Rogo discarica abusiva Corteolona, chiuso (a Lecco) il bar del mandante
Il titolare, 42 anni, è stato condannato per traffico illecito di rifiuti oltre che per attività di gestione di rifiuti non autorizzata in concorso e incendio in concorso.
Ha incendiato un capannone stipato di rifiuti avvelenando l'aria della provincia pavese con valori di diossina 40 volte superiori ai limiti massimi consentiti. Per questo il suo bar è stato chiuso. Ad emettere l'interdittiva antimafia nei confronti del Dream Cafè bar, situato a Lecco, è stato il Prefetto di Lecco, Castrese De Rosa.
Interdittiva antimafia
Il provvedimento arriva al termine delle indagini condotte dal gruppo interforze antimafia, coordinato dalla Prefettura e del quale fanno parte Questura, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Direzione Investigativa Antimafia, in campo con l'obiettivo di salvaguardare l’economia legale. Indagini che hanno portato a scoprire che l'amministratore unico della società, Riccardo Minerba, 42 anni, era stato già indagato e condannato per vari reati.
Lunga la lista dei guai con la giustizia: furto, porto di armi, estorsione, accesso abusivo in un sistema informatico o telematico, rivelazione di segreti di ufficio, detenzione illegale di armi. Ma Minerba è stato condannato anche per attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti oltre che per attività di gestione di rifiuti non autorizzata in concorso e incendio in concorso.
La discarica abusiva e l'incendio a Corteolona
Nell'ottobre del 2018 una maxi inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia era culminata con l'arresto di un gruppo di persone che smaltiva illecitamente tonnellate di rifiuti in un capannone di Corteolona in provincia di Pavia.
Una attività illegale che aveva generato un giro d’affari di un milione di euro in pochi mesi. A finire in manette, tra gli altri anche il 42enne. Le indagini erano iniziate dopo uno strano via vai di camion carichi di rifiuti (soprattutto materie plastiche, carta, pneumatici e scarti di edilizia) che scaricavano tutto il materiale in un capannone affittato proprio da Minerba nelle campagne di Corteolona.
Il capannone "saturo di rifiuti" era andato a fuoco: un rogo enorme, di cui Minerba è considerato il mandante, che sprigionò una nube di diossina che provocò intossicazioni tra i residenti e la necessità di una importante bonifica. Ma soprattutto un rogo, secondo gli inquirenti, intenzionale. Grazie anche alle intercettazioni gli investigatori riannodarono il bandolo della matassa facendo scattare gli arresti.