Nel pomeriggio di giovedì 4 dicembre 2025, la genetista Denise Albani ha depositato in procura la relazione tecnica sugli esami genetici riesaminati negli ultimi mesi: 94 pagine che riportano l’analisi dei frammenti biologici rinvenuti sotto le unghie di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco diciotto anni fa.
Parla l’ex avvocato Lovati: “Possibile artefatto”
La nuova perizia sul DNA rinvenuto sulle unghie non porterebbe però la svolta annunciata secondo l’avvocato Massimo Lovati, ex difensore di Andrea Sempio, che ha criticato la validità dei risultati delle analisi durante un’intervista rilasciata a TeleCity.
“Non ho letto la perizia, non è nella mia disponibilità. Mi sembra di abbracciare la tesi di Cataliotti (attuale avvocato di Sempio). Se il perito pronuncia in termini di possibile artefatto, vuol dire che tutte le conclusioni vengono stravolte dalle premesse”.
La perizia si fonda su dati vecchi di oltre dieci anni e l’ipotesi dell’artefatto genetico – cioè un risultato alterato o fuorviante – mina alla base ogni valutazione statistica successiva stando a quanto ha dichiarato Lovati.
Il servizio di TeleCity con l’intervista telefonica a Lovati:
La perizia depositata dalla genetista Albani
Secondo Albani, il profilo trovato sulle unghie della vittima mostra una compatibilità “moderatamente forte” o “forte e moderato” con la linea genetica maschile della famiglia Sempio. Tuttavia, chiarisce l’esperta, non è possibile identificare un singolo soggetto.
La genetista parla di aplotipi “misti parziali” e ribadisce che la scarsa quantità e il degrado del materiale non consentono un risultato “certamente affidabile”. Gli aplotipi misti parziali analizzati non possono stabilire con rigore scientifico:
- se provengano da fonti del Dna depositate sotto o sopra le unghie della vittima e, nell’ambito della stessa mano, da quale dito provengano;
- quali siano state le modalità di deposizione del materiale biologico originario;
- perché ciò si sia verificato (per contaminazione, per trasferimento avventizio diretto o mediato);
- quando sia avvenuta la deposizione del materiale biologico.
La chiava di lettura di Cataliotti
Un insieme di incertezze che, nella lettura di Cataliotti, rafforza l’idea che la prova genetica non possa avere peso processuale. Anche l’attuale difensore di Sempio insiste sul concetto di artefatto.
“Artefatti significa risultati che possono essere falsi, fuorvianti, sbagliati. Su dati possibilmente artefatti si innesta la statistica, che dal nostro punto di vista vale zero. Zero”.
La foto di Sempio in via Pascoli
E Lovati sposa in pieno questa chiave di lettura. Sempre durante l’intervista a Telecity, l’ex legale ha commentato anche le foto emerse dopo diciotto anni che mostrano Sempio con le gemelle Cappa in via Pascoli nel giorno dell’omicidio.
“Non c’entra niente, anzi conferma il racconto di Sempio che dice di essere stato lì nel pomeriggio”.
CONTINUA: Garlasco, scoop smentito: impossibile stabilire se il DNA di Sempio era sopra o sotto le unghie