Un anno fa uscivamo dal lockdown: com'era la situazione a Pavia e com'è oggi
Era un lunedì, il primo lunedì di libertà dopo due mesi di clausura forzata. Un anno fa, 4 maggio 2020, uscivamo dal lockdown.
Era un lunedì, il primo lunedì di libertà dopo due mesi di clausura forzata. Un anno fa, 4 maggio 2020, uscivamo dal lockdown e probabilmente non ci saremmo aspettati che 356 giorni dopo saremmo stati ancora alle prese con la battaglia con il Covid. Una battaglia che, sebbene oggi abbiamo l’arma dei vaccini dalla nostra parte, non è ancora vinta.
Un anno fa uscivamo dal lockdown
577 i contagiati in Lombardia in quel fatidico 4 maggio. Meno dei nuovi positivi che in questi giorni registriamo nella nostra regione (ieri sono stati 637 ). Il 4 maggio 2020 in tutta la Lombardia vennero eseguiti 7978 tamponi (quasi 7.3% quelli positivi) mentre se guardiamo gli ultimi dati disponibili a ieri (e quindi i tamponi di domenica, giornata in cui tradizionalmente il tracciamento è inferiore) gli esami eseguiti sono stati più del doppio, ovvero 15.287. Mediamente in queste settimane i tamponi processati sono oltre 30mila al giorno con un tasso di positività che si aggira intorno al 4%
E la situazione negli ospedali? Un anno fa le persone ricoverate in Lombardia erano 6947, 532 delle quali in Terapia intensiva. Oggi i ricoverati sono 3750, 535 dei quali in Rianimazione.
63 i decessi nel giorno della fine del lockdown nella nostra regione, 28 le vittime ufficializzate ieri.
A Pavia un anno fa, mentre ci riaffacciavamo alla nuova normalità, o per meglio dire alla “Fase 2” come venne definita, i nuovi casi di Coronavirus furono 32, 4.522 in tutto dall’inizio pandemia.
Dati a confronto a distanza di un anno
Cosa potevamo fare un anno fa
Esattamente un anno fa quindi iniziava la Fase 2 . Ma cosa potevamo fare? Ci si poteva muovere all’interno della propria regione e per la prima volta dopo mesi si potevano rivedere i propri congiunti nel rispetto delle distanze, con l’adozione delle mascherine e col divieto di assembramento. Vigeva il divieto assoluto di assembramenti pubblici, ma anche privati e ai sindaci era data la possibilità di chiudere determinate aree “a rischio”. Sì all’accesso ai parchi pubblici, ma con rigoroso rispetto delle distanze e contingentamento degli ingressi. Il 4 maggio dello scorso anno siamo potuti tornare a fare sport lontano dall’abitazione. Sì anche alla ristorazione d’asporto e alla ripartenza dell’attività manifattura, edilizia e il commercio all’ingrosso funzionale a manifattura e costruzioni. Tutto il resto delle attività era chiuso così come le scuole di ogni ordine e grado. E le mascherine? In Lombardia era obbligatorio coprirsi naso e bocca in luogo pubblico.
Cosa possiamo fare oggi
Oggi la situazione è diversa: la Lombardia e Lecco sono in zona gialla. Le restrizioni esistono ancora, a partire dal coprifuoco che è stato introdotto ben dopo il 4 maggio 2020 e le mascherine ci accompagnano ancora quotidianamente e ovunque ma il grado di libertà è decisamente diverso. I ragazzi (quasi tutti) sono a scuola, negozi e fabbriche sono aperti e da lunedì scorso bar e ristoranti possono effettuare servizio all’aperto. Ma la differenza fondamentale è che oggi affrontiamo il virus con un’arma in più: i vaccini.