Fusion Biopsy: al San Matteo la diagnosi del tumore prostatico con metodica di ultima generazione
Una metodica clinica che, per il paziente, comporta dei benefici rispetto alla biopsia prostatica tradizionale.
Fusion Biopsy: la diagnosi del tumore prostatico con metodica di ultima generazione a Pavia presso IRCCS San Matteo.
Al San Matteo la fusion Biopsy
La UOC Urologia della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, guidata da Richard Naspro, ha in uso un’innovativa tecnica per la diagnosi del tumore prostatico.
E’ la “Biopsia Fusion", un software che fonde le immagini della risonanza magnetica con quelle dell'ecografia endorettale, guidando l'ago della biopsia fino al "bersaglio", ovvero fino alle cellule neoplastiche all'interno della prostata.
La biopsia prostatica fusion è una metodica clinica che permette di eseguire prelievi bioptici a carico della prostata seguendo le indicazioni fornite dalla risonanza magnetica multiparametrica (mpMRI) che permette di acquisire diversi parametri quali morfologia, vascolarizzazione, densità cellulare, metabolismo, e dunque non rileva solo le lesioni sospette che l’ecografia non è in grado di individuare, ma le rende facilmente visibili con contorni definiti e colori diversi a seconda del sospetto grado di malignità.
Sovrapponendo le immagini della risonanza con quelle ecografiche è possibile indirizzare l’ago per la biopsia nelle zone con una reale potenzialità tumorale.
I benefici per il paziente
Questo, per il paziente, comporta dei benefici rispetto alla biopsia prostatica tradizionale: un minor numero di prelievi bioptici rispetto ad una biopsia ecoguidata tradizionale, con riduzione delle complicanze correlate all’esame bioptico della prostata (ematuria, infezioni delle vie urinarie, proctorragia). Ma anche maggiore sensibilità nella diagnosi di tumori maggiormente aggressivi; minore necessità di dover eseguire più biopsie nel corso del tempo; migliore valutazione nella gestione chirurgica del paziente affetto da neoplasia prostatica.
In Italia il cancro della prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile e rappresenta il 18,5 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo.
Per questo è di fondamentale importanza discriminare le neoplasie “clinicamente significative”, ovvero meritevoli di trattamento, da quelle che possono essere sorvegliate evitando biopsie inutili.
“Questo approccio ha permesso di modificare gli attuali paradigmi per la diagnosi di tumore della prostata, la stadiazione e la terapia – commenta il direttore della UOC Urologia, Richard Naspro -. E’ fondamentale conoscere le indicazioni cliniche e le tecniche per l’esecuzione sia della mpMRI che di una biopsia MRI mirata, al fine di implementare la qualità delle prestazioni diagnostico-terapeutiche di questa tipologia di tumore, con un approccio multidisciplinare che vede coinvolti anche i radiologi coordinati dal Professor Lorenzo Preda”.
E i risultati sono già tangibili, come sottolinea il dottore Naspro “da settembre abbiamo trattato oltre 50 casi, con un significativo miglioramento della precisione diagnostica del tumore prostatico”.