Ricordate quella mattina d’inizio giugno in cui tutti i media si precipitarono a Garlasco perché via Pascoli era stata chiusa e uomini in tuta bianca erano entrati di nuovo nella villetta dei Poggi con tutto un armamentario tecnologico? Erano i Ris (di Cagliari stavolta) che con laser e scanner “vivisezionavano” ancora una volta la scena del delitto, con tecniche più moderne.
I risultati, confrontati con analisi e indagini del passato hanno dato un responso: la perizia conferma che nell’omicidio di Chiara Poggi del 2007 non c’è stato un secondo assassino. Le indagini hanno ricostruito la scena del crimine in 3D che confermerebbe l’ipotesi iniziale: il killer ha agito da solo.
Il che risuona (fragorosamente) di conseguenza come un de profundis sull’inchiesta della Procura di Pavia che tutto il mondo sta seguendo da marzo e che vede indagato Andrea Sempio per omicidio in concorso.
La Procura di Pavia, però, frena su quanto trapelato fino ad ora e si mostra più prudente. In merito alla perizia dei Ris di Cagliari, infatti, parla di un “contenuto che non è aderente”, di fatto non smentendo ma neanche confermando che ci sia stato un unico assassino sulla scena del crimine.
Garlasco, un solo assassino sullo scena del delitto
Diciotto anni dopo il delitto, la nuova consulenza dei Ris di Cagliari esclude la presenza di un secondo responsabile nell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. Il documento depositato in Procura a Pavia ricostruisce la dinamica del delitto con precisione, rafforzando la tesi che vede Alberto Stasi, allora fidanzato della vittima, come unico autore dell’omicidio. Stasi sta scontando una condanna definitiva a 16 anni.
Ricostruzione 3D
Il 9 giugno scorso gli specialisti dell’Arma hanno effettuato sopralluoghi nella villetta dei genitori di Chiara, realizzando una ricostruzione tridimensionale della scena del crimine con l’ausilio di droni e analizzando le macchie di sangue con la tecnica della Bloodstain Pattern Analysis (BPA). Il lavoro non ha evidenziato la presenza di altre persone al momento del delitto, smentendo così l’ipotesi di un complice.

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La traccia 33
Gli investigatori si erano concentrati sulla parete destra delle scale, dove era stato trovato il corpo di Chiara, in particolare sulla “traccia 33”, attribuita recentemente a Andrea Sempio. Tuttavia, la Procura ha precisato che non è possibile procedere ad accertamenti biologici sulla traccia, poiché l’intonaco su cui si trovava era già stato utilizzato in precedenti verifiche.
Nuovi accertamenti scientifici
La consulenza dei Ris sarà affiancata da quella della dottoressa Cristina Cattaneo, incaricata di chiarire alcuni aspetti del delitto: identificare l’arma, contare le lesioni e stabilire anche se l’omicidio sia stato commesso da una o più persone. I risultati delle due consulenze saranno integrati per avere un quadro completo della dinamica del crimine.
Le impronte nella spazzatura
Restano da analizzare le otto impronte digitali parziali trovate sulla spazzatura repertata la mattina del delitto: sei su un sacchetto di cereali e due su un sacco della spazzatura. A settembre, negli uffici della Questura di Milano, il perito dattiloscopico Domenico Marchegiani, insieme ai consulenti di pm, difese e famiglia della vittima, ha rintracciato queste tracce, distinte da quelle già analizzate sul brick di Estathé e sulla confezione di biscotti.
Prossimi passaggi dell’inchiesta
Per completare tutti gli accertamenti, i consulenti hanno richiesto una proroga dei termini. La giudice di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha convocato le parti il 26 settembre per fare il punto della situazione, mentre la chiusura degli esperimenti scientifici è prevista per il 24 ottobre, quando gli esperti discuteranno i risultati davanti al giudice.