Gli scarti di lavorazione dell'uva diventano prodotti cosmetici
Terre d'Oltrepò ha aderito come partner ad un progetto dell’Università di Pavia.
Gli scarti di lavorazione di Terre d'Oltrepò diventano prodotti cosmetici. Il presidente Giorgi: “Potrebbe essere un’alternativa economica per il territorio”.
Gli scarti di lavorazione di Terre d'Oltrepò diventano prodotti cosmetici
C’è anche la cantina Terre d’Oltrepò, in qualità di partner, nel progetto di valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria vitivinicola ottenendo in modo riproducibile, dagli scarti della pigiatura dell’uva, ingredienti per uso cosmetico. Una novità che prevede l’utilizzo di ingredienti sostenibili e a km0 per l’industria cosmetica degli scarti del mondo del vino. Ideatori di questo progetto innovativo sono l’Università degli Studi di Pavia, in particolare il Dipartimento di Scienze del Farmaco e lo spin-off accademico Etichub di cui è direttore scientifico la professoressa Paola Perugini.
“Un’idea che abbiamo abbracciato perché ci sembra importante sviluppare e trasformare tutti gli scarti di lavorazione dell’uva con un fine a carattere scientifico, medico e cosmetico – spiega il presidente di Terre d’Oltrepò, Andrea Giorgi – Questo progetto, riassumendo, tende alla valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria vitivinicola ottenendo in modo riproducibile, dagli scarti della pigiatura dell’uva, ingredienti per uso cosmetico e quindi valutarne la qualità, l’efficacia e la sicurezza”.
Alternativa economica per l'Oltrepò Pavese
Un progetto che punta anche a trovare alternative economiche all’Oltrepò Pavese.
“Proprio così – aggiunge il Presidente Giorgi - In questo modo sarà possibile rendere fruibili degli ingredienti naturali, sostenibili e funzionali alla filiera cosmetica, originando un nuovo settore di sviluppo economico per il territorio”.
Il residuo della lavorazione dell’uva comprende buccia, vinaccioli (semi) e graspi e presenta una composizione chimica variabile, a seconda di diversi fattori come il clima, il luogo della loro provenienza e la varietà del vitigno. I semi d’uva sono ricchi di antiossidanti fenolici, mentre le bucce contengono abbondanti antociani, che sono i responsabili della colorazione.
“I composti fenolici e i costituenti lipofili come gli acidi grassi essenziali e le vitamine, oltre che le proteine, i carboidrati non digeribili e gli antiossidanti non fenolici come tocoferoli e beta-carotene che sono contenuti nei sottoprodotti della lavorazione dell’uva – si legge nel progetto presentato dall’Università degli Studi di Pavia e da Etichub - possono assumere una notevole importanza economica per il territorio dell’Oltrepò per le possibili applicazioni nell’industria farmaceutica, cosmetica e alimentare”.
Il progetto avrà una durata stimata di 24 mesi e sarà suddiviso in 5 fasi principali che vanno dalla lavorazione dei sottoprodotti per l’ottenimento dell’ingrediente utilizzabile in ambito cosmetico fino allo sviluppo dei prodotti veri e propri.