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Garlasco: sentita ex pm a Brescia, perquisito ex carabiniere, vertice a Roma per il pool Sempio

"Abbiamo analizzato i report genetici e le immagini della scena del crimine. Grazie al contributo di Andrea Sempio abbiamo identificato i luoghi in cui può esserci stato un contatto comune tra lui e Chiara"

Garlasco: sentita ex pm a Brescia, perquisito ex carabiniere, vertice a Roma per il pool Sempio

L’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto del 2007, si muove su un doppio binario investigativo, con la Procura di Brescia che accelera sul fronte della corruzione in atti giudiziari e la difesa di Andrea Sempio che si prepara a un’udienza decisiva per il destino del proprio assistito. Entrambe le vicende ruotano attorno ai fatti del 2017, quando venne disposta l’archiviazione delle indagini che già allora vedevano Sempio indagato in concorso con Alberto Stasi.

L’inchiesta per corruzione

Proseguono senza sosta gli accertamenti della Procura di Brescia che indaga sulla presunta corruzione tra l’ex pubblico ministero Mario Venditti e la famiglia di Andrea Sempio. L’ipotesi d’accusa sostiene che l’ex procuratore di Pavia avrebbe accettato denaro in cambio della richiesta di archiviazione dell’inchiesta su Sempio.

Perquisizione a casa di ex Carabiniere

Un segnale chiaro dell’intensificazione delle indagini è la perquisizione effettuata ieri, 20 novembre, dai carabinieri in un appartamento di proprietà di Silvio Sapone, ex luogotenente dell’Arma e per anni a capo della polizia giudiziaria della Procura di Pavia.

Sebbene Sapone non risulti iscritto nel registro degli indagati, gli investigatori hanno concentrato i loro sforzi su una cassaforte trovata all’interno dell’immobile, che era affittato a terzi. Le ragioni specifiche del controllo non sono note, ma l’atto rientrerebbe nel fascicolo della presunta corruzione giudiziaria.

Sotto la Lente l’ex PM di Pavia

A dare ulteriore spessore all’indagine è stata anche l’audizione come persona informata sui fatti dell’ex pubblico ministero di Pavia, Giulia Pezzino. Pezzino è la magistrata che, insieme all’allora procuratore aggiunto Mario Venditti, firmò la richiesta di archiviare l’inchiesta a carico di Sempio nel 2016.

L’ex pm si è dimessa dalla magistratura lo scorso febbraio, in concomitanza con la riapertura del caso a Pavia e l’iscrizione di Andrea Sempio nel registro degli indagati. La Pezzino è stata ascoltata per diverse ore dalla Procura bresciana non solo per l’indagine sulla corruzione di Venditti, ma anche nell’ambito di una presunta mala gestione della Procura di Pavia. I verbali della sua deposizione, avvenuta davanti alle pm Chiara Bonfadini e Claudia Moregola, sono stati secretati.

La difesa di Sempio

Contemporaneamente agli sviluppi bresciani, l’attenzione si sposta su Roma, dove ieri si è riunito il team difensivo di Andrea Sempio. L’incontro, tenutosi presso il Laboratorio Genomica, è servito per definire il piano strategico a meno di un mese di distanza dall’appuntamento chiave in aula: l’udienza del 18 dicembre 2025.

In quella data, i periti super partes illustreranno al gip i risultati dell’incidente probatorio. Al centro della discussione ci sarà il responso sull’analisi delle unghie di Chiara Poggi, volto a stabilire definitivamente la presenza o meno del DNA di Andrea Sempio.

Al termine della riunione romana, lo stesso Andrea Sempio ha rilasciato una breve dichiarazione:

“Mi sento più tranquillo dopo questi lavori”.

L’avvocato Liborio Cataliotti, legale di Sempio, ha illustrato il fulcro della strategia difensiva:

“Abbiamo analizzato i report genetici e le immagini della scena del crimine. Grazie al contributo di Andrea Sempio abbiamo identificato i luoghi in cui può esserci stato un contatto comune tra lui e Chiara”.

L’obiettivo è dimostrare che un eventuale contatto, e quindi la traccia di DNA, sarebbe avvenuto in forma indiretta, ovvero tramite il tocco di un oggetto comune a entrambi. La difesa sostiene che le tracce sulle unghie siano frutto di una contaminazione, una tesi già sostenuta nel 2014 dalla perizia super partes del dottor Francesco De Stefano, all’epoca del processo d’Appello bis contro Alberto Stasi.

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