Garlasco, incidente probatorio: cosa succederà martedì 17 giugno in Procura
Al centro nuovi esami scientifici nell'inchiesta riaperta sull'omicidio di Chiara Poggi

Caso Garlasco: nell'incidente probatorio scocca l'ora delle impronte e dei DNA. Esattamente fra una settimana, martedì 17 giugno 2025, nuovo appuntamento in Procura a Pavia per l'inchiesta riaperta sull'omicidio di Chiara Poggi.
Cosa succederà martedì 17 giugno in Procura
A diciotto anni dal brutale omicidio di Chiara Poggi, il caso Garlasco continua ad agitare le acque della giustizia italiana. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, nuove piste, indizi e interrogativi tengono viva un’inchiesta che sembra non voler mai concludersi.
Il 17 giugno 2025 si apre un nuovo capitolo dell'incidente probatorio: l’obiettivo è fare luce su tracce di DNA e impronte rilevate sul luogo del delitto e per far questo prenderà il via una maxi consulenza genetica e dattiloscopica su reperti chiave del caso, in sostanza si avvieranno le operazioni di confronto e analisi.
Ricordiamolo, l'incidente probatorio è un'udienza preliminare finalizzata all'acquisizione anticipata di prove (altrimenti irripetibili o a rischio di dispersione) e alla cristallizzazione di perizie utilizzabili nell'eventuale successivo processo. In questa nuova inchiesta sul casco Garlasco:
- la prima udienza si è tenuta il 9 aprile 2025 (con una subito "burrascosa" contestazione della nomina dei periti incaricati di effettuare gli accertamenti genetici)
- venerdì 16 maggio 2025, la seconda udienza dell’incidente probatorio (con l'affidamento di sette quesiti ai periti)
- martedì 20 maggio 2025 è stata la giornata della convocazione a sorpresa di Alberto Stasi e Andrea Sempio in Procura per un interrogatorio in simultanea
- martedì 17 giugno 2025: via alle operazioni di confronto e analisi su tracce di DNA e impronte rilevate sul luogo del delitto
Le impronte
Un dettaglio, rimasto per anni tra le pagine degli atti, sta ora assumendo un ruolo centrale: l’impronta papillare identificata con il numero “33”, individuata sulla parete destra delle scale che portano al piano interrato della villetta, dove Chiara fu ritrovata senza vita. Secondo gli inquirenti, quella traccia sarebbe compatibile con il palmo di una mano appoggiata da chi si fosse affacciato dall’alto senza scendere i gradini, un’ipotesi che combacia con l’assenza di impronte insanguinate sulle scale stesse.
Quella “manata” lasciata sul muro, già nel 2007 ritenuta “l’impronta dell’assassino” (e che la procura di Pavia attribuisce ora ad Andrea Sempio), torna oggi oggetto di nuovi accertamenti. I carabinieri del RIS stanno cercando negli archivi il frammento di intonaco prelevato all’epoca, nella speranza che possa contenere ancora tracce biologiche.
Sotto la lente anche l'impronta n.10: si tratta di un'impronta insanguinata, si ipotizza lasciata dall'assassino uscendo da casa Poggi, sullo stipite interno della porta d'ingresso.
Ecco, quella prova potrebbe sì aggiungere molto al quadro, se con le moderne tecniche scientifiche la si potesse correlare a qualcuno o se addirittura potesse essere anche analizzata geneticamente e offrire qualche tipo di corrispondenza.
Le tracce genetiche
Su richiesta del gip, nei prossimi giorni verranno analizzati anche nuovi campioni genetici.
A fornire il proprio DNA saranno non solo i giovani amici della vittima, tra cui le cugine Stefania e Paola Cappa, Marco Panzarasa, Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti, ma anche investigatori, soccorritori e il medico legale intervenuti quel tragico 13 agosto 2007. L’obiettivo è chiaro: comparare ogni traccia disponibile con i profili genetici di Andrea Sempio e dello stesso Stasi.