Il processo per corruzione che vede imputato il sindaco di Vigevano Andrea Ceffa, insieme ad altri politici e dirigenti, è stato rinviato al prossimo 17 dicembre. Le accuse coinvolgono anche ex consiglieri e dirigenti di Asm, nell’ambito della cosiddetta “congiura di Sant’Andrea”.
Corruzione a Vigevano: udienza rinviata
Si è aperto ieri davanti al Tribunale di Pavia il processo che vede tra gli imputati il sindaco di Vigevano, Andrea Ceffa, accusato di corruzione. Tuttavia, la prima udienza è stata subito rinviata: la decisione è stata presa dal collegio presieduto dal giudice Elena Stoppini su richiesta dell’avvocato Marcello Caruso, legale di Alberto Righini, ancora ricoverato dopo un grave incidente stradale avvenuto lo scorso 9 novembre. La nuova udienza è stata fissata per il 17 dicembre 2025.
Oltre a Ceffa, compaiono nel registro degli imputati l’ex-consigliera di maggioranza Roberta Giacometti e gli ex-dirigenti di Asm Vigevano Alessandro Gabbi e Matteo Ciceri. Per istigazione alla corruzione sono imputati anche Righini e l’ex-eurodeputato leghista Angelo Ciocca. Posizioni già definite riguardano Alice Andrighetti, compagna di Righini, condannata a un anno con rito abbreviato, e Veronica Passarella, ex amministratore unico di Asm Holding, che ha patteggiato un anno e 10 mesi.
La “congiura di Sant’Andrea”
L’inchiesta prende le mosse dalla cosiddetta “congiura di Sant’Andrea”: secondo le indagini, membri della minoranza, con il sostegno di alcuni esponenti della maggioranza, avrebbero tentato senza successo di far cadere il sindaco Ceffa.
Era stato lo stesso primo cittadino a denunciare il tentativo di corruzione orchestrato da Righini e Ciocca nei confronti di una consigliera, mirato a ottenere le sue dimissioni e far crollare l’amministrazione.
Le successive indagini hanno però portato a ipotizzare reati a carico dello stesso Ceffa, accusato di corruzione e falso: il sindaco, tramite una prestanome, avrebbe concesso una consulenza da 6mila euro lordi a Giacometti per garantirsi il suo voto in consiglio comunale.
Tutti i principali indagati erano stati arrestati e posti ai domiciliari. L’ultimo a tornare in libertà è stato proprio il sindaco Ceffa, mentre gli altri restano sotto misura cautelare in attesa del processo.