Agevolazioni "negate" agli stranieri a Lodi: ci siamo fatti spiegare il problema da loro

David e Fannycità ci hanno spiegato i problemi incontrati nel reperire la documentazione nei loro Paesi di origine.

Agevolazioni "negate" agli stranieri a Lodi: ci siamo fatti spiegare il problema da loro
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Agevolazioni “negate” agli stranieri: dopo aver riportato le ragioni della Giunta leghista e delle opposizioni abbiamo sentito la terza parte coinvolta nella vicenda, ovvero i cittadini stranieri.

Agevolazioni “negate” agli stranieri

L’attenzione nazionale era puntata su Lodi, negli ultimi giorni, per via della querelle in atto relativa alle agevolazioni su mensa e scuolabus “negate” agli stranieri extracomunitari che non hanno presentato la documentazione necessaria per fruirne. La posizione del sindaco Casanova è stata netta, suscitando forti polemiche nell’opposizione.

Dov’è il problema?

Anche fra i lodigiani si è intravista una netta spaccatura. Da una parte coloro che sostengono la linea della “zero tolleranza” ovvero – citando alcuni commenti social – “Come noi italiani presentiamo la documentazione, allo stesso modo lo facciano loro”. D’altro canto, l’altra fazione riflette sulle motivazioni per le quali questi documenti, in molti casi, non sono stati presentati. Trattandosi spesso di Paesi non informatizzati, dovendo stare ai tempi delle ambasciate, diventa spesso impossibile farseli spedire.

Genitori cittadini italiani: la storia di David

Abbiamo raccolto due testimonianze, si tratta di stranieri perfettamente integrati a Lodi, regolarmene impiegati e in linea con i pagamenti delle tasse. David è un ragazzo originario del Togo, a Lodi dal 2003. Ecco la sua versione dei fatti: “Io sono del Togo sono a Lodi dal 2003, i miei genitori sono ormai cittadini italiani. Dato che hanno preso la cittadinanza quando noi figli eravamo già maggiorenni noi non siamo stati riconosciuti tali. Sono diventato padre l’anno scorso, la mia compagna è beninese, ha due lauree. Quando ci siamo informati per mandare il bimbo al nido ci hanno chiesto questo documento. In mancanza di quel documento dobbiamo pagare 700 ogni mese, ovvero la retta della fascia più alta”. Dopo una pausa aggiunge: “Io lavoro, pago le tasse regolarmente e non ci siamo mai permessi di chiedere alcun aiuto economico al Comune”.

A questo punto gli chiediamo per quale motivo non abbia fornito la documentazione richiesta. David ci spiega “E’ da 4 mesi che stiamo cercando di ottenere quel documento, mi hanno consigliato di tornare in Togo per averlo. Non si sa, però, se sarà esattamente ciò che la legislazione italiana chiede. Inoltre in Togo l’ambasciata è stata chiusa, bisogna quindi rivolgersi al Ghana”. Ovviamente abbiamo cercato di verificare questa informazione, ma al momento le telefonate che abbiamo fatto non ci hanno permesso di individuare alcun interlocutore nell’ambasciata di riferimento. Non avendo avuto risposte né alcun referente, non ci è ancora stato possibile, quindi, verificare se il consolato sia stato effettivamente chiuso. Nel frattempo David e la moglie hanno rinunciato a mandare il piccolo all’asilo non potendo sostenere la retta di fascia alta di 700 euro mensili.

Fannycità e il certificato respinto

Fannycità è una giovane mamma, sposata e residente a Lodi. Ha studiato Turismo presso l’IPSCT Luigi Einaudi della città. Lei un documento è riuscito a recuperarlo e ce l’ha mostrato.

Qual è quindi il problema in questo caso? La donna ci spiega “Nello Stato dell’Ecuador non esiste un certificato che dica che il cittadino non ha beni mobili e immobile in Ecuador. Scrivono che il cittadino non ha beni né mobili né immobili nella città di origine. Lo traducono così.” La mamma si è vista rimbalzare per via del cavillo di traduzione: “Il mio certificato non é valido perché, semplicemente, c’è scritto nella città di Guayaquil, che ovviamente è in Ecuador”.

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