Omofobia in ospedale: prima di Sabrina il caso di Stefano che si è tolto la vita

La donna non è la sola ad essere stata marchiata con una ignobile scritta. Due anni fa era accaduto ad un suo collega.

Omofobia in ospedale: prima di Sabrina il caso di Stefano che si è tolto la vita
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Omofobia in ospedale: prima di Sabrina il caso si Stefano che si è tolto la vita. Sabrina Di Biase non è la sola ad essere stata marchiata con una ignobile scritta. Due anni fa era accaduto ad un suo collega.

Omofobia in ospedale

La scorsa settimana vi abbiamo raccontato di una giovane donna, Sabrina Di Biase, vittima di omofobia sul posto di lavoro, all’Ospedale Manzoni di Lecco.

Sabrina, 34 anni madre di 4 figli e prossima alle nozze con la propria compagna, ha trovato sul suo armadietto la scritta “Fuori di qua lesbica”.
Quando Sabrina è entrata nella redazione del Giornale di Lecco per raccontare la sua storia, su un punto è stata chiara: “Non lo faccio solo per me, lo faccio anche per un collega che ha subito le stesse vessazioni. E adesso non c’è più”.

Sì, perché quella scritta omofoba sull’armadietto di Sabrina – «Fuori di qua lesbica» – era già apparsa, in termini diversi, sull’anta dell’armadietto di Stefano Buttitta, infermiere della Chirurgia, che aveva trovato la scritta “Frocio di m…” e che oggi non c’è più.

LEGGI QUI CHI ERA STEFANO

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Il direttore Generale dell’Asst di Lecco

Intanto, mentre l’Asst di Lecco ha istituito una Commissione con cinque persone per far luce sul caso di Sabrina, il dg Paolo Favini assicura di non aver “ricevuto alcuna segnalazione di situazioni di pesante disagio come quelle denunciate dalla signora Di Biase”.

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