Peste suina, abbattuto un altro cinghiale infetto a San Martino Siccomario
Le associazioni agricole chiedono interventi immediati per salvare il settore suinicolo
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Nel Pavese un nuovo caso di peste suina tra i cinghiali riaccende l’allarme: Coldiretti e associazioni agricole chiedono interventi immediati per salvare il settore suinicolo.
Cinghiale infetto a San Martino Siccomario
Un altro cinghiale positivo alla peste suina africana (PSA) è stato individuato nel Pavese. L’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (Izsler) ha confermato la presenza del virus in un esemplare abbattuto nei giorni scorsi a San Martino Siccomario, durante le operazioni di contenimento condotte dalla polizia provinciale. Il Comune si trova già all’interno della Zona di restrizione, come precisato dall’Unità organizzativa veterinaria della Regione Lombardia.
Le restrizioni
L’ennesimo caso di infezione complica ulteriormente la possibilità di un allentamento delle misure restrittive. Le normative europee impongono infatti che non vengano rilevati nuovi casi per almeno 12 mesi prima di poter rivedere la delimitazione delle zone soggette a limitazioni. Con il virus ancora presente tra i cinghiali, la prospettiva di un alleggerimento delle restrizioni appare sempre più remota, con conseguenze pesanti per gli allevatori della zona.
-70% di capi allevati
Secondo le associazioni agricole, l’attuale situazione rischia di compromettere irrimediabilmente il settore. La richiesta di separare i focolai riscontrati negli allevamenti domestici da quelli presenti tra gli animali selvatici viene ribadita con forza. L’assenza di questa distinzione sta determinando il crollo della produzione suinicola locale, con una riduzione del numero di capi allevati pari al 70% nell’ultimo anno.
Danni per oltre 11 milioni di euro
Le perdite economiche causate dalla diffusione del virus continuano a crescere. Tra dicembre 2023 e luglio 2024, gli allevatori del Pavese hanno subito danni per oltre 11 milioni di euro. L’impossibilità di rimuovere le restrizioni fino alla totale scomparsa dei casi di peste suina tra i cinghiali rende sempre più difficile la ripresa del settore.
Le associazioni agricole sottolineano la necessità di rafforzare le operazioni di contenimento della popolazione di cinghiali e di prevedere un sostegno concreto alle aziende colpite. Il virus, pur non rappresentando un pericolo per l’uomo, continua a essere letale per i suini e costituisce il principale ostacolo alla ripresa dell’attività degli allevatori.
Aiuti economici
Per far fronte alla crisi, il Ministero dell’Agricoltura ha stanziato 30 milioni di euro destinati a risarcire le perdite subite dagli allevatori tra dicembre 2023 e ottobre 2024. Tuttavia, resta forte la preoccupazione per i tempi di erogazione di questi fondi e per il rischio di speculazioni sui prezzi, che potrebbero aggravare ulteriormente la situazione economica del comparto.