Un anno fa la tragedia del Mottarone che fece 14 vittime: la lenta rinascita di Eitan, unico sopravvissuto
Intanto le indagini continuano: fari puntati sulla mancanza di manutenzione.
Un anno fa la tragedia del Mottarone: si spezza il cavo trainante della funivia, la cabina precipita verso valle e cade all’altezza di un pilone.
Un anno fa la tragedia
Erano le 12.02 del 23 maggio 2021. A pochi metri dall’arrivo alla stazione del Mottarone, si spezza il cavo trainante della funivia. La cabina numero 3 ha un violento strappo all’indietro e comincia una corsa verso valle, sostenuta dal cavo portante.
Raggiunge i cento chilometri all’ora quando, nell’oltrepassare il pilone di sostegno, ha un balzo violento, si sgancia dal cavo portante e precipita a terra, rotolando ancora decine di metri prima di schiantarsi contro un albero. Nella tragedia muoiono 14 dei 15 passeggeri a bordo: si salva solo Eitan, un bambino di 6 anni che perde nell'incidente l'intera famiglia.
Ma perché la cabina crollò?
Questa è la domanda che nell'ultimo anno ha tormentato gli inquirenti. Perché? Come è stato possibile?
Gabriele Tadini, capo servizio dell'impianto, Luigi Nerini gestore ed Enrico Perocchio direttore di esercizio, non hanno saputo fornire risposte se non che si è trattato di un incidente che non capita nemmeno una volta su un milione. Eppure è successo.
Un ex dipendente, nel dicembre del 2021, venne intervistato in esclusiva da Report: l'uomo ha raccontato che già nel 2019 si era più volte lamentato, rischiando il licenziamento, con Tadini e Nerini del fatto che la funivia continuasse a trasportare passeggeri nonostante i problemi non risolti ai freni e l’utilizzo del forchettone.
L’indagine di Report sottolineò anche carenze con tutto l’impianto di manutenzione. La Leitner, azienda che doveva occuparsi della manutenzione dell’impianto, era stata contattata da Tadini per risolvere il problema ai freni già il 17 aprile ma, nonostante il contratto prevedesse un intervento entro 8 ore dalla chiamata, i tecnici si presentano solo l’8 maggio, e il problema ai freni si ripresentò, uguale, già pochi giorni dopo.
Fari puntati sulla manutenzione
Oggi, lunedì 23 maggio 2022, il primo anniversario della strage del Mottarone, è stata posata di una lapide a ricordare le vittime. La ferita è ancora aperta, proseguono senza sosta le indagini per far luce sulle cause della caduta nel bosco della cabina numero 3 della funivia. Le notizie che trapelano sui risultati degli esami svolti dai periti (non siamo alla fine, ma quasi) puntano sempre di più sulla manutenzione che la società “Funivie del Mottarone” aveva affidato, con un contratto pare da 150 mila euro l’anno, alla Leitner di Vipiteno, il gigante mondiale nel settore degli impianti a fune.
Per quasi cinque lunghi anni, dal 2016 al 2021, come riportato dal Corriere della Sera, la corrosione progressiva avrebbe intaccato e indebolito il tratto più delicato della fune traente della funivia, finché essa avrebbe ceduto alla “fatica”, spezzandosi quella domenica mattina due minuti dopo mezzogiorno. Il resto lo ha fatto l’assenza dei freni di emergenza, che erano stati disinseriti con i “forchettoni” per evitare i continui blocchi.
Ma se i freni avessero potuto fare il loro lavoro, ha scritto sempre il Corriere, alla rottura della fune i passeggeri avrebbero avvertito un forte scossone ed avrebbero avuto solo paura, mentre la cabina sarebbe scivolata qualche metro indietro, prima di fermarsi. Sembra essere questo il quadro che sta via via prendendo forma e che confermerebbe, peraltro, i primissimi sospetti degli investigatori. Solo la manutenzione periodica avrebbe dunque potuto prevenire la rottura, ma nessuno si sarebbe mai preso la briga di fare un lavoro che non durerebbe più di un paio di ore.
Gli esiti ufficiali della perizia disposta dalla gip Annalisa Palomba sui rottami della cabina, sulla scatola nera (una scheda informatica), sulle riprese delle telecamere di sorveglianza e sull’analisi della cosiddetta “testa fusa”, arriveranno nelle prossime settimane. L’incidente probatorio, a cui stanno prendendo parte i consulenti dei pm e delle difese, si sta avviando alla conclusione. Le due perizie, una affidata ad ingegneri meccanici, l’altra a esperti informatici, dovranno essere depositate entro la fine di giugno per poi essere illustrate in aula il 15 luglio. Il loro esito consentirà alla procura – il fascicolo è nelle mani di Olimpia Bossi e Laura Carrera – di trarre le conclusioni e “ritoccare” eventualmente il registro degli indagati (attualmente sono iscritti in 14). Di recente, dopo l’ultimo sopralluogo sul Mottarone, il professor Antonello De Luca, a capo dei periti, aveva dichiarato:
«Oggi abbiamo un quadro più chiaro».
Nell’inchiestata della procura di Verbania per reati che vanno dall’attentato alla sicurezza ai trasporti fino alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro aggravata dal disastro, dall’omicidio colposo plurimo alle lesioni colpose e gravissime e solo per uno (Gabriele Tadini) pure il falso, sono iscritte per ora, con le stesse Funivie e la Leitner, 12 persone fisiche e tra queste il gestore Luigi Nerini, che ha fatto ricorso al Tar contro la decisione del Comune di Stresa di revocargli la concessione dell’impianto, il direttore d’esercizio e dipendente di Leitner Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, il capo servizio che vive a Borgomanero, l’unico ad essersi fatto mesi ai domiciliari.
La lenta rinascita di Eitan
A un anno di distanza da quel terribile giorno Eitan, unico sopravvissuto della tragedia, vive con la zia paterna Aya Biran e il marito Or Nirko. Il piccolo è ritornato nel Pavese a dicembre del 2021, dagli zii paterni ai quali fin da subito era stato affidato, dopo tre mesi passati in Israele. Assente dall'11 settembre 2021, giorno in cui il nonno materno Shmuel Peleg - indagato per sequestro di persona dalla Procura di Pavia e sul quale pende un mandato di arresto internazionale - lo aveva portato con un aereo in Israele.
Un difficile ritorno alla normalità per il piccolo in cui un passaggio fondamentale è stato anche il suo reinserimento a scuola, alle Canossiane di Pavia, insieme alle due cuginette. I suoi compagni avevano mandato disegni e pensierini quando Eitan era ricoverato al Regina Margherita di Torino e lo hanno aspettato fino al suo rientro in classe.
La famiglia Byran ha chiesto riservatezza totale dopo il ritorno di Eitan in Italia. Il piccolo mantiene comunque ancora contatti telefonici con i parenti rimasti in Israele, tra quali anche la nonna materna, Etty Cohen, ritenuta tra le organizzatrici del sequestro. Il tutto avviene nell’ambito di accordi tra le famiglie regolati da un avvocato terzo, nominato curatore del bambino.