Effetto Covid: gli italiani ora sono più disposti a rischiare. Lo studio pavese
In presenza di una seconda ondata di contagi, una fetta di italiani vivrà la preoccupazione per la stabilità finanziaria come prioritaria rispetto a quella per la salute.
Uno studio di un gruppo di ricercatrici della Scuola IUSS, dell’Università e della Maugeri di Pavia
ci dice in che modo l’incertezza lavorativa e la minaccia per la salute stanno modificando l’attitudine individuale al rischio.
Minaccia per lavoro e salute
Nonostante siano passati più di sei mesi dallo scoppio, la pandemia da Covid-19 continua a
rappresentare una minaccia per la salute e per l’economia dei Paesi, esercitando un forte impatto psicologico e sociale in tutto il mondo.
Ricerca pavese
Studi di ricerca condotti su individui sottoposti a eventi particolarmente stressanti hanno dimostrato che tali esperienze, mettendo in crisi l’individuo, sono in grado di modificare la percezione del rischio e, conseguentemente, l’attitudine al rischio. Nel lavoro “Covid-19 in mind: how job loss and health threatening events modulate risk-taking behaviours in real-life contexts” Caterina Galandra (IRCCS ICS Maugeri), Chiara Cerami (IUSS Pavia) e Chiara Crespi (Università di Pavia) hanno voluto indagare quanto l’esperienza del Covid-19 abbia modificato il profilo di rischio degli italiani. Lo studio è stato condotto su 130 lavoratori in ambito sanitario e non, intervistati durante il lockdown, utilizzando un Risk Task sviluppato ad hoc che include un classico compito di rischio, che implica la scelta tra due possibili esiti di tipo monetario, e due nuovi compiti che esplorano l’attitudine al rischio legata all’emergenza Covid-19 in relazione ai diversi esiti in relazione alla salute e all’occupazione lavorativa.
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Si rischia di più
I risultati dello studio mostrano che gli italiani tendono a essere più propensi al rischio quando ci sono in gioco la salute e il lavoro, rispetto a quando si confrontano con scelte legate a semplici
stimoli monetari, con una maggior propensione al rischio all’aumento del valore della posta in
gioco. I lavoratori in ambito sanitario si dimostrano inoltre significativamente più propensi al
rischio rispetto ai lavoratori operanti in altri ambiti nelle scelte legate allo status lavorativo,
documentando quindi la forte disparità tra le due categorie lavorative a partire dalla crisi
economica indotta dal Covid-19. Gli esiti legati all’occupazione lavorativa sono quindi apparsi più
salienti per quella categoria di lavoratori che vive l’incertezza e l’imprevedibilità del futuro
lavorativo post-Covid-19. Lo studio ha quindi documentato come la pressione psicologica esercitata dal ricordo o dalla simulazione mentale di esperienze di vita reale, quali l’infezione da SARS-CoV2 o la perdita del lavoro, potrebbero indurre gli italiani a essere più propensi al rischio, al fine di evitare esiti maggiormente dannosi e ottenere condizioni di vita più favorevoli. In presenza di una seconda ondata di contagi, una fetta di italiani vivrà quindi la preoccupazione per la stabilità finanziaria come prioritaria rispetto a quella per la salute, condizionando inevitabilmente le proprie scelte in termini di prevenzione, diagnosi e cura. E’ quindi prevedibile che l’impatto di patologie considerate meno gravi possa aumentare contribuendo a un incremento della fragilità e
vulnerabilità sociale globale dell’intera popolazione.