COLPO DI SCENA

Processo Adriatici, la sentenza: chiesta riqualificazione del reato in omicidio volontario

La riqualificazione del reato apre ora la strada a un possibile nuovo processo

Processo Adriatici, la sentenza: chiesta riqualificazione del reato in omicidio volontario
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Arrivato nel primo pomeriggio di mercoledì 6 novembre 2024 il verdetto in merito al processo che vede imputato l'ex assessore alla sicurezza di Voghera, Massimo Adriatici, per la morte di Younes El Boussettaoui.

Processo Adriatici, "omicidio volontario"

La giudice Valentina Nevoso si è espressa nel processo contro Massimo Adriatici, ex assessore alla Sicurezza di Voghera ed ex poliziotto, imputato per l’omicidio del 39enne Younes El Boussettaoui: "Non può esserci legittima difesa", ha detto durante la lettura delle motivazioni della sentenza, durata oltre 20 minuti. La giudice ha quindi richiesto una riqualificazione del reato in omicidio volontario, chiedendo che gli atti vengano trasferiti alla Procura per l’eventuale prosecuzione dell’azione penale.

Massimo Adriatici

I fatti

La vicenda risale alla sera del 21 luglio 2021, quando Adriatici ha esploso un colpo di pistola con la sua Beretta calibro 22 in piazza Meardi, ferendo mortalmente El Boussettaoui. L'ex assessore, un avvocato ed ex poliziotto, era accusato di eccesso colposo di legittima difesa. La Procura, nella persona del pm Roberto Valli, aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi, applicando attenuanti per il gesto dell'imputato. Ma gli avvocati dei familiari della vittima hanno chiesto un aggravamento del capo d'imputazione, sostenendo fin dall’inizio che si trattasse di omicidio volontario.

Il Pm Roberto Valli

Le motivazioni

Secondo quanto esposto dalla giudice Nevoso, Adriatici avrebbe potuto evitare di creare la situazione di pericolo: avrebbe potuto allontanarsi e mettere fine al confronto, ma ha scelto di non farlo. Da ex poliziotto, ha sottolineato la giudice, Adriatici avrebbe avuto la capacità e i mezzi per valutare correttamente la gravità della situazione. L’aggressione di Younes, ha aggiunto la giudice, "non fu una sorpresa", e la reazione di Adriatici sarebbe stata quindi sproporzionata e non giustificabile come un atto di legittima difesa.

La difesa

L’ipotesi difensiva si è concentrata sull’idea che Adriatici avesse reagito a un’improvvisa minaccia, ma la giudice ha respinto questa linea, mettendo in discussione la credibilità della dinamica descritta. Secondo la ricostruzione sostenuta dai familiari della vittima, al momento dello sparo, Younes si trovava a una distanza tale da non rappresentare un pericolo immediato e si sarebbe chinato come per raccogliere un oggetto, scenario che per l’accusa rafforza l’ipotesi dell’omicidio volontario.

La giudice ha inoltre sottolineato l’atteggiamento dell’imputato che subito dopo lo sparo, avrebbe mantenuto un "atteggiamento freddo", restando sulla scena e parlando al cellulare, senza mostrare particolare preoccupazione per la vittima, che in quel momento giaceva a terra ferita.

Nuovo processo?

La riqualificazione dell’accusa in omicidio volontario apre ora la strada a un possibile nuovo processo.

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