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Nuovo focolaio di Peste Suina Africana in un allevamento di maiali nel Pavese

Riscontrato in un’azienda di Inverno e Monteleone che ospita circa 800 capi

Nuovo focolaio di Peste Suina Africana in un allevamento di maiali nel Pavese
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Non si arresta la diffusione della Peste Suina Africana in provincia di Pavia: riscontrato un nuovo focolaio in un allevamento di maiali di Inverno e Monteleone.

PSA, nuovo focolaio in allevamento nel Pavese

La diffusione della Peste Suina Africana (PSA) non si arresta e continua a colpire il settore suinicolo lombardo. L’ultimo caso in provincia di Pavia, è stato riscontrato in un'azienda situata nel comune di Inverno e Monteleone. L’allevamento, dove è stato riscontrato il focolaio, ospita circa 800 capi, come confermato dagli accertamenti condotti dalla sezione di Pavia, dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna.

Maggiori controlli

L’Unità operativa veterinaria di Regione Lombardia, sotto la guida di Marco Farioli, ha sottolineato che la positività è stata rilevata grazie a un'intensificazione della sorveglianza sanitaria nella zona. Per il momento, non sono state rilevate movimentazioni di animali a rischio, né in entrata né in uscita dagli allevamenti colpiti.

Animali abbattuti

Per contrastare l'espansione dell'epidemia, è stato immediatamente attivato un piano di eradicazione, che prevede l'abbattimento degli animali infetti. Finora, il numero complessivo di capi abbattuti ha raggiunto la cifra impressionante di 40.780.

Impatto devastante sul settore

La nuova ondata di PSA ha duramente colpito le aziende suinicole della provincia di Pavia, che già nel 2023 avevano subito gravi danni a causa della diffusione del virus. Prima dell’emergenza, il numero di suini allevati nella zona era di circa 230.000 capi; oggi, questo numero si è più che dimezzato, scendendo a 110.000. Le associazioni di categoria esprimono preoccupazione: la persistenza del virus potrebbe portare alla scomparsa del settore suinicolo nella provincia, con un danno economico e sociale incalcolabile.

Zone di sorveglianza

A seguito della scoperta di nuovi focolai al confine tra la provincia di Pavia e quella di Milano, anche il Comune di Melegnano e diversi comuni limitrofi del Sud Milano (tra cui San Giuliano Milanese, Locate Triulzi e Pieve Emanuele) sono stati inseriti in zona di sorveglianza. L'Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Milano ha emesso la direttiva per prevenire ulteriori contagi.

Le cause della diffusione

La Peste Suina è un virus dall’alta contagiosità che si trasmette da razza suina, quindi da cinghiale a maiale, può avere una durata di diversi mesi e non rappresenta un pericolo per l’uomo.

La Regione Lombardia ha investito quasi 10 milioni di euro in misure di biosicurezza e ha implementato rigorose procedure di controllo sanitario negli allevamenti. Secondo gli esperti, tuttavia, l'uomo sembra essere il principale vettore di trasmissione del virus all'interno degli allevamenti. Violazioni delle norme igienico-sanitarie, come il mancato utilizzo di disinfettanti e calzature protettive, sono state segnalate come possibili cause dell'infezione.

"Abbiamo cercato di supportare le aziende colpite, elevando il livello di vigilanza. Il servizio veterinario continua a effettuare controlli e prelievi", ha affermato Alessandro Beduschi.

Tuttavia, l’assessore all’agricoltura di Regione Lombardia ha evidenziato che, nonostante le precauzioni, la diffusione del virus è spesso legata a comportamenti negligenti.

“Come assessore all’agricoltura - ha sottolineato - voglio fare un richiamo al massimo rispetto delle norme di biosicurezza per garantire la massima protezione degli animali allevati. La magistratura sta indagando su alcuni casi di trasgressione", ha aggiunto Beduschi, evidenziando che il mancato rispetto delle norme ha già causato danni economici per decine di milioni di euro.

“Come abbiamo ormai acclarato – ha detto ancora Beduschi – i veicoli della peste possono essere i  cinghiali e il fattore umano che indirettamente può veicolare il virus negli allevamenti. E sappiamo bene che in Lombardia ci sono troppi cinghiali e, per questo, la Regione ha varato un'azione di depopolamento importante. L’impegno morale è alzare il livello da parte di tutti, continuare a ridurre il numero dei cinghiali con determinazione, senza mai abbassare la guardia”.

A rischio l'export dei salumi

Il rischio maggiore ora riguarda l'export dei prodotti suini, in particolare dei salumi. Se l’Italia dovesse essere costretta a interrompere le esportazioni, le perdite potrebbero ammontare a circa 30 miliardi di euro, mettendo in ginocchio l’intero settore agricolo.

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