SEMPRE PIU' EMERGENZA

Quarto focolaio di Peste Suina Africana nel Pavese: Regione stanzia 3,8 milioni per allevatori colpiti

Si tratta del quarto allevamento colpito in provincia di Pavia nel giro di pochi giorni dopo Torrevecchia Pia, Mortara e Gambolò

Quarto focolaio di Peste Suina Africana nel Pavese: Regione stanzia 3,8 milioni per allevatori colpiti
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La Peste Suina Africana entra in un altro allevamento della provincia di Pavia: scoperto focolaio a Santa Cristina e Bissone. La situazione sul territorio si fa sempre più preoccupante. Intanto Regione Lombardia stanzia ulteriori fondi per le aziende colpite.

Peste Suina Africana, nuovo focolaio

La situazione della peste suina africana (PSA) in Lombardia e nelle zone circostanti si fa sempre più critica. I dati mostrano un'espansione preoccupante del virus, che ha colpito numerosi allevamenti in diverse province, come Pavia e Milano. L'ultimo focolaio individuato a Santa Cristina, con circa 700 maiali da abbattere, evidenzia la gravità della situazione, con un totale di 13.489 animali abbattuti finora a causa dell'epidemia.

Si tratta del quarto allevamento colpito in provincia di Pavia nel giro di pochi giorni dopo Torrevecchia Pia, Mortara e Gambolò.

Le misure di biosicurezza sembrano essere state rispettate negli allevamenti, ma il contagio potrebbe essere stato causato da altri vettori oltre ai cinghiali, come la contaminazione tramite attrezzature, alimenti o automezzi. L’indagine epidemiologica, condotta dalle autorità sanitarie e veterinarie, è cruciale per determinare la causa precisa della diffusione e per prevenire ulteriori casi.

Aree di protezione e sorveglianza

In risposta all’emergenza, sono state istituite aree di protezione e sorveglianza. La zona di protezione include i comuni entro tre chilometri dai focolai, mentre quella di sorveglianza copre un raggio di dieci chilometri. Queste zone mirano a limitare la movimentazione dei suini e a monitorare attentamente la situazione per evitare ulteriori contaminazioni.

La Lombardia sta anche considerando azioni legali contro chi potrebbe aver contribuito alla diffusione del virus o ostacolato le misure di contenimento. Questo ulteriore passo potrebbe servire a garantire che tutti i soggetti coinvolti rispondano alle proprie responsabilità e a migliorare la gestione della crisi.

Stanziamenti per le aziende colpite

Regione Lombardia ha nel frattempo stanziato 3.8 milioni di euro per incrementare il fondo regionale per le agevolazioni finanziarie alle imprese suinicole colpite. A prevederlo è una delibera approvata dalla Giunta su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi.

“Questo provvedimento - commenta l’assessore Beduschi – si somma al pacchetto di misure destinate nell’ultimo anno agli allevamenti di suini lombardi, che devono sostenere costi elevati per ostacolare la diffusione della Peste suina africana. Il provvedimento facilita l’accesso ai finanziamenti per il credito di funzionamento, con la regia di Finlombarda”.

L’aiuto previsto dal fondo potrà essere richiesto da tutti gli allevamenti suinicoli attivi sul territorio regionale e consiste in un contributo in conto interessi, determinato sull’importo del finanziamento ammesso all’agevolazione fino a un massimo di 4000 basis point per anno e comunque non superiore al tasso applicato dall’istituto proponente. Con importo del finanziamento ammissibile compreso tra 50mila e 200mila euro, durata non inferiore ai 24 mesi e non superiore ai 60 mesi.

Lo strumento finanziario deliberato si somma agli altri provvedimenti messi in campo da Regione Lombardia a sostegno delle aziende nell’ultimo anno a contrasto della Psa, come i 7 milioni di euro per rafforzare la biosicurezza negli allevamenti e le 3 ordinanze presidenziali per semplificare l’abbattimento dei cinghiali, che hanno raggiunto i 46 mila esemplai dal 2021 con un trend in crescita.

“Sappiamo - prosegue l’assessore Beduschi - che la lotta contro questa malattia subdola e contagiosa per i suini è difficile, tanto che in questo momento la PSA interessa ben 14 Paesi europei e che anche in contesti come quello della Cina, con risorse finanziarie certamente superiori alle nostre, dal 2018 la malattia è un problema irrisolto”.

“Servono ora più che mai - conclude Beduschi - attenzione e comportamenti corretti negli allevamenti e contemporaneamente potenziamento delle attività di contenimento dei cinghiali e di rimozione delle carcasse infette, per cui servirà attivare il massimo sforzo”.

Commenti
Eleonora

Ma invece che rafforzare la biosicurezza degli allevamenti e stanziare denaro per questi abomini, perché non investono su qualcosa di sostenibile che non sia l'allevamento? Che ribrezzo che fanno

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