Luigi Casale e Carlo Emilio Gadda: un Connubio tra ingegneria e letteratura
Dallo sviluppo della sintesi dell'ammoniaca alla narrativa novecentesca: l'incontro tra il chimico e lo scrittore che ha segnato un'epoca

Luigi Casale e Carlo Emilio Gadda: dallo sviluppo della sintesi dell'ammoniaca alla narrativa novecentesca, l'incontro tra il chimico e lo scrittore che ha segnato un'epoca.
Luigi Casale e Carlo Emilio Gadda
Carlo Emilio Gadda (1893-1973), uno dei più grandi innovatori della narrativa novecentesca, ha un legame simbolico con Pavia, grazie alla presenza di diverse redazioni della sua novella La Madonnina dei filosofi nel Fondo manoscritti dell’Università pavese, istituito da Maria Corti. Questo collegamento offre lo spunto per esplorare un rapporto meno noto ma significativo: quello tra lo scrittore-ingegnere Gadda e lo scienziato-industriale Luigi Casale, protagonista della chimica industriale italiana.
Luigi Casale: il genio della chimica industriale
Nato a Langosco in Lomellina il 22 novembre 1882, Luigi Casale era il terzo degli undici figli di Maddalena Balocco e di Santo Casale, amministratore dei beni dei conti di Langosco. Dopo gli studi a Vercelli e Casale Monferrato, si laureò in chimica industriale all’Università di Torino nel 1908, rimanendo poi come assistente fino al 1915. Nel 1912-13, trascorse un anno a Berlino con il premio Nobel Walter Nernst, presso l’Istituto di Chimica Fisica.
A Torino conobbe Maria Sacchi (1889-1950), una delle prime donne italiane laureate in chimica, che divenne sua moglie e preziosa collaboratrice. Durante la Prima guerra mondiale, Casale si arruolò, ma fu destinato alla ricerca militare presso l’Università di Napoli (1915-1917), contribuendo alla sintesi di gas asfissianti e alla preparazione di antitossici industriali.
Nel 1917, un principio di avvelenamento da gas tossici lo costrinse a interrompere questa attività, spingendolo a concentrarsi su un tema di fondamentale importanza: la sintesi industriale dell’ammoniaca, fondamentale sia per scopi bellici che per la fertilizzazione agricola.
L’ammoniaca sintetica: una rivoluzione industriale
Dopo la guerra, trovò un industriale svizzero che, nel 1921, fornì il capitale necessario per lo sviluppo del processo in tutto il mondo e per fondare l’Ammonia Casale Società Anonima (ACSA), con sede a Lugano. Il suo metodo per la produzione di ammoniaca sintetica divenne un punto di riferimento mondiale, con impianti realizzati in Italia (Nera Montoro, frazione del Comune di Narni), Giappone, Francia, Stati Uniti e Russia.
Nel 1925, fondò a Terni la SIRI (Società Italiana Ricerche Industriali), indipendente dai finanziamenti statali e sostenuta dai profitti dell’Ammonia Casale.
Una vita tra ricerca e malattia
L’intossicazione da gas tossici minò progressivamente la sua salute. Morì il 28 febbraio 1927, a soli 45 anni, a Vigevano, dove risiedeva. Fu sepolto nel cimitero locale accanto alla moglie Maria Sacchi.
La sua morte suscitò commozione internazionale: la Camera dei Deputati gli rese omaggio e il vescovo di Terni ne celebrò la memoria. La rivista inglese Chemical Age lo paragonò a Fritz Haber e Georges Claude, mentre la giapponese Nippon Chisso Hiryo Kabushiki Kaisha lo definì "una perdita per l’umanità".
I dirigenti della Società giapponese Nippon Chisso Hiryo Kabushiki Kaisha, che furono i primi ad acquistare i brevetti Casale, telegrafarono così all'annunzio della sua morte:
"La sua morte è una grave perdita per il mondo intero; noi crediamo che i meriti suoi lo iscriveranno nella storia industriale come un grande benefattore dell'umanità. In nome suo vi esprimiamo il desiderio di continuare l'amicizia da lui stabilita".
Il lascito di Casale: innovazione e integrità
Casale fu un uomo di grande ingegno e integrità. Il professor Arturo Miolati scrisse di lui:
"È meraviglioso vedere questo giovane uomo, senza esperienza della vita industriale e finanziaria, vincere una a una le difficoltà; sviluppare un senso tecnico eccezionale, scegliere con cura i suoi collaboratori e porre solide basi finanziarie alla sua impresa."
Oggi, la sua eredità continua con l’Ammonia Casale di Lugano e il processo di sintesi dell’ammoniaca, ancora centrale per l’industria chimica globale.
Carlo Emilio Gadda: l’ingegnere che divenne scrittore
Prima di dedicarsi alla letteratura, Carlo Emilio Gadda ebbe una carriera ingegneristica di rilievo. Laureato al Politecnico di Milano nel 1920, lavorò per anni all’Ammonia Casale, contribuendo alla progettazione di impianti industriali.
Tra il 1926 e il 1931, con un’interruzione nel 1928, lavorò nello stabilimento SIRI di Terni, supervisionando la costruzione di due impianti basati sul processo Casale in Germania e Belgio. Nel 1932, progettò la centrale elettrica della Città del Vaticano, ma la vocazione letteraria prevalse.
Nel saggio I metalli leggeri nel futuro prossimo (1932), Gadda riconobbe il valore di Casale:
"L’acido nitrico è ricavabile dall’ammoniaca sintetica, a cui la genialità italiana ha dedicato tanto studio, imponendosi industrialmente con i processi dell’ing. Giacomo Fauser e del compianto dott. Luigi Casale".

Gadda e il rapporto con Ugo Betti
Nel carteggio con Ugo Betti, amico e scrittore, Gadda racconta il suo lavoro presso Ammonia Casale. Il 14 febbraio 1926 scrisse:
"La sera, tardi, esco stanco dall’ufficio, dopo aver messo a posto un numero inverosimile di tubi che fanno dei garbugli inimmaginabili."
Dopo la morte di Casale nel 1927, iniziò a valutare di dedicarsi interamente alla scrittura. Pur annunciando le dimissioni il 4 novembre 1927, le ritirò, continuando a lavorare fino al 1931.
L’ultimo riferimento all’azienda nel suo carteggio risale all’11 giugno 1930, in una cartolina in cui chiede di essere contattato presso la sede romana dell’Ammonia Casale.
Dal mondo industriale alla letteratura
Lasciata l’ingegneria, Gadda si dedicò alla scrittura e, nel secondo dopoguerra, entrò in RAI come curatore di rubriche culturali. La sua formazione scientifica rimase una componente essenziale della sua opera.
Nel 1982, il carteggio tra Gadda e l’Ammonia Casale è stato pubblicato, in edizione non venale, offrendo uno spaccato prezioso della sua vita tra ingegneria e letteratura.
L'intitolazione dell'Istituto Tecnico Commerciale di Vigevano a Luigi Casale
Con l’avvio dell’anno scolastico 1928-1929, l’Istituto Tecnico Commerciale di Vigevano ottiene un proprio Consiglio d'Amministrazione, che rinnova la richiesta al Ministero della Cultura Popolare per ottenere il pareggiamento. Tuttavia, la domanda viene respinta, poiché nell’anno precedente l’Istituto non aveva ancora completato l’intero ciclo di corsi.
Il completamento avviene proprio nel 1928-1929, permettendo all’Istituto di diventare sede d’esami, sotto la supervisione dei Regi Commissari. Sostenuto dal parere positivo di questi ultimi riguardo alla qualità dell’insegnamento, il Consiglio ripresenta la domanda di pareggiamento. L’iniziativa trova il supporto anche del podestà di Vigevano, avvocato don Geppe Scotti, che si fa promotore della richiesta presso il Ministero e, contestualmente, suggerisce di assegnare all’Istituto un’intitolazione.

Il nome proposto è quello del defunto Luigi Casale, scomparso nel 1927, definito come una figura di spicco nel mondo della scienza e un generoso benefattore della città. Nella seduta del 14 febbraio 1929, il Consiglio d'Amministrazione accoglie la proposta del Podestà e delibera di dedicare l’Istituto a Casale, descritto come un eminente chimico vigevanese. Il suo contributo nel campo della chimica applicata, in particolare nello sviluppo della produzione di ammoniaca sintetica, ha rappresentato una soluzione innovativa e importante per affrontare le sfide del periodo bellico e dell’immediato dopoguerra.
Questa decisione intende rendere il giusto omaggio a una personalità che ha dato lustro alla scienza e all’industria italiana, guadagnandosi il rispetto delle nazioni più avanzate e lasciando un vuoto profondo nel panorama scientifico internazionale.
Maria Sacchi dona L.10.000 all'Istituto
Nel 1930, a tre anni dalla scomparsa di Luigi Casale, la moglie, Maria Sacchi Casale, decide di sostenere l’Istituto con una significativa donazione di 10.000 lire. Tale contributo viene rinnovato annualmente per diversi anni, fino alla scomparsa della signora Casale, diventando un fondo fondamentale per garantire l’autonomia finanziaria della scuola e sostenere le sue iniziative didattiche.

Borsa di studio Maria Casale
Durante l’anno scolastico 1975/76, sotto la guida del nuovo preside, prof. Mario Rivabella, si avviano nuove iniziative per favorire gli studenti.
Il 31 marzo 1976, il Consiglio d'Istituto, su proposta del preside, riorganizza le varie borse di studio istituite negli anni precedenti, con l’obiettivo di distribuire i fondi in modo più equo e funzionale. Tra queste, viene data particolare rilevanza alla borsa di studio Maria Casale, destinata agli studenti delle classi quinte.
Per accedervi, gli alunni devono aver conseguito una media di almeno sette decimi nell’anno precedente e superare specifiche prove nelle materie di italiano, diritto, merceologia e ragioneria, ottenendo il punteggio più alto tra i candidati.
Nel 2001 nasce il "Premio Casale"
Nel 2001, in occasione dell’80º anniversario dell’Istituto, viene istituito il "Premio Casale", un riconoscimento dedicato agli ex studenti che si sono distinti nel proprio percorso professionale.
Questo premio rappresenta un tributo alla carriera dei diplomati dell’Istituto, valorizzandone i successi e offrendo un modello di ispirazione per gli studenti ancora in formazione. Il Premio Casale sottolinea l’importanza della competenza, della cultura e della formazione continua, strumenti essenziali per affrontare le sfide del mercato del lavoro.
L’Istituto ha visto emergere, nel tempo, numerosi imprenditori, professionisti, dirigenti, tecnici e commercianti, che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’economia vigevanese. I diplomati del Casale hanno avuto un ruolo chiave nella ricostruzione post-bellica, nel periodo del boom economico, nella ripresa da momenti di crisi e oggi sono protagonisti della nuova economia e del terziario avanzato.

Anche due pavesi presidi dell'istituto Casale
Due pavesi hanno ricoperto il ruolo di preside dell'Istituto Casale. Nel 1973, il preside Bernardo Ottone, dopo ben 34 anni di servizio, lascia la guida dell'istituto per raggiunti limiti di età. Nell'anno scolastico 1973/74, il suo posto viene preso dal nuovo preside, prof. Domenico Cerniglia di Pavia, il quale, però, l'anno successivo ottiene il trasferimento in un altro istituto. Successivamente, un altro pavese, Claudio Tanzi, assume la carica di preside nell'anno scolastico 1987/88.
Il centenario di Luigi Casale
Il 18 dicembre 1983, l’Istituto Casale ha celebrato il centenario della nascita di Luigi Casale con un evento solenne, a cui hanno partecipato autorità locali e i figli Renato e Lucia Casale.
Il prof. Vincenzo Riganti, dell’Università di Pavia, ha tenuto una relazione sul metodo Casale, ancora oggi alla base di processi produttivi innovativi.
Renato Casale e il ricordo di sua madre, Maria Sacchi
La commemorazione ha assunto un tono più personale con l’intervento di Renato Casale, figlio dello scienziato, che ha voluto ricordare anche sua madre, Maria Sacchi. Laureata in chimica all’Università di Torino nei primi anni del Novecento, Maria fu tra le prime donne italiane a intraprendere questa carriera e divenne una preziosa collaboratrice del marito.
Dopo la morte di Luigi, Maria Sacchi proseguì il suo lavoro, dirigendo l’azienda da lui fondata e ottenendo numerosi brevetti mondiali. Renato Casale ha ricordato con affetto il legame profondo tra i suoi genitori, un’unione di intelligenza e sensibilità che permise a Luigi di raggiungere i suoi obiettivi scientifici. Tuttavia, ha espresso rammarico per il fatto che non vi siano targhe commemorative dedicate a sua madre, nonostante il suo fondamentale contributo alla chimica e all’industria italiana.
Maria Sacchi: un nome dimenticato nella chimica italiana
Ricostruire la biografia di Maria Sacchi è una sfida complessa, come sottolinea Gianni Bovini, scrittore, esperto di archeologia industriale e curatore della mostra "La SIRI: la fabbrica della ricerca". In una lettera del 26 novembre 2023 a Emanuele Gallotti, Bovini evidenzia la difficoltà di reperire documenti su Sacchi, a causa della distruzione dell’archivio della SIRI di Terni, dove Luigi Casale lavorò alla sintesi dell’ammoniaca.
L’assenza di un serio impegno istituzionale nella tutela della memoria industriale e la perdita di documenti fondamentali hanno cancellato pezzi di storia, oscurando il contributo di chi ha reso possibile il progresso scientifico e tecnologico. La chiusura dell’ISCIM nel 2013 ha reso ancora più arduo il lavoro di Bovini nel preservare la memoria di Casale e Sacchi.
Emblematico è il caso del volume della Treccani dedicato a Casale, scritto dallo stesso Bovini ma mai pubblicato. "Quel testo lo avevo scritto per un volume della Treccani che poi non è mai uscito. Dovrei averlo mandato anche alla Ammonia Casale di Lugano per una loro pubblicazione, ma non ho nemmeno quella," racconta con rammarico.
Luigi Casale: riconoscimenti tra Terni e Rapallo
Nel tempo, diverse iniziative hanno reso omaggio a Luigi Casale. Il 16 dicembre 2019, al centro museale "Caos" di Terni (ex SIRI), è stata inaugurata una targa in bronzo in memoria del chimico e dello scrittore Carlo Emilio Gadda, grazie al supporto di Confindustria Umbria e dell’Ordine degli Ingegneri.

Anche Rapallo ha celebrato Casale, dedicandogli un parco nei pressi di Villa Porticciolo e Villa Tigullio, un’area verde attrezzata con il Parco Biancaneve, il minigolf e spazi gioco per bambini.
Un’eredità familiare tra passato e futuro
L’interesse per Luigi Casale si intreccia con una storia familiare che attraversa le generazioni. Anna Legnani, moglie dell’autore di questo tributo, è sua pronipote. Sua nonna paterna, Rosa, detta Gina, Casale, era sua prima cugina e custodiva numerosi ricordi d’infanzia.
Gina raccontava che il talento di Luigi si rivelò fin da giovane, quando sperimentava tra i vapori della letamaia di famiglia, un primo passo verso la sintesi dell’ammoniaca. Un dettaglio curioso che amava ricordare era come Luigi avesse profeticamente legato il suo destino al progressivo deterioramento della sua catena d’oro, simbolo del suo instancabile impegno nella ricerca scientifica.
Emanuele Gallotti di Pavia