Michela Allevi membro della Piattaforma Italiana del Fosforo
L’imprenditrice: “Sostanza non rinnovabile ed in esaurimento, l’utilizzo di fanghi in agricoltura è un’importante forma di recupero”.

Michela Allevi membro della Piattaforma Italiana del Fosforo su incarico del Ministero dell'Ambiente. L’imprenditrice: “Sostanza non rinnovabile ed in esaurimento, l’utilizzo di fanghi in agricoltura è un’importante forma di recupero”.
Michela Allevi membro della Piattaforma Italiana del Fosforo
L’imprenditrice lomellina Michela Allevi dell’omonima Azienda Agricola di Ferrera Erbognone, realtà che recupera e tratta fanghi biologici di depurazione, è entrata a far parte della Piattaforma Italiana del Fosforo promossa dal Ministero dell’Ambiente.
“Sono orgogliosa di far parte di questo importante tavolo di lavoro – spiega Michela Allevi – il cui obiettivo è dettare le basi per un piano di sostenibilità a lungo termine che vuole far fronte ad una problematica particolarmente avvertita dal Ministero stesso e diversi Enti e stakeholders: quella della non rinnovabilità del fosforo, sostanza ampiamente utilizzata come fertilizzante in agricoltura. Oggi sono seduta al tavolo di questa piattaforma nel gruppo di lavoro Normativa e nel gruppo di lavoro Mercato”.
Il Ministero dell’Ambiente ha promosso la nascita della piattaforma con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza su questa materia prima strategica in agricoltura e definita critica dalla Commissione Europea.
“Il nostro Paese – spiega l’imprenditrice reduce dalla sua presenza a Roma – è quasi totalmente dipendente dall’importazione da Paesi esteri. La Piattaforma, gestita dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico (ENEA), riunisce tutti gli stakeholder italiani attivi in tutte le fasi del ciclo di vita del fosforo e ha il compito di individuare tecnologie, buone pratiche esistenti e strategie per la chiusura del ciclo su questa materia prima, fino all’elaborazione di un piano di sostenibilità e lungo termine”.
Rinnovabilità del fosforo
A preoccupare è la non rinnovabilità del fosforo. “Proprio così – spiega Michela Allevi – A Roma stiamo discutendo anche sul caro costi di questa materia prima dettato principalmente dal fatto che l’Italia dipende totalmente da Stati esteri e che la stessa materia è in fase di esaurimento, per questo c’è molta attenzione sulla possibilità di recuperare questo elemento da fonti alternativa quali i rifiuti. Il fosforo è contenuto in discrete quantità nelle acque reflue avviate agli impianti di depurazione, motivo per cui i fanghi biologici derivanti dal trattamento di depurazione delle acque sono ricchi di questo elemento. Il fosforo è un elemento quanto mai prezioso per le coltivazioni ed è fondamentale ricordare che la prima e meno onerosa forma di recupero agricolo di questo nutriente avviene proprio tramite l’utilizzo in pieno campo di fertilizzanti quali i fanghi biologici di depurazione, gessi di defecazione da fanghi e compost da fanghi”.
Che sia in esaurimento non e' assolutamente vero