Mattia, il “paziente 1” si racconta: “Ora so quanto sia imprevedibile la vita”
La testimonianza del 38enne simbolo del Coronavirus.
(Immagine di Sky TG24)
Come riporta prima Lodi, era il 22 febbraio 2020 quando Mattia è entrato in condizioni critiche all’ospedale di Codogno, venendo riconosciuto come primo caso di Coronavirus in Lombardia. Dopo settimane difficili, attaccato ad un respiratore nel reparto di terapia intensiva del San Matteo di Pavia, dove era stato trasferito, Mattia è stato “stubato” ed è potuto tornare a casa dalla sua famiglia, riuscendo a veder nascere sua figlia Giulia. La moglie Valentina e la madre sono riuscite, come lui, a guarire da questo terribile male: il padre, purtroppo, non ce l’ha fatta.
L’intervista al “Paziente 1 di Codogno”
Nei giorni scorsi Mattia ha rilasciato una lunga intervista a Sky Tg24 in cui ha raccontato la propria esperienza in terapia intensiva, il dramma di aver perso suo padre a causa di questo infausto virus, la gioia di poter tornare a casa e veder nascere la propria bambina, e la voglia di tornare ora alla “normalità” e al suo amato sport.
Mattia ha dichiarato di aver scoperto di essere il paziente 1 solo dopo il suo risveglio, una volta ripreso in mano lo smartphone: prima pensava di avere una “semplice” polmonite. Ha poi ricostruito la sua storia: l’iniziale debolezza e la febbre sempre più alta e persistente nonostante l’antibiotico somministratogli la prima volta che si è presentato in Pronto Soccorso, quando era stato rimandato a casa dicendogli che si trattava di polmonite.
Vedendo che la situazione non migliorava Mattia era tornato in ospedale, venendo poi ricoverato e diagnosticato come il primo caso riconosciuto di Coronavirus in Italia.
Mattia ha raccontato che, dopo il suo risveglio, per 3/4 giorni non ha potuto sapere nulla di ciò che stava succedendo al di fuori dell’ospedale, dovendo solo riprendere le forze e rimettersi in sesto. Ha scoperto delle gravi condizioni in cui verteva il padre solo poco prima che morisse, il 19 marzo 2020.
L'arrivo di Giulia
Nonostante il dolore e le difficoltà di quei giorni, Mattia aveva un sogno: veder nascere la propria bambina. E, seppur Giulia sia nata con qualche giorno di anticipo, Mattia è riuscito ad assistere al parto della nascitura, che tutt’ora si gode da casa.
Il primo pensiero quando il 38enne si è svegliato, non sapendo neppure di trovarsi a Pavia dove era stato trasferito mentre era intubato, è stato quello di voler andare a casa il prima possibile. Matti ha confessato che questa esperienza gli ha lasciato la consapevolezza di quanto sia imprevedibile la vita: da avere una vita perfetta, lavoro casa famiglia sport amici, a poter perdere tutto in un istante. Per lui ora è importante godere di tutto come se fosse l’ultimo giorno.
Mattia è felice e pensa al futuro
Dopo la terribile esperienza di quelle settimane, Mattia ora è felice grazie soprattutto alla sua famiglia e alla sua bambina. Pensa al futuro, a rimettersi in forma e a tornare a praticare il suo amato sport (che ha contribuito a salvargli la vita), a tornare “come prima”. Naturalmente il pensiero finale va al dottor Bruno di Pavia, che lo ha seguito costantemente durante tutta la malattia e il ricovero, e all’anestesista Malara che insieme al medico Laura Ricevuti, è riuscita a capire che si trattava di Coronavirus e non di polmonite.
Giordana Liliana Monti