Il Comune di Travacò Siccomario ha archiviato il progetto del maxi allevamento intensivo di 40mila galline, negando il permesso a costruire. La decisione finale è arrivata dopo il diniego dell’autorizzazione paesaggistica da parte degli enti superiori e una forte opposizione popolare, anche se la società ha 60 giorni per un eventuale ricorso al Tar.
Stop al maxi allevamento di galline
Si chiude con una vittoria per la cittadinanza la controversa vicenda legata alla proposta di un maxi allevamento intensivo di galline a Travacò Siccomario. L’amministrazione comunale ha infatti comunicato nei giorni scorsi la decisione di archiviare definitivamente il progetto, dichiarandolo improcedibile e negando il permesso di costruire alla società proponente. La struttura avrebbe dovuto ospitare circa 40mila capi di pollame in un’area adiacente al canile locale.
Un “no” lungo 851 firme
Il diniego definitivo da parte del Comune arriva al culmine di una forte e prolungata opposizione sia istituzionale che popolare. Fin dalla sua presentazione, il progetto è stato infatti osteggiato dall’intera comunità, che si è mobilitata con una petizione popolare capace di raccogliere ben 851 firme. La contrarietà è stata ribadita in modo plateale anche attraverso un corteo per le vie del paese e una partecipata assemblea pubblica che ha visto l’adesione di circa 400 persone.
La valutazione degli Enti
A dare il colpo di grazia all’iniziativa sono state le valutazioni negative espresse dagli enti superiori competenti. Il processo istruttorio si era già incanalato verso il diniego a inizio mese, dopo che sia il Parco del Ticino che, da ultimo, la Sovrintendenza avevano negato l’autorizzazione paesaggistica richiesta. Le perplessità sollevate riguardavano principalmente il forte impatto sul territorio, la vicinanza eccessiva alle abitazioni e i potenziali disturbi per la salute e l’ambiente, come l’inquinamento olfattivo.
L’eventuale ricorso al Tar
Con la negazione del permesso a costruire, la vicenda si chiude, almeno per il momento, in favore dei residenti e dell’amministrazione locale. Tuttavia, la società proponente mantiene la facoltà di opporsi alla decisione: l’azienda ha infatti a disposizione 60 giorni di tempo per presentare un eventuale ricorso al Tar, il Tribunale Amministrativo Regionale.