crisi del settore

Automotive, l’alleanza delle regioni esclusa dal tavolo UE. Guidesi: “13 milioni di posti a rischio”

La Lombardia guida la battaglia per la neutralità tecnologica. Il 12 settembre Commissione europea riunita senza i territori

Automotive, l’alleanza delle regioni esclusa dal tavolo UE. Guidesi: “13 milioni di posti a rischio”

L’industria automotive europea è al bivio. Mentre la Commissione europea si prepara a riunirsi il 12 settembre per fare il punto sulla crisi del settore, l’alleanza delle regioni dell’automotive, guidata dalla Lombardia, annuncia la propria esclusione dal tavolo. L’assessore regionale lombardo Guido Guidesi non usa mezzi termini: “O si interviene o si assisterà al più grande suicidio della storia industriale”. In gioco ci sono 13 milioni di posti di lavoro in tutta Europa, di cui 300mila solo in Lombardia, con il 70% delle aziende della filiera a rischio secondo la Regione.

Guarda il servizio con l’intervista all’assessore

La discussione si sposta ora a Monaco di Baviera, dove il 9 e 10 settembre l’Assemblea delle regioni dell’automotive si riunirà per chiedere l’intervento del Partito Popolare Europeo, che sostiene la presidenza Von der Leyen. Al centro delle richieste: neutralità tecnologica e stop a “inutili divieti” che hanno favorito la concorrenza cinese.

La strategia del “tutto elettrico” sotto accusa

L’assessore Guidesi punta il dito contro la strategia europea che ha puntato esclusivamente sull’elettrico.

“L’Europa, la Commissione ha deciso a suo tempo una strada unica, omologata per arrivare all’obiettivo della mobilità sostenibile. Questa strada unica è stata l’elettrico: questo è stato un clamoroso vantaggio e un assist profondo fatto ai costruttori non europei, principalmente i cinesi”, spiega l’assessore lombardo.

La critica si basa su dati di mercato che mostrano come l’Europa sia oggi “a un quarto dalla capacità produttiva espressa dall’industria automotive”. Una situazione che, secondo le regioni, era prevedibile:

“Noi in quel momento le auto elettriche non eravamo ancora pronti a farle, mentre loro che già producevano le batterie erano molto più avanti”, osserva Guidesi.

L’alleanza delle regioni sostiene che la monocoltura elettrica abbia penalizzato l’industria europea a vantaggio di quella cinese, che già dominava la produzione di batterie e componenti elettronici. Oggi i risultati di questa strategia si vedono nella crisi che attraversa tutto il comparto, dai costruttori alla componentistica.

Neutralità tecnologica e biocarburanti: le proposte delle regioni

Le regioni europee dell’automotive hanno messo sul tavolo della Commissione una serie di proposte alternative, tutte incentrate sul concetto di neutralità tecnologica.

“Chiediamo interventi dal punto di vista della neutralità tecnologica – spiega Guidesi – l’utilizzo dei biocarburanti, una serie di possibilità dal punto di vista della trazione che ci possono permettere di avere una mobilità sostenibile ma con una pluralità di trazioni”.

Al centro del progetto alternativo c’è l’idea che gli obiettivi ambientali possano essere raggiunti attraverso diverse tecnologie: elettrico, biocarburanti e altre soluzioni innovative.

“I biocarburanti sono sostanzialmente nati in Lombardia. La loro evoluzione potrebbe consentirci anche di salvare il motore endotermico e di salvare una serie di posti di lavoro in Europa”, argomenta l’assessore.

La posizione delle regioni è supportata da studi scientifici presentati nell’ultimo anno e ha trovato convergenza in un documento approvato a novembre dal gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo. L’approccio prevede il mantenimento degli stessi obiettivi ambientali ma con maggiore flessibilità sui mezzi per raggiungerli, lasciando “libertà di azione ai territori, alle aziende, alle università, all’innovazione, alla ricerca”.

Lombardia in prima linea: 300mila posti a rischio

La Lombardia, prima regione manifatturiera d’Europa, si trova in prima linea nella battaglia per il settore automotive. I numeri lombardi fotografano la dimensione del problema: 300mila posti di lavoro tra diretti e indiretti, con il 70% delle aziende della filiera a rischio.

“Abbiamo una serie di crisi aziendali da gestire in questo momento che riguardano principalmente il settore dell’automotive, dovute alle conseguenze delle scelte che sono state fatte”, denuncia Guidesi.

Il problema non riguarda solo i grandi costruttori, ma soprattutto la rete di fornitori e componentistica che caratterizza il tessuto industriale lombardo.

“Non tutte le aziende possono convertirsi a fare componentistica dell’elettrico, perché non c’è quel tipo di componentistica, ce n’è molto meno, e lo fanno anche tanti altri”, spiega l’assessore.

La Regione Lombardia ha assunto un ruolo guida nell’alleanza delle regioni europee, trasformando la propria posizione in una piattaforma condivisa. Guidesi non esclude azioni dimostrative:

“Se non sarà così e si prenderà ancora tempo, allora ci si aspetti che il settore e la Lombardia portino la manifestazione a Bruxelles”.

Il tempo stringe

L’urgenza della situazione emerge dalle parole dell’assessore lombardo, che esprime delusione per l’atteggiamento della nuova Commissione europea.

“Mi aspettavo da questa Commissione un approccio di cambiamento molto più deciso rispetto alla precedente. Invece questa Commissione ha assunto un atteggiamento di cambiamento dal punto di vista annunciativo, ma nei fatti non è cambiato assolutamente niente”.

La pressione del mercato, secondo Guidesi, non lascia più margini di manovra:

“Non c’è più tempo di aspettare, non c’è più tempo di discutere, non c’è più tempo di tergiversare. Adesso bisogna decidere e la decisione è salvare l’automotive o distruggerlo completamente, perché questo è quello che ci sta dicendo il mercato. Quando si sbaglia bisogna correggere il tiro, e per correggere il tiro non ci vuole coraggio, ci vuole realismo. Noi ci aspettiamo questo realismo” conclude Guidesi.