La puntata di Quarta Repubblica andata in onda ieri sera, lunedì 15 settembre 2025 è tornata a parlare del delitto di Garlasco, riportando l’attenzione su due elementi mai chiariti: la spazzatura sequestrata nella villetta dei Poggi e l’impronta numero 5.
Garlasco, nuove ipotesi e ricostruzioni
A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua a riaccendersi di nuove ipotesi e ricostruzioni. Nell’ultima puntata di Quarta Repubblica, condotta da Nicola Porro su Rete4, il dibattito si è concentrato su due elementi tornati cruciali: la spazzatura repertata nella villetta di via Pascoli e l’enigmatica impronta numero 5.

In apertura, l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, ha criticato con durezza le indagini iniziali, definendole “orribili”. Durante la trasmissione, ha ricordato come alcune piste siano state abbandonate troppo in fretta, in particolare quella legata ad Andrea Sempio. “Se l’allora procuratore avesse approfondito oltre i 21 secondi di intercettazione, forse oggi non ci troveremmo di fronte a tante ombre”, ha dichiarato.
Il giallo della spazzatura
Il genetista Matteo Fabbri, consulente della difesa, ha raccontato un retroscena poco noto: nel 2007 gli fu impedito di analizzare i rifiuti presenti nella villetta, sebbene vi fossero elementi che avrebbero potuto rivelarsi decisivi.
“Ci bloccarono ogni tentativo, riuscimmo solo a scattare una foto: nella pattumiera si vedevano confezioni di Fruttoli e tè”, ha spiegato.
Oggi, a distanza di quasi due decenni, quel cestino è diventato oggetto di un nuovo incidente probatorio. Otto impronte parziali, rinvenute su sacchetti di cereali e rifiuti, saranno confrontate con quelle di Chiara Poggi, di Alberto Stasi e del nuovo indagato, Andrea Sempio.
L’ipotesi di più aggressori
Fabbri ha rilanciato la teoria secondo cui il delitto potrebbe essere stato compiuto da più di una persona. L’analisi degli spruzzi di sangue e delle striature rilevate in casa suggerirebbe, secondo il genetista, “un meccanismo di trasferimento del corpo” compatibile con l’azione congiunta di almeno due individui.
L’impronta numero 5
Altro punto discusso in trasmissione è stato l’ormai celebre impronta segnata con il numero 5 sulla scena del crimine. Per De Rensis e Fabbri si tratterebbe a tutti gli effetti di un’impronta di mano. Misurata in 19 cm di lunghezza per 16-17 di larghezza, la traccia potrebbe appartenere a una donna ma non si esclude un uomo con mano piccola.

Caso ancora irrisolto
L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, continua dunque a generare nuove piste. In attesa dell’esito delle nuove comparazioni, resta la sensazione di un’indagine segnata da omissioni e buchi investigativi, che a distanza di anni alimentano ancora il dibattito pubblico.