Segregata e picchiata in casa da marito e suoceri, salvata giovane sposa
De Corato: "I musulmani continuano a maltrattare le donne come fossero di loro proprietà".
Ormai da tempo sui social vengono condivisi post in cui si mostra il segnale d'aiuto fatto con le dita che le donne possono lanciare a passanti e sconosciuti per segnalare, senza parlare e senza farsi vedere, la violenza cui sono soggette. Come riporta Prima Mantova, è lo stesso segnale che una giovane sposa è riuscita a lanciare alla Polizia intervenuta durante una violenta lite in casa traendola in salvo.
L'allarme dei vicini sentita la violenta lite
Nel pomeriggio di martedì 15 giugno 2021, gli Agenti della Squadra “Volante”, su disposizione della Centrale Operativa della Questura, sono intervenuti d’urgenza in un Quartiere di Mantova in quanto era stata segnalata una violenta lite tra coniugi all’interno di un appartamento.
Giunti immediatamente sul posto, i poliziotti, su indicazione di alcuni vicini di casa, attraverso la porta d’ingresso dell’abitazione segnalata sono riusciti a percepire chiaramente che vi era in corso un violento litigio verbale, con urla e frasi concitate tra varie persone.
Dopo aver richiesto in maniera perentoria che venisse aperta la porta d’ingresso, sull’uscio dell’appartamento si è presentato agli Agenti, insieme alla moglie, un signore di origini nordafricane, il quale ha riferito di una lite, ormai sedata, tra il figlio e la nuora.
La scena che si è presentata ai poliziotti era a dir poco sconcertante: mentre l’uomo – con già a proprio carico una denuncia per il reato di lesioni personali – cercava di rassicurare gli Agenti sostenendo che la lite, a suo dire solo verbale, si era placata, la giovane donna, appoggiata alla parete del soggiorno a testa china, visibilmente scossa e piangente e con un evidente ematoma sulla guancia sinistra, veniva ripetutamente interrotta e zittita dal marito mentre cercava di rispondere alle domande che gli Agenti le rivolgevano.
L'allarme con le dita
In questo contesto, in un momento di distrazione dei parenti presenti, la vittima è riuscita a comunicare agli Agenti un segnale d’aiuto con un gesto delle dita, attirando la loro attenzione; questi, pertanto, avendo intuito quanto realmente stava accadendo, con la scusa di una verifica sul Permesso di Soggiorno, e malgrado la netta opposizione del marito hanno deciso di accompagnare la giovane sposa negli Uffici di Piazza Sordello.
La denuncia della vittima
Giunti in Questura, non dovendo subire ulteriormente l’influenza minacciosa ed intimidatoria di marito e suoceri, la vittima ha denunciato alla Polizia, senza reticenze, quanto oramai da tempo era costretta a subire; ha riferito che alcune ore prima il marito l’aveva violentemente percossa con pugni e schiaffi al volto, stringendole con forza le mani al collo, e ciò solo perché lei aveva manifestato l’intenzione di usare il telefono cellulare per comunicare con un’amica.
Trasferita da poco a Mantova
Nel raccontare nel dettaglio la propria vicenda personale, la donna ha riferito di essersi sposata nel 2020 e di essere arrivata a Mantova da circa tre mesi con la promessa di vivere da sola con il proprio marito, libera di lavorare e frequentare eventuali nuove amicizie.
La realtà, invece, si era mostrata ben diversa: dopo essersi ritrovata ad abitare con i suoceri e con altri fratelli del marito, sin da subito era stata fatta oggetto di continui maltrattamenti e percosse da parte del marito il quale, in più occasioni, era solito rientrare a casa ubriaco e con atteggiamenti violenti. Costui, inoltre, le ha impedito di avere contatti con l’esterno, tanto che le era stato vietato di avere una copia delle chiavi di casa; il suocero, temendo un suo allontanamento, aveva preso in “consegna” il passaporto e le copie di documenti relative al rilascio del Permesso di Soggiorno.
Denunciati marito e suoceri
Al termine della ricostruzione dei fatti, e formalizzata la denuncia da parte della vittima nei confronti del marito e dei suoceri, gli Agenti di Polizia hanno provveduto a denunciare alla Procura della Repubblica il primo per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali (tipici reati da “codice rosso”), il suocero per maltrattamenti e violenza privata, e la suocera per maltrattamenti.
Collocata in una struttura protetta
La giovane donna, invece, dopo essere stata visitata dai Sanitari al Pronto Soccorso di Mantova, è stata successivamente collocata in una Struttura protetta. Il Questore della Provincia di Mantova Paolo Sartori, in considerazione della gravità della vicenda, ha dato disposizioni all’Ufficio Immigrazione della Questura di avviare in via d’urgenza il Procedimento amministrativo finalizzato a procedere alla Revoca dei Permessi di Soggiorno ed alla conseguente Espulsione dal Territorio Nazionale del coniuge violento della giovane vittima e dei suoceri suoi complici, con trasferimento coatto nel Paese di provenienza una volta terminato l’iter giudiziario.
"I musulmani continuano a maltrattare le donne come fossero di loro proprietà"
“Ringrazio anzitutto la Polizia di Stato per aver tratto in salvo una giovane donna marocchina, arrivata da poco in Italia, tenuta segregata e picchiata dal marito e dai suoceri”. Commenta così quando accaduto, l’assessore alla sicurezza, immigrazione e polizia locale di Regione Lombardia, Riccardo De Corato.
“Una nota decisamente positiva è che i vicini di casa non siano rimasti indifferenti, allertando i soccorsi, e che la ragazza abbia trovato il coraggio di chiedere a gesti aiuto alla Polizia.
Purtroppo, è evidente che non sono bastati gli omicidi di povere ragazze “colpevoli”, agli occhi dei loro familiari, di volersi integrare e di voler vivere la loro vita liberamente in Italia. Pensiamo a Hina Saleem, la ragazza pakistana uccisa nel bresciano dai parenti l’11 agosto 2006 come punizione per non volersi adeguare agli usi tradizionali della cultura d’origine, oppure Sana Cheema, la 25enne bresciana, sempre pakistana, sgozzata ad aprile 2018 nella terra d’origine dal padre e dal fratello perché si era innamorata di un ragazzo italiano ed aveva intenzione di sposarlo. O ancora, più recente, a Saman Abbas la 18enne pakistana uccisa dalla famiglia a Novellara (Reggio Emilia) perché ha rifiutato un matrimonio combinato in Pakistan.
Oltre a loro, che hanno pagato a caro prezzo l’integrazione, ci sono numerose ragazze e donne, figlie e mogli, che negli anni hanno subito violenza da parte dei familiari o dal marito perché non si piegavano alle loro volontà.
Tutti episodi, questi come anche quello di ieri nel mantovano, che si verificano da anni nella falsa e sbagliata convinzione che le donne siano oggetti di proprietà degli uomini. Davanti a queste vicende non si può certamente continuare a parlare di ‘integrazione’. È evidente che persone che ragionano con la mentalità della sharia islamica non possono in alcun modo integrarsi nella nostra società democratica. Le donne non appartengono a nessuno! Anche stavolta silenzio assordante da parte delle femministe.Apprendo con piacere che il Questore di Mantova, Paolo Sartori, ha dato disposizioni di revocare i permessi di soggiorno al marito e ai suoceri della giovane vittima con, una volta terminato l’iter giudiziario, conseguente espulsione dal territorio nazionale con trasferimento coatto nel Paese di origine”, conclude De Corato.