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Globuli rossi dalla placenta: nuova arma contro le gravi malattie dei neonati prematuri

La Neonatologia del San Matteo partecipa allo studio BORN che dimostra l’efficacia del sangue placentare nel ridurre retinopatia e malattia polmonare

Globuli rossi dalla placenta: nuova arma contro le gravi malattie dei neonati prematuri

Uno studio italiano pubblicato su eClinicalMedicine mostra che le trasfusioni di globuli rossi prelevati dalla placenta riducono significativamente il rischio di retinopatia e malattia polmonare nei neonati estremamente prematuri, offrendo un esempio innovativo di medicina di precisione neonatale. I risultati potrebbero incentivare la donazione di sangue placentare.

Neonati prematuri: lo studio

Il Policlinico San Matteo di Pavia è tra i dieci ospedali italiani che hanno partecipato al trial multicentrico BORN, uno studio rivoluzionario pubblicato su eClinicalMedicine del gruppo The Lancet. Il centro pavese ha contribuito alla somministrazione di trasfusioni di globuli rossi derivati dalla placenta (CB-RBC), testando la loro efficacia nella protezione dei neonati estremamente prematuri.

Lo studio

I globuli rossi della placenta possiedono caratteristiche simili a quelli dei neonati prematuri, come una ridotta capacità di rilasciare ossigeno ai tessuti, proteggendo organi immaturi da danni legati a ossigeno e infiammazione. Nei neonati trattati al San Matteo con sangue placentare non si sono registrati casi di retinopatia severa, mentre tra i neonati trasfusi con globuli rossi da donatori adulti l’incidenza è stata del 34%.

Benefici anche per i polmoni

Oltre a prevenire la retinopatia, le trasfusioni di sangue placentare hanno ridotto in maniera significativa la comparsa di malattia polmonare cronica nei neonati estremamente prematuri, migliorando le prospettive di sopravvivenza e qualità della vita dei piccoli pazienti.

“Questo è uno studio molto importante di medicina trasfusionale neonatale, i cui risultati rappresentano una svolta nella cura del neonato estremamente prematuro”, commenta Stefano Ghirardello, direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico San Matteo e membro dello steering committee dello studio.

“Curare l’anemia del neonato affetto da gravissima prematurità con le trasfusioni di globuli rossi di origine placentare al fine di ridurre il danno legato all’eccesso di ossigeno rilasciato dai globuli rossi dei donatori adulti è uno straordinario esempio di medicina di precisione, il cui scopo è offrire cure più efficaci e mirate alle specifiche esigenze del singolo paziente. È affascinante osservare come, in alcuni casi, fare meno è fare meglio: ridurre l’ossigeno rilasciato ai tessuti attraverso un prodotto trasfusionale innovativo ha permesso di ridurre l’incidenza di gravi patologie quali la retinopatia del prematuro e la malattia polmonare cronica”.

“La produzione di globuli rossi di origine placentare per fini trasfusionali ha richiesto un grande sforzo organizzativo, che ha coinvolto ostetrici, ginecologi e medici trasfusionisti, che ringrazio sentitamente – conclude Ghirardello -. Tutto ciò in ogni caso non sarebbe stato possibile senza la generosità delle donne che hanno donato la placenta. Questo studio ci auguriamo possa essere di stimolo per la donazione del sangue placentare”.

Allo studio hanno partecipato anche le neonatologhe Letizia Patti e Tiziana Boggini, nonché la responsabile della Struttura semplice CLV del San Matteo, Paola Bergamaschi.