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I lupi si spingono verso la pianura: la nuova mappa della loro presenza in Oltrepò Pavese

Dai boschi dell’Appennino alle colline e alla bassa pianura: gli ultimi studi rivelano cambiamenti nella presenza e nell’alimentazione dei lupi

I lupi si spingono verso la pianura: la nuova mappa della loro presenza in Oltrepò Pavese

I lupi dell’Oltrepò Pavese si spostano dall’Appennino a quote più basse, con circa 60 esemplari censiti, e hanno modificato la loro dieta prediligendo i cinghiali, resi facile preda dalla Peste Suina Africana.

I lupi si spingono verso la pianura

La Peste Suina Africana (PSA) non sta solo decimando la popolazione di cinghiali, ma sta inaspettatamente riscrivendo la mappa della fauna selvatica nell’Oltrepò Pavese. I lupi stanno infatti abbandonando le vette dell’Appennino per scendere verso la collina e persino la pianura, attirati da una fonte di cibo abbondante e facilmente accessibile: i cinghiali malati o morti a causa del virus.

60 capi, divisi in 14 branchi

Secondo l’ultimo censimento, realizzato nel 2024, i capi presenti sul territorio sono stimati a circa 60, divisi in 14 branchi complessivi. Il dato, sebbene rappresenti un leggero incremento rispetto ai 50 esemplari del 2023, è in calo rispetto al picco di 80 lupi registrato solo due anni fa, nel 2022. La novità più significativa, tuttavia, è il cambiamento di areale: le fototrappole e i lunghi percorsi a piedi (39 sentieri battuti nel 2024) hanno documentato il loro spostamento dalle tradizionali aree montane verso fasce altimetriche più basse.

La nuova dieta “facile” del predatore

Oltre alla distribuzione geografica, è mutata radicalmente la dieta del predatore. Se in passato i lupi prediligevano prede come daini e caprioli, oggi la loro alimentazione si basa prevalentemente sui cinghiali.

Questo cambiamento è una diretta conseguenza dell’epidemia di Peste Suina: la malattia ha causato la morte di numerosi esemplari, rendendoli una preda facilmente accessibile. Il lupo può così rifocillarsi senza il dispendio energetico della caccia, sfruttando una risorsa creata indirettamente dall’emergenza sanitaria. È importante sottolineare che, per quanto riguarda la salute pubblica e la fauna, la peste suina non si trasmette ad animali di razze diverse dalla famiglia alla quale appartengono i maiali e i loro “parenti”.

I dati dell’Università di Pavia

A tracciare questa dettagliata “fotografia” della fauna sono stati i responsabili scientifici del progetto, in particolare il Professor Alberto Meriggi del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia.

Il monitoraggio, condotto anche attraverso una fitta rete di fototrappole, testimonia una notevole attività: gli eventi in cui il lupo è stato ripreso sono passati da 371 nel 2022 a ben 389 nel 2024 (fino ad agosto). L’espansione, seppure con numeri variabili, è confermata anche dalla ripresa di femmine adulte gravide. I dati storici mostrano l’oscillazione degli individui accertati: dai 79-85 capi del 2022, si è scesi a circa 50 nel 2023, per poi risalire alla sessantina attuale, con branchi composti da 2 a 8 individui.

L’areale complessivo di frequentazione del lupo, accumulato su sei stagioni di campionamento, raggiunge gli 887,8 km², con aree di maggior concentrazione pari a 231,2 km².

I “punti caldi”

Sono state identificate quattro macro-aree ad alta frequentazione in Oltrepò:

  • Fascia Montana (la più estesa): Localizzata nel triangolo tra Romagnese, Brallo di Pregola e Menconico.
  • Sud Appenninico: Una zona più contenuta attorno alla località Monte Chiappo (Santa Margherita di Staffora).
  • Fascia Collinare (Centro-Ovest): L’area compresa tra Ponte Nizza, Varzi e Val di Nizza.
  • Bassa Collina: La zona che tocca Borgoratto Mormorolo e Montalto Pavese.

La distribuzione più puntuale dei circa 60 esemplari, rilevata nei comuni, vede la maggiore concentrazione a Montalto Pavese e Menconico (entrambi con 8 esemplari) e a Cerreto (Valle Ardivestra) con 6 lupi accertati. Seguono Pietragavina (4), Brallo di Pregola (4), Val di Nizza (3), Negruzzo (3), Codevilla (3), Rovescala (2), Zavattarello (2) e Borgo Priolo (2). Il Giardino Alpino di Pietra Corva (Romagnese) ne conta 8, e Dego (fraz. di Varzi) 5.