Dopo Milano, Pavia: scandalo alla Canottieri Ticino, scoperta chat con foto di ragazze in costume e commenti sessisti
Nei guai otto soci dopo la denuncia di alcune frequentatrici del circolo: hanno scoperto il tutto da uno dei partecipanti alla chat che si sarebbe pentito di esserci entrato
Dopo la bufera della "chat degli 80" che lo scorso giugno aveva travolto l'agenzia di comunicazione milanese "We Are Social", un caso molto analogo si è verificato negli ultimi mesi anche a Pavia, interessando da vicino uno dei circoli sportivi più prestigiosi della città ossia la Canottieri Ticino. La Procura di Pavia ha aperto un'indagine sul caso di una chat sessista che coinvolge otto soci del circolo. I membri di questa conversazione sarebbero stati scoperti a seguito della sottrazione di un telefono da un lettino in piscina, ma tutto è ancora da verificare.
Chat sessiste tra otto soci della Canottieri Ticino
I fatti risalgono alla fine di agosto, ma solo ora sono stati resi noti. A presentare la denuncia sono state alcune giovani donne frequentatrici del circolo.
La Canottieri Ticino:
Le ragazze hanno scoperto l'esistenza di una chat segreta in cui si parlava di loro con linguaggio volgare e offensivo. I messaggi contenevano commenti di natura sessista su particolari fisici delle donne e allusioni su presunte relazioni con altri soci del club.
La rivelazione del contenuto della chat con tanto di foto in costume delle giovani è giunta grazie a uno dei partecipanti al gruppo che si è dissociato.
L'ipotesi di reato di diffamazione
L’uomo non ha condiviso il tenore di quei dialoghi e si è pentito di farne parte. Per questo ha deciso di raccontare tutto alle dirette interessate scatenando una reazione a catena che ha portato alla denuncia formale. La Procura di Pavia ha avviato subito un'indagine con l'ipotesi di reato di diffamazione e gli accertamenti della Polizia Postale sulla chat sono ancora in corso.
In queste ore abbiamo provato a contattare telefonicamente la segreteria della Canottieri Ticino per cercare di avere un commento sul presunto scandalo che ha travolto il circolo. La direzione, tuttavia, al momento non si è esposta e non ha rilasciato alcuna risposta ufficiale a riguardo.
Nel frattempo, però, il collegio dei probiviri della Canottieri Ticino ha preso la decisione di sospendere un consigliere della società che risultava essere tra i partecipanti attivi alla chat sessista. Quest'ultimi sarebbero stati scoperti a seguito della sottrazione di un telefono da un lettino in piscina mentre il proprietario si era momentaneamente allontanato. Per questo motivo, gli otto soci che partecipano alla chat si sono procurati un avvocato.
La giustizia dovrà fare luce anche su questa versione dei fatti. Il caso ha scosso la comunità della Canottieri Ticino, noto club con una lunga storia nella città. L’indagine in corso potrebbe avere ripercussioni significative sui soci coinvolti portando alla luce comportamenti sessisti e inappropriati che potrebbero minare la reputazione del prestigioso club sportivo.
Il caso dell'agenzia "We Are Social"
Come affermato in apertura, la bufera esplosa alla Canottieri Ticino di Pavia fa seguito al caso che pochi mesi fa aveva riguardato l'agenzia di comunicazione milanese "We Are Social".
Alla stessa maniera del circolo pavese, anche in quell'occasione si è parlato di una chat su Skype tra alcuni dipendenti (definita "chat degli 80"), le cui conversazioni, anche se risalenti a sei anni fa, sono state rese pubbliche online scatenando una valanga di polemiche. I contenuti dei discorsi, come raccontato da un ex lavoratore al Corriere della Sera, riguardavano non solo commenti sull'abbigliamento, sul décolleté e sul lato b delle colleghe, ma anche perversioni erotiche con termini espliciti e addirittura una classifica della loro parte posteriore che veniva aggiornata costantemente su un file Excel condiviso tra i membri. L'ex dipendente di We Are Social, a distanza di anni, rendendosi conto dell'errore, si è pentito di far parte di questa chat.
A svelare per primo l'esistenza di questa conversazione sessista è stata una delle interviste su Facebook di Monica Rossi, pseudonimo di un utente uomo, che il 9 giugno scorso ha pubblicato una chiacchierata con Massimo Guastini, pubblicitario che per due volte è stato presidente dell’Art Directors Club Italiano.
Quest'ultimo, senza alcun filtro, ha raccontato del fenomeno delle molestie nel mondo della comunicazione, argomento che tratta da tempo. Dopo aver fatto nomi e cognomi, ha citato il caso di una chat in una famosa agenzia. Poco dopo, è stato proprio uno dei capi dell'agenzia in questione a rispondere in prima persona nei commenti e a rivelare, così, il grande accusato: We Are Social.
Dopo aver spiegato come sono andate le cose dal suo punto di vista e di cosa è stato fatto per rimediare, sono seguite trecento e passa critiche, commenti, opinioni di chi ha lavorato nella sede milanese o di chi ha vissuto esperienze simili in altre realtà, oltre ad altrettante condivisioni solo su Facebook.
Ripeto. Comportamenti spregevoli ma molto comuni. Perciò il Coni impone un codice etico