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Diritti umani calpestati in Myanmar: “Europa riveda le importazioni di riso a dazio zero”

Coldiretti e Filiera Italia chiedono all’UE di sospendere il regime EBA a fronte di violazioni sistematiche e sfruttamento delle minoranze

Diritti umani calpestati in Myanmar: “Europa riveda le importazioni di riso a dazio zero”

Il Myanmar continua a violare i diritti umani, mentre l’UE mantiene il regime EBA che consente l’importazione di riso a dazio zero, alimentando sfruttamento e pratiche illegali. Coldiretti e Filiera Italia chiedono una revisione urgente delle importazioni per garantire coerenza con i valori europei.

Importazione riso dal Myanmar

Il recente bombardamento di un ospedale in Myanmar, che ha provocato la morte di 33 civili, tra cui un neonato, e il ferimento di altre 80 persone, riporta all’attenzione internazionale le gravi violazioni dei diritti umani nel Paese. Organizzazioni indipendenti documentano una situazione di instabilità crescente, repressione e mancato rispetto delle fasce più vulnerabili della popolazione.

Per Coldiretti e Filiera Italia, questo scenario impone all’Unione Europea una riflessione urgente sulla coerenza tra i valori che dichiara di difendere e le politiche commerciali attuate.

Il regime EBA

Il Myanmar beneficia del regime EBA (Everything But Arms), che permette l’accesso al mercato europeo di prodotti come il riso a dazio zero. Questo sistema, nato per sostenere lo sviluppo economico dei Paesi meno avanzati, prevede però il rispetto di principi fondamentali come i diritti umani, la tutela del lavoro e delle minoranze.

Secondo Coldiretti e Filiera Italia, nel caso del Myanmar queste condizioni sono sempre più disattese. Le importazioni di riso a dazio zero, invece di favorire la crescita locale, alimentano pratiche inaccettabili: sfruttamento delle minoranze, lavoro minorile e uso di sostanze chimiche vietate nell’UE, come il triciclazolo.

“Le importazioni di riso a dazio zero non stanno producendo benefici concreti per le popolazioni locali, che continuano a subire sfruttamento, espropriazioni e violenze, né contribuiscono a un percorso reale di crescita economica. Al contrario – aggiunge Silvia Garavaglia, Presidente di Coldiretti Pavia – rischiano di alimentare un sistema produttivo opaco, nel quale trovano spazio pratiche inaccettabili come lo sfruttamento delle minoranze, il lavoro minorile e l’utilizzo di sostanze chimiche vietate da anni nell’Unione Europea, come il triciclazolo”.

Silvia Garavaglia, Presidente di Coldiretti Pavia

Strumenti di tutela insufficienti

Anche le recenti clausole di salvaguardia previste dall’UE si rivelano inefficaci. Pur rappresentando un principio corretto, le soglie elevate e i meccanismi di revisione rischiano di lasciare i produttori europei esposti, senza incidere realmente sulle distorsioni del mercato create dal regime EBA.

L’assenza di coerenza nelle politiche commerciali europee contribuisce, indirettamente, a perpetuare un sistema che non garantisce né democrazia né sviluppo. Continuare a importare prodotti da Paesi privi di regole etiche e sociali significa svuotare di significato gli strumenti stessi pensati per legare il commercio al rispetto dei diritti fondamentali.

La richiesta di Coldiretti e Filiera Italia

Di fronte a questa situazione, Coldiretti e Filiera Italia chiedono all’UE di valutare la sospensione delle importazioni dal Myanmar, secondo quanto previsto dai regolamenti europei. Non si tratta di una misura punitiva, ma di un segnale politico chiaro: l’Europa non può sostenere sistemi che fondano la propria competitività sulla negazione dei diritti e sullo sfruttamento delle persone più fragili.

 “Non si tratta di una misura punitiva, ma di un segnale politico chiaro – conclude il Presidente di Coldiretti Pavia – L’Europa non può tollerare né sostenere, neppure indirettamente, sistemi che fondano la propria competitività sulla negazione dei diritti e sullo sfruttamento delle popolazioni più fragili”.