Anche a Pavia i camion vela contro i rischi della pillola abortiva RU486
"La RU486 è sicuramente un veleno perchè il suo scopo è quello di uccidere una vita umana. Ma non solo, mette a rischio anche la salute della madre".
Nei giorni antecedenti il Natale ha girato anche per Pavia il camion vela con il grande manifesto della campagna della associazione Pro Vita e Famiglia contro i pericoli della pillola abortiva RU486. La foto ritrae il veicolo in piazzale Minerva.
Anche a Pavia i camion vela contro la pillola abortiva RU486
"Le recenti decisioni del ministro Speranza sulla RU486 sono sciagurate", afferma Angelo Mandelli, referente locale della associazione Pro Vita e Famiglia.
"La circolare del 12 agosto 2020 consente alla madre di andare a casa, a mezz'ora dalla assunzione del mifepristone. Poi prenderà la prostglandina e tornerà di nuovo a casa. Il tutto avviene in giorni di dolore e sangue. Da sola la donna dovrà valutare tutto quello che prova (febbre, nausea, emorragie,...) e da sola dovrà decidere se e quando è ora di chiamare il medico. E se la corsa al pronto soccorso avvenisse troppo tardi? Un vero e proprio aborto casalingo e clandestino. Ma non era quello che i sostenitori della legge 194 ci dicevano che si doveva evitare?"
"Senza parlare del fatto, continua Mandelli, che secondo le nuove linee guida del ministro la pillola potrà venire somministrata entro la nona settimana invece che la settima, e pure nei consultori, violando apertamente la legge 194".
"Fino al 2010 le linee guida erano ben diverse. Cosa è successo fra il 2010 e il 2020 che ha fatto cambiare idea al nostro Ministro? Le donne sono sempre le stesse, e le sostanze chimiche non sono cambiate".
A rischio la salute delle donne
La RU486 è sicuramente un veleno perchè il suo unico e dichiarato scopo è quello di uccidere una vita umana. Non solo, ma mette a rischio anche la salute della madre oltre 10 volte più della IVG chirurgica.
"Per denunciare la incosciente irresponsabilità di questo ministero (che si muove in base ai diktat ideologici della associazioni femministe radicali e non in base alla salute delle donne e dei bambini) non è certo sufficiente un "camion vela". Ma noi è quello che possiamo fare nel nostro piccolo, autotassandoci per quello che possiamo" .
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