Selvaggia Lucarelli sulla pisco-setta: "Ma solo io ho perplessità?"
“Quanto e cosa sappiamo di questa vicenda? Sulla base di cosa stiamo già distruggendo reputazioni, formulando accuse marchianti?”.
Con un post sulla sua seguitissima pagina facebook la giornalista Selvaggia Lucarelli pone dei quesiti/dubbi sulla psico-setta con base operativa a Cerano: a riportarlo sono i colleghi di Prima Novara.
Psico-setta le perplessità di Selvaggia Lucarelli
“La storia della psicosetta a Novara: sono solo io ad avere molte perplessità?
Non abbiamo imparato niente, verrebbe da dire leggendo le notizie sulla presunta psicosetta scoperta a Novara. Nonostante Veleno, nonostante Rignano, nonostante Sagliano Micca. Nonostante titoli sensazionalistici e processi mediatici con orchi, sangue, sette, abusi e gatti neri, in cui alla fine, tutto era una gigantesca bolla di suggestioni. O di soggezioni. Di buona e di cattiva fede, di dogmi e pregiudizi. Nonostante Bibbiano, anche.
E più leggo le notizie su questa psicosetta, più leggo titoli quali “Potente psicosetta abusava di minori”. “Il racconto della schiava-bambina”, “Nella setta degli insospettabili”, “Una botola nell’armadio del dottore: così entrai nella setta del sesso”, più mi si appiccica addosso una sensazione di disagio, come se tutto fosse una strana evocazione non di Satana, ma di corto circuiti già visti”.
“Groviglio di orribili sospetti”
“Quanto e cosa sappiamo di questa vicenda? Sulla base di cosa stiamo già distruggendo reputazioni, formulando accuse marchianti? Ho letto le notizie trapelate, ho sentito le interviste a Valeria Dulbecco, dirigente della squadra mobile di Novara e la conferenza stampa in cui quest’ultima ha spiegato l’operazione Dioniso. E mi è parso tutto un groviglio di orribili sospetti suggeriti da ricordi lontanissimi nel tempo conditi da dettagli suggestivi nella narrazione. Fatti pochi e vaghi”.
La storia riassunta dalla Lucarelli
“Tanto per cominciare, la setta agirebbe da 30 anni tra Milano, Novara e Pavia e la sua attività consisterebbe in corsi spirituali e lezioni sull’uso della spada celtica. Ora, basta andare su google e vedere in cosa consiste un corso sulla spada celtica e ci si rende conto del fatto che il tutto è molto meno “esoterico” e “inquietante” di come sembra. C’erano riti collettivi, ma le caratteristiche di questi riti non è chiara. Se sono quelli mostrati in conferenza stampa, sembrano inni alla natura con donne che danzavano in topless e la coroncina di fori sulla testa. Non proprio Eyes Wide Shut.
Secondo la dirigente della squadra mobile a capo della sette c’era un settantasettenne chiamato “il Dottore”. “Ogni tanto esce con il suo bastone e il sorriso sul volto”, sono gli incredibili dettagli riportati da un paio di giornali su di lui. Sorride, beffardo, sempre. Con un bastone. Fa già paura.
Il Dottore adescava, plagiava, indottrinava, riduceva in schiavitù le sue vittime anche minorenni e ne abusava sessualmente con ausilio di alcune psicologhe che convincevano quelle bambine della normalità di quegli atti “estremi e dolorosi”. Ora, se tutto questo fosse vero, sarebbe mostruoso, non c’è dubbio. Ma visto che gli indagati sono 30 e “probabilmente responsabili di atti sessuali anche nei confronti di minori”, c’è da chiedersi quanto siano solide le accuse. Perché poi l’eventuale “ci siamo sbagliati”- lo abbiamo visto a Rignano e altrove – si lascia dietro morti e feriti. Tanto più che “Dal 2010 non emergerebbero coinvolgimenti di minori nella setta, per cui “alcuni delitti sono stati prescritti, per questo l’invito è a collaborare”, ha dichiarato Marco Martino, dirigente dello Sco di Roma”.
La denuncia
“Il tutto partirebbe dalla denuncia di una quarantenne, due anni fa. Quando aveva otto anni (dunque 32 anni fa) sarebbe stata introdotta nella setta da un familiare. C’è rimasta per 16 anni, ha raccontato. Ha spiegato che c’era una botola nell’armadio che faceva entrare nel mondo fatato del Dottore, che se non ci entravi lui ti puniva. Questo particolare è il più inquietante.
Perché anche ne “Le cronache di Narnia” si accedeva a un mondo fatato entrando in un armadio. E perché la botola era anche nei ricordi di quel bambino di Sagliano Micca che accusò nonni, padre e zia di abusi, giurando che c’era proprio una botola nella casa del nonno, attraverso la quale si accedeva ai luoghi nascosti degli abusi. Quella botola- le perquisizioni lo accertarono- non esisteva. Eppure la sua esistenza fu segnalata al pm dell’epoca attraverso un fax con su scritto “urgente” proprio da quel Claudio Foti di Hansel e Gretel, oggi rinviato a giudizio per Bibbiano. Nonno, nonna, padre e zio si suicidarono, per quelle accuse.
Ora, magari “Il Dottore” ha davvero, una botola nell’armadio, ma visti i danni che psicologi, consulenti, pg, pm, giudici e stampa hanno fatto nel passato per aver creduto acriticamente a racconti simili, di fronte a ricordi così suggestivi e antichi bisognerebbe essere prudenti. E poi: come sono riemersi questi ricordi? Chi ha aiutato la donna nel suo percorso psicologico? Come sta? Sarebbe importante capirlo, perché non esserselo domandati, in passato, ha creato narrazioni folli. Tanto più che secondo gli inquirenti le pratiche attuate “hanno provocato nelle vittime danni psicologici gravissimi, in qualche caso sono state compromesse le facoltà mentali”. Considerato che le vittime per ora sarebbero tre in tutto, è importante capire cosa abbiano raccontato e quale sia la loro condizione psicologica.
Uno degli indagati, professore di lettere, ha dichiarato che non vede il Dottore da 10 anni e che si facevano cene, piccoli concerti e se c’era sesso in quei frangenti avveniva in zone appartate tra adulti consenzienti. “Tutto assurdo. Mi hanno sequestrato e contestato pure un cimelio della seconda guerra mondiale”, ha affermato. Va aggiunto poi un dato importante: come dimostrato in un meticoloso studio dello psicologo Corrado Lo Priore, in Italia ci sono state 17 indagini sulle psicosette con minori dal 1996 ad oggi. Nessuna di queste indagini ha confermato l’esistenza di una psicosetta, a parte una. (erano due educatori che avrebbero abusato di una vittima in una chiesa sconsacrata). Poi ci sono stati presunti casi raccontati ancora una volta Claudio Foti a La Stampa e a Famiglia Cristiana, oltre che un caso (surreale) finito negli atti di Bibbiano. Infine, sollevo un’ultima questione: che senso ha indire una conferenza stampa mentre va ancora analizzato il materiale sequestrato durante la montagna di perquisizioni effettuate?
Perché ho visto il roboante filmato sull’operazione Dioniso mostrato dalla polizia e conteneva anche delle immagini delle perquisizioni. Spero abbiano trovato qualcosa di più inchiodante di “Le poesie di Saffo”, mostrato alla stampa come fosse la pistola fumante. Mica per altro, ce n’è una copia anche a casa mia”.
(Da Il Fatto)