Covid-19

E se le zone fossero divise per provincia? Pavia non sarebbe zona rossa

E' quanto evidenzia il modello di suddivisione dell'Italia non in regioni, bensì su base provinciale.

E se le zone fossero divise per provincia? Pavia non sarebbe zona rossa
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E se le zone fossero provinciali? Pavia non sarebbe zona rossa. E’ quanto evidenzia il modello di suddivisione dell’Italia non in regioni, bensì in singole province ed elaborato dal dottor Paolo Spada, medico dell’ospedale Humanitas di Milano.

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Il dottor Spada, chirurgo vascolare, è  presidente di EVARplanning, startup innovativa vincitrice del premio BioUpper per le idee imprenditoriali nelle scienze della vita. E’ un esperto di algoritmi applicati alla medicina e dall’inizio dell’emergenza sanitaria pubblica quotidianamente report sui dati del contagio e autore della rubrica Pillole di Ottimismo.

Il suo modello (La fonte dei dati per quanto riguarda l’incidenza è il Ministero della Salute mentre quella sulla disponibilità dei  posti letto è AGENAS) si basa sulla sola incidenza del contagio da coronavirus sul numero di abitanti.

Secondo i dati elaborati nel grafico, l’incidenza nella provincia di Pavia sarebbe pari a 140 casi ogni 100.000 abitanti in 7 giorni, a fronte di una soglia regionale pari a 151.

Zona rossa per Sondrio, Como, Brescia e Mantova

Sempre secondo il grafico elaborato dal dottor Spada, e aggiornato al 20 gennaio 2021, in Lombardia l’incidenza più alta è in provincia di Mantova, (220 casi ogni 100mila abitanti), seguita da Sondrio (193), Como (184) e Brescia (167). Queste quattro province sarebbero quindi le uniche, per il momento, a dover essere in zona rossa in Lombardia.

Il modello provinciale

“La distinzione in base all’incidenza provinciale adatta maggiormente la misura alla reale necessità del territorio, valorizzando il senso di responsabilità del cittadino –spiega il dottor Spada-. Al di fuori delle aree rosse, è ipotizzabile la riapertura delle attività, sottoponendole a contingentamento. La soglia regionale, vincolata alla disponibilità di posti letto (=posti non occupati da pazienti Covid), in particolare in Area Critica, tiene conto della possibilità che alla vaccinazione delle fasce di popolazione a rischio faccia seguito una graduale riduzione del ricorso a misure restrittive”.

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