La provincia di Pavia, eccellenza agricola con produzioni biologiche e aree protette, si trova minacciata dall’espansione degli allevamenti intensivi; associazioni e comuni chiedono misure locali per proteggere territorio, animali e cibo sano.
(Foto di copertina: un’immagine dal presidio delle associazioni contro l’allevamento intensivo previsto a Travacò Siccomario, il 14 settembre 2025)
Pavia, provincia agricola più estesa della Lombardia
La provincia di Pavia si conferma la prima in Lombardia per estensione delle superfici coltivate e l’unica con un’agricoltura altamente diversificata, orientata principalmente alla produzione di alimenti. Mentre altrove in regione predominano i foraggi destinati a una zootecnia intensiva spesso inquinante, qui la vocazione agricola si concentra su qualità e sostenibilità.
Come riportato in un comunicato stampa diffuso in data odierna (28 ottobre 2025), oltre il 10% delle aziende pavesi produce con metodo biologico, un dato che la colloca ai vertici regionali, in netto contrasto con il resto della Lombardia, ultima in Italia per produzione biologica. La presenza di aree protette, come il Parco del Ticino e i siti della rete Natura 2000 in Lomellina, aggiunge valore alla distintività territoriale, garantendo alimenti sani e opportunità di reddito più equilibrate per i produttori.
La minaccia degli allevamenti intensivi
Nonostante l’eccellenza, il territorio pavese è sempre più ambito per nuovi insediamenti zootecnici industriali. Negli ultimi mesi, la comunità locale ha dovuto affrontare progetti di allevamenti intensivi: 200mila galline ovaiole a Casei Gerola e 40mila Travacò Siccomario. L’opposizione civica e il supporto delle associazioni ambientaliste hanno finora bloccato questi piani, ma il rischio persiste.
“L’agricoltura pavese ha una grande vocazione alla qualità. Occorre impedire che venga compromessa da interessi industriali”, affermano Legambiente Lombardia, Essere Animali e Terra!, che promuovono sistemi agroalimentari sostenibili con il sostegno di Fondazione Cariplo.
Un modello agroecologico per il futuro
Le associazioni lanciano un appello agli enti locali, dalla Provincia al Parco del Ticino e ai comuni, affinché tutelino il paesaggio agricolo e le produzioni alimentari di eccellenza. Prendendo esempio dall’iniziativa del comune di Travacò Siccomario, si propone di estendere strumenti che impediscano l’insediamento di allevamenti intensivi sul territorio.
Federica Ferrario, di Terra!, sottolinea che “quanto richiesto ai comuni è in linea con la proposta di legge nazionale sulla conversione agroecologica degli allevamenti intensivi, depositata nel marzo 2024. Mentre il percorso legislativo procede, i territori devono attrezzarsi per prevenire l’espansione degli allevamenti industriali“.
La proposta di legge
La PdL 1760 punta a una moratoria sui nuovi allevamenti intensivi e a supportare la transizione verso sistemi più sostenibili, tutelando il benessere animale e garantendo cibo sano ai consumatori. Legambiente Lombardia evidenzia come il modello intensivo, concentrato sulla produttività, metta a rischio non solo gli animali ma anche le piccole aziende agricole, con chiusure quasi quotidiane sul territorio.
“Ridurre i consumi di alimenti di origine animale e puntare sulla qualità delle produzioni locali è fondamentale per la salute dei cittadini e la sostenibilità ambientale”, aggiunge Chiara Caprio di Essere Animali.
Verso un’agricoltura sostenibile
Le associazioni intendono operare su più livelli: dalla produzione alla distribuzione del cibo, promuovendo scelte alimentari responsabili e la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili. L’agricoltura pavese, con la sua estensione e qualità, potrebbe diventare un modello virtuoso per l’intera Lombardia, dimostrando che eccellenza e tutela ambientale possono coesistere.