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Bascapè ricorda Bisagno: fede, libertà e coraggio nella Resistenza cristiana

Una serata di memoria e riflessione sulla figura di Aldo Gastaldi, “Bisagno”, primo partigiano d’Italia e testimone di una libertà vissuta nella fede

Bascapè ricorda Bisagno: fede, libertà e coraggio nella Resistenza cristiana

di Emanuele Gallotti, già vicepresidente nazionale dell’Associazione Partigiani Cristiani

Venerdì 17 ottobre il teatro comunale di Bascapè ha ospitato una serata intensa e partecipata dedicata ad Aldo Gastaldi, il giovane comandante partigiano conosciuto con il nome di battaglia “Bisagno”. L’iniziativa, promossa dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Emanuela Curti, ha rappresentato un momento di profonda riflessione sui valori della Resistenza cristiana, quella che seppe coniugare impegno civile e fede evangelica.

Il messaggio del Vescovo di Pavia

Ad aprire la serata è stato il messaggio del Vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti, letto dal Vicario generale, Mons. Daniele Baldi, presente all’evento.

«Bisagno – ha ricordato Mons. Sanguineti – fu un uomo giusto, animato da una fede limpida, che nella lotta per la libertà seppe sempre rispettare la dignità di ogni persona, anche del nemico».

Il docufilm e il ricordo familiare

A seguire, la proiezione del docufilm Bisagno di Marco Gandolfo ha restituito, attraverso testimonianze dirette, l’immagine viva di un giovane di soli vent’anni, capace di unire coraggio, umiltà e profonda spiritualità.

Al termine del film, un dibattito con Aldo Gastaldi (nipote dell’eroe) e Alberto Traverso, rispettivamente presidente e vicepresidente del Comitato per la beatificazione di Bisagno, ha permesso di approfondire la figura del comandante genovese, già riconosciuto Servo di Dio dalla Chiesa.

Da sx: Alberto Traverso, Aldo Gastaldi, Mons. Daniele Baldi e Gianluigi Secchiì

“Si può essere partigiani anche da cristiani”

Nel suo intervento conclusivo, Mons. Baldi ha condiviso una riflessione maturata durante l’incontro:

«Si può essere partigiani anche da cristiani».

Essere partigiani – ha spiegato – non è privilegio di alcuni, ma può appartenere anche a chi vive pienamente la propria fede. Chi crede davvero, ha aggiunto, è “partigiano” nel senso più autentico: impegnato nella difesa della libertà e della dignità di ogni persona.
Infine, il Vicario ha ricordato che, pur in attesa del miracolo necessario alla beatificazione, Bisagno ha già compiuto un “miracolo terreno”:

«Ha trasformato i suoi compagni di lotta, mostrando con la sua vita cosa significa affidarsi a Cristo. Chi si fida di Dio, non resta mai solo».

Due testimoni della Resistenza cristiana: Bisagno e Gugia

Non potendo essere presente alla serata, ho seguito con attenzione – grazie all’amico Giuseppe Chiari – le immagini e le parole condivise. Desidero proporre qui una riflessione che unisce idealmente Aldo Gastaldi (Bisagno) e Cornelio Fornasari (Gugia): due figure che incarnano la stessa visione cristiana della Resistenza.

Fratelli nella fede e nel dovere

La storia della Resistenza italiana è ricca di uomini e donne che seppero coniugare impegno civile e coerenza spirituale. Tra questi, Bisagno e Gugia rappresentano due volti complementari di una libertà vissuta come vocazione cristiana.

Nato a Genova nel 1921, Aldo Gastaldi fu tra i primi a reagire all’8 settembre, scegliendo la via della montagna. Il suo nome di battaglia, tratto dal torrente Bisagno, richiama le radici della sua terra e della sua coscienza.

Anche quando operò in formazioni a prevalenza comunista, rimase libero da ogni ideologia: guidato soltanto dal Vangelo e dalla convinzione che la Resistenza dovesse servire il popolo, non un partito. Non a caso Paolo Emilio Taviani lo definì “il primo partigiano d’Italia”.

Morì nel maggio 1945, a guerra ormai conclusa, in circostanze non del tutto chiarite: una morte serena e misteriosa, che sembra suggellare un’esistenza vissuta come offerta.

Cornelio Fornasari, detto “Gugia”, visse lo stesso ideale. Partigiano cattolico, vide la lotta come atto di coscienza e non di odio. Dai suoi diari emerge la figura di un uomo che rifuggiva la violenza gratuita e difendeva la dignità anche del nemico, animato da una fede profonda e concreta. Guidato spiritualmente da don Antonio Poma e ispirato dal beato Teresio Olivelli, Gugia incarnò una Resistenza di carità e giustizia.

Una Resistenza spirituale, non ideologica

Entrambi furono partigiani “per amore”, secondo la celebre espressione di Olivelli. La loro non fu una ribellione mossa dall’odio, ma una scelta morale, un atto di responsabilità verso la verità. La loro Resistenza non cercò il potere, ma la libertà dell’anima.

Teresio Olivelli

Bascapè, terra di memoria cristiana e civile

Non è casuale che questa commemorazione si sia svolta proprio a Bascapè, luogo della tragica morte di Enrico Mattei, altro partigiano cattolico e fondatore dell’ENI, simbolo di quell’intreccio di fede, etica e impegno civile che ha segnato la rinascita italiana.

Enrico Mattei

Un sentito ringraziamento va all’ex sindaco Giuseppe Chiari di Gropello Cairoli, all’ex sindaco Gianluigi Secchi di Bascapè e al presidente nazionale dell’Associazione Partigiani Cristiani, Marco Miconi, per l’invito che purtroppo non ho potuto accogliere di persona. Ho comunque voluto far pervenire in dono il volume Il partigiano cattolico – Cornelio “Gugia” Fornasari, con introduzione di Mons. Sanguineti, come segno di partecipazione e memoria condivisa.

Un’eredità morale per il presente

Ricordare oggi figure come Gastaldi e Fornasari significa riscoprire una pagina luminosa della nostra storia: quella dei cristiani che combatterono non per distruggere, ma per ricostruire.

La loro “ribellione per amore” resta un messaggio vivo per le nuove generazioni, chiamate a coniugare fede, giustizia e responsabilità civile.