Due inchieste in corso

Parla il padre di una delle ragazze molestate sul treno di ritorno da Gardaland: "Potevano farle di tutto"

"Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito".

Parla il padre di una delle ragazze molestate sul treno di ritorno da Gardaland: "Potevano farle di tutto"
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Spopolano dappertutto sui social network le immagini e i video del maxi raduno avvenuto a Peschiera del Garda lo scorso giovedì 2 giugno 2022.

Maxi raduno a Peschiera del Garda: doppia inchiesta

Una vicenda per la quale ora la Procura di Verona vuole vederci chiaro, aprendo sul caso due diverse inchieste: la prima riguarda i disordini e la maxi rissa avvenuti prima sulla spiaggia e successivamente in città, la seconda, invece, relativa alle molestie sessuali denunciate da 6 ragazze lombarde tra i 15 e i 17 anni, di Milano e Pavia che sarebbero state accerchiate da un branco di 30 giovani mentre erano sul treno che da Peschiera del Garda va verso il capoluogo lombardo.

Durante il ponte per la festa della Repubblica, oltre 2mila giovani, la maggior parte immigrati di seconda generazione, avevano affollato le spiagge del Comune veronese sul lago di Garda per partecipare ad un rave organizzato su TikTok. La grande folla di ragazzi presente a Peschiera del Garda ha generato caos e disordini rendendo così necessario l'intervento della polizia in tenuta antisommossa.

L'inchiesta per le molestie sessuali

Tutti i partecipanti al raduno hanno però le ore contate: gli investigatori della Procura di Verona, infatti, stanno passando al setaccio la miriade di video pubblicati sui social e le immagini delle telecamere di sorveglianza, nel tentativo di individuare i responsabili e i molestatori delle sei ragazze sul treno regionale.

Le giovani sarebbero state accerchiate e molestate mentre il treno che le riportava a casa dopo una giornata a Gardaland era stato bloccato dopo che qualcuno aveva azionato il freno di emergenza. Un episodio gravissimo testimoniato anche da alcune immagini sempre circolate sui social che mostrano la miriade di ragazzi presenti in stazione a Peschiera proprio il giorno del raduno.

Secondo le ultime informazioni, non si esclude che in questa seconda inchiesta la Procura di Verona valuti anche l'aggravante dell'odio razziale, sulla base proprio delle dichiarazioni delle ragazze che hanno spiegato:

"Eravamo circondante. Il caldo era asfissiante e alcune di noi sono svenute. Mentre cercavamo il controllore loro ridevano e ci dicevano: ‘Le donne bianche qui non salgono’".

Sulla vicenda, ora, si è espresso anche il Procuratore di Verona, Bruno Bruni, invitando tutte le persone vittima dei fatti di Peschiera a parlare per denunciare tutti i torti o le molestie subite.

Parla il papà di una delle ragazze molestate: "Potevano farle di tutto"

Riguardo la vicenda delle molestie sessuali subite sul treno di ritorno da Gardaland dalle cinque ragazze lombarde, ha parlato pubblicamente Alberto, il padre di una delle due giovani di Pavia vittima dell'attacco del branco.

"Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito mia figlia era in balia di gente senza scrupoli e io ero a casa, impotente. Se non fosse riuscita a scendere a Desenzano quelli non so cosa le avrebbero fatto".

Quattro giorni dopo quanto accaduto, ha cercato di ricostruire minuziosamente l'angoscia di quel momento:

"Dal treno mi chiamava terrorizzata. Uno squillo, poche parole e cadeva la linea. Aveva paura che pensassero che stava chiamando la polizia. Parlava a monosillabi e riattaccava. Poi non rispondeva, quindi mandava un messaggio: 'Papà siamo ammassati, non ci fanno scendere'. L'ho implorata di spostarsi in un altro vagone e scendere alla prima fermata. E lei: 'non riesco neanche a girarmi'. A quel punto sono andato nel panico. Erano degli invasati e le potevano fare di tutto. Pensavo: magari saranno anche ubriachi... e se hanno dei coltelli...".

Le cinque giovani molestate sul treno di ritorno da Gardaland

Alberto, a quel punto ha contattato prima la polizia ferroviaria di Peschiera, ma invano. Dopo aver sentito il 112, la sua chiamata è stata girata ai carabinieri che però gli hanno riferito che non era di loro competenza e avrebbero chiamato la polizia ferroviaria. A quel punto, preso dal panico e dalla rabbia si è messo in macchina per raggiungere la figlia. Mezz'ora dopo lo hanno ricontattato i carabinieri dicendogli che stavano mandando le pattuglie a Peschiera. Nel mentre, tuttavia, sua figlia era già riuscita a scendere, ma a Desenzano.

"Mi ha chiamato quando io ero ancora in strada. Al telefono piangeva. Gli ho detto: 'Restate in gruppo, andate in un posto affollato'. Al mio arrivo le ho trovate tutte cinque in un bar. Tremavano ancora per la paura".

Una volta raggiunta, la figlia gli ha raccontato tutto:

"Mi hanno detto che si sono sentite in trappola, braccate, senza l'aiuto di nessuno. Le toccavano, dicendo: 'Donne bianche voi non potete stare qui.. siete delle privilegiate'. Quando una di loro ha avuto l'attacco di panico ed è svenuta loro si sono tolti la maglietta per farle aria, intanto le si avvicinavano al viso dicendo 'I love you'. Alla fine si sono salvate solo grazie a un ragazzo, anche lui di colore, che è riuscito a farsi largo tra la folla a spintoni consentendo alle ragazze di aprire le porte".

A distanza di qualche giorno la figlia è ancora traumatizzata da quanto accaduto:

"Quando ne parla piange. Pensi: era la prima volta che andava in gita da sola con la sua amica, che come lei ha 17 anni. Appena l'ho riabbracciata la prima cosa che mi ha detto è stata: 'In vita mia non prenderò mai più un treno'".

Sul fatto di riconoscere o meno chi l'ha molestata, il padre afferma:

"Non lo so. Dice che parlavano italiano e racconta che erano cosi pigiati tra loro che sembravano tutti uguali".

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