Boicottare prodotti della Turchia: occhio al codice a barre
I primi tre numeri non corrispondono con precisione e univocamente alla nazione del prodotto.
Che il premier Giuseppe Conte si sia reso protagonista di un’uscita netta e tranchant invocando una moratoria sulla vendita di armi alla Turchia è un fatto. Così com’è notizia il fatto che il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio a ruota abbia usato parole altrettanto taglienti nei confronti del Governo Erdogan, chiedendo all’Ue di fare fronte comune. Oltre a queste voci istituzionali, l’attacco turco ai danni delle milizie curde è però al centro anche di una controffensiva fai-da-te del tutto “social”, nelle ultime ore, dalla quale è tuttavia consigliabile stare alla larga. E vi spieghiamo perché.
Boicottare la Turchia: occhio
Che siate o meno d’accordo con le politiche di Ankara, se vi imbattete su Facebook (o vi arriva su WhatsApp) in una campagna che invita a boicottare prodotti provenienti dalla Turchia, prendetela con le pinze.
“Boicottare la Turchia. Niente viaggi e turismo, niente acquisti di prodotti turchi, facilmente individuabili dalle prime tre cifre del codice identificativo 869. Questo possiamo farlo, ciascuno/a di noi, per dire NO al regime di Erdogan e all’aggressione contro il popolo kurdo”.
Questo il claim del post, già ricondiviso migliaia e migliaia di volte. Il problema è che tutto si basa su un codice a barre appiccicato sui prodotti in vendita che però risulta fuorviante: il risultato potrebbe addirittura essere opposto, ovvero quello di boicottare aziende (o prodotti) che in realtà nulla c’entrano con la Turchia.
Attenzione al codice a barre…
La tesi è che quando trovate come primi numeri sotto il codice a barre 869 (vale anche per 868), questi indicherebbero prodotti di provenienza turca. Non è così, almeno non necessariamente: molti siti anti-bufala hanno effettuato diverse prove, la ferale conclusione è che i primi tre numeri non corrispondono con precisione e univocamente alla nazione del prodotto (tra l’altro, ad esempio una ditta italiana può richiedere un codice italiano anche per merci prodotte all’estero, così come merce prodotta in Italia può contenere materie prime prodotte in altri paesi).
daniele.pirola@netweek.it