Situazione insostenibile

Peste Suina, allevatori pavesi in ginocchio "Da due mesi senza reddito, ridurre le zone di controllo"

A chiederlo è Carlo Emilio Zucchella, presidente di Cia Pavia

Peste Suina, allevatori pavesi in ginocchio "Da due mesi senza reddito, ridurre le zone di controllo"
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Peste suina: da due mesi senza reddito, allevatori pavesi in ginocchio. Zucchella (presidente Cia Pavia): da un mese non ci sono contagi, ridurre le zone di controllo unico modo per salvare comparto.

Peste Suina, allevatori pavesi in ginocchio

Gli allevamenti suinicoli della provincia di Pavia sono in ginocchio a causa delle restrizioni imposte per la peste suina africana. Gli allevatori non hanno ricevuto alcun reddito per quasi due mesi, mentre i costi di mantenimento degli animali, la sorveglianza veterinaria e le misure di biosicurezza continuano a salire, mettendo a rischio anche l'intera filiera che ruota attorno a questo settore, tra cui mangimifici, rivenditori di macchinari agricoli e prodotti fitosanitari.

La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla decisione di alcuni trasformatori di non ritirare le carni provenienti da due aziende nel cremonese, semplicemente perché si provenivano dalla provincia di Pavia. Questa decisione nonostante il fatto che si tratti di carne di suini sani, come confermato da continue analisi sugli animali, e che tale carne è destinata esclusivamente alla produzione di salumi cotti o di prosciutti crudi con una stagionatura di almeno 400 giorni.

Ridurre le zone di protezione

È diventato fondamentale ridurre l'area delle zone di protezione e sorveglianza, che attualmente coinvolge 172 comuni di diverse province e dovrebbe rimanere in vigore fino al 18 novembre 2023. La questione sarà discussa il 6 novembre 2023 in Commissione europea, con la partecipazione dei ministri della Salute e dell'Agricoltura. L'auspicio è che venga modificata la suddivisione delle zone, inserendo gran parte della provincia di Pavia nella zona 1, che prevede regole meno restrittive.

"Nessun focolaio da oltre un mese"

Per Carlo Emilio Zucchella, presidente di Cia Pavia, questa ridefinizione delle zone è cruciale per la sopravvivenza delle aziende:

"Non si sono verificati nuovi focolai da oltre un mese, il che dimostra che le misure di sicurezza sono efficaci. Gli allevatori e le associazioni di categoria non si basano sugli indennizzi (anche perché sarebbero necessari milioni di euro per salvare il settore), ma chiedono di poter continuare a lavorare."

Zucchella continua affermando:

"Al momento, ci sono 30.000 capi che dovrebbero essere macellati il prima possibile. Tra due settimane, la situazione si aggraverà ulteriormente, con il rischio di doverne affrontare 60.000 entro la fine di novembre, numeri insostenibili. È fondamentale che la destinazione delle carni venga gestita con urgenza".

Come faranno gli agricoltori a sopravvivere a questa situazione?

"È giunto il momento di prendere una decisione: o si abbattono gli animali, sperando in indennizzi, oppure, come auspichiamo, le zone di protezione e sorveglianza dovranno essere ridotte al più presto. Ciò richiede un impegno da parte di tutti, dalle istituzioni ai privati, per sostenere un settore che rischia di collassare, con gravi conseguenze per tutta la filiera", conclude il presidente di Cia Pavia.

Carlo Emilio Zucchella, presidente di Cia Pavia
Commenti
Marco

Devono ringraziare uno di loro che ha impestato la zona Allevatore + veterinario di Zinasco che hanno nascosto per un mese la morte per malattia di centinaia di maiali E gli altri (600) li hanno spostati Andate dacquedto “signore”

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