Maxi indagine per caporalato e appalti truccati: fermati 13 soggetti tra cui dirigenti dell'Asst di Pavia
Indagati anche amministratori di fatto, prestanome e dipendenti di una cooperativa operante nel settore dei trasporti sanitari.
La Procura della Repubblica di Pavia, nell'ambito di complesse indagini per caporalato e appalti truccati (valore complessivo circa 11 milioni di euro), condotte con l'ausilio della Guardia di Finanza di Pavia e Vigevano, ha notificato avviso di conclusione delle indagini ex art. 415 bis cpp nei confronti di tredici soggetti, tra i quali figurano dirigenti dell'ASST di Pavia e amministratori di fatto, prestanome e dipendenti di una cooperativa operante nel settore dei trasporti sanitari, tra le prime a livello nazionale, affidataria di appalti pubblici in tutta Italia.
L'origine delle indagini
L'indagine già nel marzo 2021 aveva portato all'arresto di 4 persone, nonché all'esecuzione di perquisizioni e sequestri di documentazione e apparati informatici in diverse aree geografiche del Paese (Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia), per appalti affidati in modo irregolare e fraudolenta esecuzione di pubbliche forniture.
Nell'ambito della medesima indagine, nell'ottobre del 2021, proprio in funzione delle numerose illiceità emerse, della acclarata condizione di sfruttamento dei lavoratori e della corresponsione di retribuzioni sensibilmente inferiori a quelle previste dai contratti collettivi nazionali di riferimento, il Tribunale di Pavia, su richiesta della Procura, aveva disposto il sequestro preventivo dell'intero compendio aziendale della cooperativa, il cui patrimonio è di circa 5 milioni di euro, oltreché il sequestro per equivalente di circa 200 mila euro in capo ai caporali.
Il pubblico servizio svolto dalla cooperativa non è comunque stato interrotto in quanto questo Ufficio ha richiesto e ottenuto dal GIP del Tribunale la nomina di un amministratore giudiziario, il quale è stato incaricato per la gestione e la corretta continuazione delle attività di soccorso. Le indagini svolte dai militari del Gruppo di Pavia e della Compagnia di Vigevano hanno permesso di individuare diverse gare d'appalto per l'affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza, in diverse parti del territorio nazionale (tra cui Pavia, Roma, Milano, Perugia, Ancona, Pescara, Napoli e Vimercate), turbate mediante impiego di mezzi fraudolenti, in relazione alle quali sono state altresi accertate molteplici frodi nell'esecuzione del servizio pubblico.
Il modus operandi
La cooperativa, secondo la prospettazione accusatoria, agiva tramite prestanomi, al fine di occultare la costante presenza ed effettiva direzione aziendale da parte di uno degli indagati il quale, già condannato in via definitiva nel 2017 per turbata libertà degli incanti, ricorreva sempre al medesimo modus operandi per ottenere l'aggiudicazione degli appalti a cui partecipava, ossia proporre prezzi estremamente bassi - spesso al limite della anti -economicità - lucrando sull'esecuzione del servizio in frode, attraverso il mancato allestimento delle sedi secondarie dichiarate, l'impiego di mezzi di soccorso in numero inferiore a quanto dichiarato, e lo sfruttamento dei lavoratori, realizzato non solo attraverso la corresponsione di retribuzioni insufficienti ma anche attraverso la mancata corresponsione dei contributi previdenziali e assistenziali.
Eseguivano di rado sanificazioni delle ambulanze in piena pandemia
Emblematico è inoltre quanto emerso dalle videoriprese effettuate su talune ambulanze: rarissimamente venivano eseguite sanificazioni all'interno del vano sanitario, sanificazioni che, invece, avrebbero dovute essere eseguite dopo il trasporto di ogni paziente (cosi come previsto dalla normativa regionale e dal contratto d'appalto), soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19. Solo per dare un'idea della portata del rischio sanitario accertato, una delle ambulanze monitorate, in 20 giorni di lavoro con contestuale trasporto di 92 pazienti è stata sanificata solo in 4 occasioni mentre un'altra, in 9 giorni di servizio ed 86 pazienti trasportati, è stata sanificata un'unica volta.
Cooperativa indagata per caporalato
Le indagini hanno permesso di evidenziare come la cooperativa indagata (oggi sotto sequestro e posta alla guida di un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale), abbia potuto far fronte ad un considerevole ribasso rispetto alle tariffe indicate dalle Stazioni Appaltanti attraverso un'illecita manipolazione dei costi del lavoro: la cooperativa remunerava i propri dipendenti con stipendi molto inferiori ai minimi salariali costringendo, di fatto, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un enorme vantaggio concorrenziale.
I volontari-lavoratori, costretti a turni di lavoro oltremodo gravosi (per oltre 12 ore continuative e senza pause), spesso non avevano altra scelta se non quella di mangiare o dormire, quando possibile, all'interno della cabina sanitaria dell'ambulanza (che avrebbe dovuto rimanere sterile); erano inoltre anche costretti ad effettuare trasporti che esulavano dal loro impiego (ad es. trasporto di un motore all'interno del vano sanitario dell'ambulanza).
In tal modo il servizio veniva espletato, nel pieno della pandemia, in condizioni igienicamente precarie e pregiudizievoli per la salute degli ammalati, in spregio alle più elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti Covid-19.
In ultimo, a seguito di accertamenti fiscali svolti dalla Guardia di Finanza, con la preziosa collaborazione dell'INPS di Pavia e dell'Agenzia delle Entrate di Pesaro, gli amministratori di fatto e di diritto della cooperativa sono stati sottoposti ad indagine anche:
- per aver utilizzato in compensazione crediti di imposta, derivanti da sedicenti attività di ricerca e sviluppo mai effettuate, per oltre 490.000 euro, ottenendo un ingente risparmio di imposta
- per non aver versato correttamente contributi assistenziali e previdenziali per i propri dipendenti per oltre 3.5 milioni di euro (costituiti da imposte e relative sanzioni).