” secondo il cremonese Galimberti

Ci ha messo la faccia anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che ha dichiarato:

“Il decreto produrrà nella nostra città più insicurezza, mettendo in difficoltà i Comuni che si troveranno ad affrontare da soli un fenomeno che andava gestito diversamente e congiuntamente, ma la sospensione degli obblighi di legge di un provvedimento approvato dal Parlamento non è nel potere di un sindaco e non è la soluzione adottabile dai Comuni.”

E’ proprio dalla Bassa, per ciò che concerne la situazione lombarda, che stanno arrivando al momento le resistenze maggiori.

In difesa del Decreto

C’è anche un’altra parte di Lombardia, ovviamente, quella che difende il Decreto, a partire dal governatore leghista Attilio Fontana che ha attaccato i sindaci entrati in polemica con le direttive nazionali, invitandoli ad essere più concreti. Anche l’assessore regionale Massimo Sertori si è espresso contro l’atteggiamento dei sindaci ribelli. Il valtellinese ha chiarito 

“E’ per me incomprensibile l’atteggiamento di alcuni sindaci che assumono chiaramente una posizione di tipo politico e strumentale, che va oltre il proprio ruolo e le Istituzioni che rappresentano. Il Decreto Sicurezza è stato infatti approvato dal Governo e sottoscritto dal Presidente della Repubblica”.

Della stessa opinione anche il primo cittadino di Monza Dario Allevi:

“Trovo inammissibile che alcuni Sindaci si permettano di invitare i colleghi a disattendere una Legge dello Stato che, in quanto tale, si applica e basta. Molti di questi primi cittadini, guarda caso sono del Pd, di quel partito cioè al quale  negli ultimi anni di democratico è rimasto solo il nome. Sono ormai stucchevoli quando iniziano ad abbaiare alla luna ogni volta che qualcuno non la pensa come loro”.

La minaccia di Salvini

Tra sostenitori e critici è arrivata anche la dura presa di posizione di Salvini, che si trova a fare i conti con alcuni sindaci che non si sono limitati a criticare il Decreto, ma intendono disobbedirgli. Fra loro il siciliano Leoluca Orlando, il partenopeo Luigi De Magistris, l’ex pentastellato Federico Pizzarotti e il fiorentino Dario Nardella.

“I sindaci che si rifiuteranno di applicare il decreto sicurezza ne risponderanno personalmente, legalmente, penalmente e civilmente perché è una legge dello Stato che mette ordine e mette regole” ha tuonato il leghista.

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