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Garlasco, Andrea Sempio in TV: “Vivo sotto assedio. E’ come essere ai domiciliari”

L'indagato per l'omicidio di Chiara Poggi si confida a Bruno Vespa affrontando tutti i temi caldi del caso: dalle sue sofferenze personali fino ai dubbi sulla validità della presunta traccia di DNA

Garlasco, Andrea Sempio in TV: “Vivo sotto assedio. E’ come essere ai domiciliari”

Andrea Sempio si è raccontato in televisione a Bruno Vespa, descrivendo la sua vita come un “assedio” mediatico che lo costringe alla paranoia. Il suo desiderio è l’oblio, pur ritenendo che il delitto sia stato un “delitto d’impeto”.

Andrea Sempio da Bruno Vespa

Bruno Vespa ha riportato al centro dell’attenzione mediatica il controverso caso Garlasco grazie a un’esclusiva intervista ad Andrea Sempio, indagato per l‘omicidio di Chiara Poggi. Il 37enne ha partecipato a un doppio appuntamento televisivo, intervenendo prima a Cinque Minuti e poi in modo più dettagliato a Porta a Porta.

Il 37enne ha affrontato tutti i temi caldi del caso, dalle sue sofferenze personali dovute alla pressione investigativa e mediatica, fino ai dubbi sulla validità della presunta traccia di DNA che, secondo l’accusa, potrebbe incriminarlo.

Bruno Vespa e Andrea Sempio a Cinque Minuti

“E’ come essere ai domiciliari”

“Io al momento non ho una vita, sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi quarant’anni sono chiuso lì, non posso fare niente: è come essere ai domiciliari”, ha dichiarato.

Sempio ha descritto la drammatica trasformazione della sua esistenza, affermando di non avere più una vita normale e di sentirsi “sotto assedio”. Interrogato da Vespa sulla sua quotidianità, l’indagato ha spiegato che la sua casa è costantemente presidiata da giornalisti.

“Noi abitiamo davanti a una strada chiusa – ha spiegato Sempio – davanti casa mia ormai è sempre pieno di giornalisti. Ma io non posso nemmeno girare per strada. Se dovessi andare in centro a Pavia, dopo un po’ le persone ti fermano, ti filmano, iniziano a pronunciare il tuo nome a voce alta”.

Una situazione che ha avuto ripercussioni anche sui suoi rapporti sociali: per evitare ulteriori complicazioni e pettegolezzi, ha interrotto i rapporti con gli amici coinvolti nella vicenda.

La “paranoia” costante

La pressione non si limita solo agli spostamenti, ma si traduce in un vero e proprio stato di paranoia quotidiana. Sempio ha rivelato che ogni suo movimento al di fuori della routine abituale – come un semplice viaggio in un’altra città – potrebbe essere mal interpretato e finire sui giornali come un elemento sospetto.

“Devi vivere in uno stato di paranoia”, ha affermato. Questa cautela si estende anche alle sue conversazioni private.

Devi avere sempre la paranoia,” ha aggiunto, “che qualcuno stia ascoltando e che possa fraintendere e che poi magari quella cosa detta – che magari non ha alcun valore – possa un domani uscire sui giornali”.

Andrea Sempio a Cinque Minuti

Il rapporto con Chiara Poggi

Affrontando il tema del suo legame con Chiara Poggi, Sempio ha ribadito che tra loro esisteva una notevole differenza d’età di sette anni, descrivendo le loro vite come “due mondi diversi” e senza particolari punti di contatto. Riguardo ai sospetti sull’uso del computer della vittima, Sempio ha negato categoricamente di aver mai visto video pornografici sul PC di Chiara. Ha confermato di aver utilizzato il computer, ma ha specificato di non aver mai avuto accesso al sistema da solo, essendo sempre in compagnia di Marco, il fratello della vittima.

L’impronta 33

L’intervista ha toccato uno dei punti cruciali del caso: la cosiddetta impronta 33, una traccia rilevata sulla scala che conduce alla taverna dove fu trovato il corpo di Chiara. Sempio ha espresso forti dubbi sulla sua attribuibilità. Anche se fosse sua, ha osservato, non sarebbe strano trattandosi di una semplice impronta non insanguinata sul muro. Ha ammesso di essere stato in quella cantina 3 o 4 volte, e ritiene plausibile che la traccia possa essere rimasta.

Tuttavia, il focus si sposta sulla questione del DNA. Sempio ha contestato il continuo parlare di DNA completo, sostenendo che nessuna consulenza finora è giunta a una conclusione certa. Le analisi, ha spiegato, concordano unicamente sulla presenza di tracce parziali, non sufficientemente complete per essere considerate attendibili. Il massimo che le consulenze indicano è che alcuni segmenti di queste tracce potrebbero essere di Sempio, di un suo familiare o di una persona con lo stesso aplotipo. Secondo l’indagato, se la traccia fosse stata lasciata durante l’aggressione, risulterebbe più netta e precisa.

Andrea Sempio a Porta a Porta

L’alibi dello scontrino

Riguardo al suo alibi, basato sul ticket di parcheggio per un tentativo di acquisto di un libro a Vigevano il giorno del delitto, Sempio ha difeso la sua condotta. Ha spiegato che, essendo la settimana di Ferragosto con gli amici assenti, si trattava semplicemente di un modo per “perdere tempo”. Quando Vespa gli ha chiesto se fosse normale conservare uno scontrino, Sempio ha risposto: “L’ho fatto per quello che era successo… ho ritrovato questo scontrino e ovviamente l’ho conservato”.

Inoltre, il conduttore ha sollevato la questione delle tre brevi telefonate effettuate da Sempio a casa Poggi tra il 7 e l’8 agosto 2007. Sempio ha spiegato di essere a conoscenza della vacanza del fratello di Chiara, ma non del giorno esatto del rientro.

“C’è un’altra cosa che non è mai uscita, non so come mai: c’è una persona che ha fatto la stessa cosa, ha rivelato Sempio, parlando di un amico del padre di Chiara e Marco che tentò, come lui, di mettersi in contatto con la famiglia.

“Un delitto d’impeto”

Nel chiudere la sua testimonianza, Andrea Sempio ha offerto la sua interpretazione sull’omicidio: “A me sembra un delitto passionale, un delitto d’impeto”. Pur ribadendo una sua precedente dichiarazione su Alberto Stasi come colpevole, ha ammesso di non avere le competenze per analizzare gli atti processuali, ma ha osservato che la scena del crimine non sembrava indicare un atto premeditato.

Desiderio di “oblio”

Infine, Sempio ha guardato al futuro, confessando il suo desiderio più grande: l’oblio.

“Cosa sogno quando questa storia sarà finita? Forse l’oblio, di tornare alla mia vita,” ha concluso Sempio.

Sostiene di non vergognarsi a camminare per strada, anche se è riconosciuto, e il suo obiettivo è cancellare il passato, pur sapendo che il ritorno all’anonimato sarà un percorso lungo. 

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